Italia Nostra

Data: 5 Maggio 2021

Sabucina: degrado senza fine

È trascorso ormai quasi un anno da quando, il 28 maggio 2020, alcune Associazioni afferenti al gruppo “SOS Sicilia centrale” hanno presentato un esposto in Procura per chiedere alla magistratura di appurare se i danni subiti dai siti archeologici del territorio nisseno (Sabucina in primis – https://it.wikipedia.org/wiki/Sabucina), potevano essere evitati e di accertare le responsabilità della loro devastazione.

Da allora, nonostante le reiterate promesse di messa in sicurezza e di ripristino dei siti da parte dell’Assessore Samonà e del Direttore del Parco Archeologico di Gela, Luigi Maria Gattuso, e nonostante l’intervento dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale che, il 5 marzo scorso, hanno effettuato un sopralluogo nelle aree archeologiche di Sabucina, Gibi Habib e Vassallaggi, nulla di concreto è stato ancora fatto.

Ciò è quanto le Associazioni hanno potuto verificare venerdì 30 aprile nel corso dell’ennesimo sopralluogo a Sabucina. L’area archeologica oltre a versare ancora nelle stesse condizioni di degrado e di abbandono in cui si trovava un anno fa è totalmente invasa dall’erba e dalle sterpaglie in quanto, pur essendo ormai in prossimità dell’estate, non è stata effettuata la manutenzione ordinaria del sito.

Quanto alla messa in sicurezza, l’unica novità che si è potuta notare rispetto al passato è la presenza di un catenaccio a chiusura del primo cancello che dà accesso all’area archeologica di Sabucina, mentre il secondo continua ad essere aperto e incustodito. Peraltro, tale accorgimento risulta assolutamente inutile allo scopo, poiché la recinzione risulta aperta in più punti e, in particolare, l’apertura più grande è stata praticata abusivamente da qualcuno in prossimità del primo cancello, proprio nel punto in cui, quasi beffardamente, campeggia un piccolo cartello con la scritta “Divieto di accesso”.

È rimasto dunque inascoltato il grido di allarme lanciato più di un anno fa dalle Associazioni di “SOS Sicilia centrale” con il video-denuncia “Umbilicus Siciliae”. Cerere tradita e abbandonata” presentato a Caltanissetta il 22 febbraio 2020, le stesse Associazioni che avevano dato la loro disponibilità per una collaborazione fattiva e che ancora oggi attendono, forse invano, una risposta all’istanza di partecipazione al bando pubblicato l’estate scorsa dal Parco Archeologico di Gela per la presentazione di progetti di valorizzazione del patrimonio archeologico del territorio nisseno.

Un comportamento che sembra essere frutto di una scarsa sensibilità istituzionale e di una pratica purtroppo ormai dilagante in tanti Enti pubblici e cioè quella di non voler rendere conto del proprio operato.

Mentre si firmano convenzioni e si celebrano nuovi ritrovamenti, i nostri siti continuano a restare non fruibili né si vedono segnali concreti di un nuovo corso istituzionale.

Leandro Janni (Italia Nostra Sicilia), Simona Modeo (SiciliAntica), Giuseppe Giugno (Associazione Alchimia), Antonino Anzelmo (Associazione Archeologica Nissena), Gianfranco Cammarata (Collettivo Letizia), Salvatore Granata (Comitato di Gibil Habib), (Marina Castiglione e Piero Cavaleri) più Città, Giuseppe D’Antona (Pro Loco di Caltanissetta), Maria Luisa Sedita (Società Dante Alighieri di Caltanissetta)

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