La Sezione di Italia Nostra Campobasso scrive alla Soprintendenza del Molise ed al Comune di Bojano per sollecitare un intervento finalizzato a rimuovere lo stato di degrado in cui versa il sito, in attesa di un intervento definitivo che ne possa garantire l’adeguata presentazione e renderlo fruitale ai turisti. Si tratta di una delle testimonianze archeologiche più importanti rinvenute negli ultimi decenni nel territorio della cittadina molisana, capitale dei Sanniti Pentri, conquistata dai Romani nel III secolo a.C. e divenuta prima colonia e poi municipio romano. Tanto più importante, tale rinvenimento, ove si consideri che, secondo la struttura urbanistica di età romana, la città era attraversata dal tratturo Pescasseroli-Candela e collegata all’asse viario Bojano-Larino e ad un’importante via di comunicazione, la via Minucia, che da Isernia conduceva a Benevento.
Il tratto di strada lastricata, trovandosi al di sotto del livello del torrente Calderari e della stessa falda freatica, nella maggior parte dell’anno è purtroppo invaso dall’acqua che, ristagnando, produce alghe ed altre vegetazioni, nascondendone la bellezza e l’interesse storico. Il Comune ha cercato di porre rimedio a tale condizione con la installazione di una pompa idrovora elettrica per espellere l’acqua accumulata, senza ottenere buoni risultati. Nel frattempo il sito ha iniziato a mostrare segni di rovina, tanto da attirare l’attenzione e l’interesse della Sezione campobassana di Italia Nostra, che ha inviato una nota alla Soprintendenza e al sindaco di Bojano proponendo alcune soluzioni ritenute idonee a salvaguardare il sito in questione.
“All’epoca del suo rinvenimento – è detto nella missiva indirizzata agli Enti- stante la sua rilevanza e l’intesa tra la Soprintendenza ed il Comune, si ritenne opportuno lasciarlo in vista, malgrado esso giacesse di alcuni metri al di sotto del piano di campagna ed in piena falda freatica. SI pensava che, anche se sommerso, fosse possibile vederlo ed apprezzarne la presenza. Purtroppo l’eutrofizzazione delle acque, molto forte in quel punto, ha determinalo il proliferare di una gran quantità di piante acquatiche e di alghe che di fatto non solo hanno reso invisibile la pavimentazione sottostante, ma hanno trasformato il sito in una indecorosa pozza paludosa. Il Comune di Bojano ha tentato in tutti questi anni di porre rimedio a tale situazione attraverso II pompaggio delle acque sorgive, ottenendo però risultati molto deludenti in quanto, a brevi periodi di esposizione del reperto m condizioni di asciutto, seguivano lunghi periodi di sommersione con ricrescita della vegetazione. Il fatto si ripete purtroppo periodicamente ogni anno, determinandosi cosi una continua alternanza di fasi asciutte e fasi bagnate, col rischio che tale variazione del tenore di umidità esterna ed interna alle basale di pietra, ne possa determinare fratture o sfaldature che peraltro non si può escludere che si siano già verificate. Se la stessa conservazione del reperto è messa in pericolo da tale condizione ambientale, da un punto di vista estetico e del contesto urbano la situazione è diventata veramente molto sconveniente. Quello che avrebbe dovuto essere un attrattore e un elemento di valorizzazione per la città è diventato il suo esatto contrario: un fattore di degrado urbano e di disturbo intellettuale per quanti conoscono quale bene prezioso giaccia nel tondo della pozza”.
Sulla necessità di dare finalmente una soluzione, seppure non definitiva, a questo problema attraverso un intervento veloce ed economico, garantendo, così, la sicurezza del bene archeologico e restituendo la perduta dignità all’importante spazio urbano interessato, Italia Nostra Campobasso, anche se a malincuore e pur consapevole che le risorse finanziarie di codesti enti non sono attualmente tali da poter sostenere l’onere di una diversa sistemazione del sito, suggerisce di “operare un reinterro dello scavo e di sistemare adeguatamente a verde la superficie recuperata, nel quale realizzare anche uno spazio didattico-turistico, completo di rilievi, fotografie, pannelli esplicativi e illustrativi della pavimentazione sottostante nonché della storia cittadina e delle emergenze culturali del suo territorio.
Volendo e potendo, si potrebbe pensare di arricchire lo spazio didattico con la posa di un calco che riproponga, ad un livello più alto, l’intera pavimentazione o anche solo una porzione di essa.
Un simile intervento, certamente oneroso e da valutare in tutte le sue valenze, risulterebbe molto interessante perché, così operando, non solo non si perderebbe del tutto la forte presenza di un reperto di cospicua dimensione e di forte impatto estetico ed emozionale ma si consentirebbe alla cittadinanza e ai giovani soprattutto, di fruire direttamente di un elemento fortemente evocativo, tale da rafforzare la loro identità storica e comunitaria”.
Per ulteriori informazioni:
COMUNICATO PER ITALIA NOSTRA NAZIONALE