Italia Nostra

Data: 12 Febbraio 2019

Un prestito rischioso e senza adeguate contropartite che danneggia l’immagine di Perugia e dell’Umbria

Il comunicato stampa emesso dalla Galleria Nazionale dell’Umbria in cui  vengono illustrati i risultati dell’attività svolta durante il 2018 e vengono annunciati i programmi  per l’anno in corso, parla di molte cose interessanti ma tralascia la questione più clamorosa: il prestito “forzato” della Galleria alla Mostra su Piero della Francesca all’Hermitage di San Pietroburgo di una parte del celebre polittico di Piero, una delle maggiori opere d’arte della Galleria.

Il grande Polittico di Sant’Antonio di Piero della Francesca è considerato uno dei capolavori del Rinascimento italiano. L’opera è stata realizzata entro il 1467 su probabile commissione di Ilaria Baglioni, figlia di Braccio, e ministra generale delle terziarie francescane per il monastero di Sant’Antonio in corso Garibaldi.

Vediamo perché si  tratta di un fatto criticabile.  In primo luogo ci sono ragioni di conservazione molto serie: si tratta di un’opera su tavola, cioè su legno, materiale di supporto particolarmente delicato perché estremamente sensibile agli sbalzi di temperatura e soprattutto di umidità relativa. I rischi  sono inerenti sia alla fase della movimentazione sia a quella del trasporto e nonostante tutte le precauzioni e gli accorgimenti, non possono essere del tutto eliminati. Di questo tutti gli esperti sono consapevoli. C’è però un fatto ulteriore: per qualche ragione si  è scelto (o richiesto) di inviare non tutta l’opera, ma una sua parte e cioè la cimasa che rappresenta l’Annunciazione, lasciando invece a Perugia la parte inferiore del polittico. Questo ha rappresentato uno smembramento con ulteriori elementi di rischio conservativo e che lascia una vera e propria ferita sul corpo dell’opera rimasta.  Vi è poi anche uno smembramento artistico perché il polittico ha una sua grandiosa unità compositiva e anche uno sviluppo artistico fra le sue varie parti, che vengono in questo modo del tutto oscurati.

A questi motivi conservativi si affianca un motivo identitario: la assenza della cimasa dell’Annunciazione di Piero penalizza il turista che viene a Perugia per vederla e non la trova, impoverendo così sia la Galleria sia l’intera città.  Si potrebbe a questo punto dire: benissimo si rinuncia a una cosa preziosa in cambio di qualche altra cosa di eguale valore e significato. E’ questo il caso? Non sembra. Si è sentito di un disegno di Leonardo dell’Hermitage prestato a Perugia e anche di un quadro del Settecento francese, ma non si trovano conferme ufficiali. Agli  atti sembra che non si sia ottenuto niente, tantomeno la famosa Madonna Connestabile di Raffaello che ha lasciato Perugia nel 1871, venduta dai proprietari allo zar e oggi all’Hermitage di San Pietroburgo. Riaverla anche per un periodo a Perugia durante il 2020, l’anno consacrato a Raffello, ben sì avrebbe potuto giustificare la rischiosa e dolorosa mutilazione del polittico di  Piero. Invece niente di tutto ciò: su questo prestito rischioso si stende un velo di silenzio e indifferenza. L’attitudine a usare disinvoltamente il patrimonio culturale dei musei come merce di scambio per accordi fra paesi è esplosa negli ultimi anni e il governo attuale non sembra volere invertire la tendenza!

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