Italia Nostra

Data: 13 Giugno 2011

Un megavillaggio turistico sulla costa teatina

Il Comune di San Vito Chietino ha adottato, con Del. di C.C. n. 29 del 29/04/2011, una variante puntuale al PRG vigente (oltre al relativo rapporto preliminare di Vas e ad uno schema di convenzione) con la quale trasforma la destinazione d’uso di un’area di circa 14 ettari, in contrada Foreste, da Zona agricola a Zona turistica di espansione al fine di consentire la realizzazione di un villaggio turistico.

Si tratta di un intervento di notevole dimensione ed impatto, presentato al MIPIM 2010 di Cannes, quale primo resort d’élite d’Abruzzo dalla Ditta “Pagliaroli Group s.r.l.” Il Piano prevede la realizzazione di  un porto turistico con 300 posti barca, Resort in contrada Foreste, Interventi nel Centro storico, strutture relative ad una cosiddetta Banca dell’olio e del vino, Parco a tema di forte attrazione di utenza ed altro ancora.

Il San Vito Resort Village sorgerà su una superficie di 200.000 mq. (140.000 nella delibera comunale 29/2011) di cui 130.000 interessati da 612 camere, seconde case, centro di talassoterapia per 9000 mq., sala meeting per 1000/1500 posti, centro culturale, 9 ristoranti, anche per banchetti, attrezzature sportive, piscine, parchi, ecc.

Il progetto assume, nelle immagini esposte alla mostra, le forma consuete degli  outlet, dei non luoghi per eccellenza, con la riproposizione di posticce architetture vernacolari, dalle consistenti dimensioni volumetriche e con elevazione in altezza di riguardo (tre piani fuori terra): in definitiva un richiamo esteriore, quanto superficiale, all’architettura locale.

L’area d’intervento, inserita in un contesto ad alta vocazione agricola, si incunea per tre lati all’interno di un Sito di Importanza Comunitaria “Fosso delle farfalle” determinando sicure interferenze con le capacità di rigenerazione delle risorse naturali, e con le capacità di carico dell’ambiente naturale. La stessa area di intervento, presenta anch’essa, al suo interno, ambiti di interesse di tipo vegetazionale per la presenza di formazioni vegetali rare.

Si configura un intervento insediativo di notevole impatto urbanistico e paesaggistico e che introduce elementi di disturbo antropico in un ambito dalle delicate valenze floristiche e faunistiche. Il paesaggio viene indagato solo nella dimensione vegetazionale – produttiva. L’ambito infatti è classificato di alto valore produttivo agricolo. E’ stato facile per gli estensori della Relazione Preliminare, evidenziando la situazione di abbandono delle attività agricole, e sovrapponendo i tematismi della CLeP (Carta dei Luoghi e Paesaggi), affermare che “Tale sovrapposizione non genera, per la zona turistica prevista, alcuna Criticità ambientale.”

La stessa valutazione del rischio non pare adeguatamente analizzata in relazione alla situazione geomorfologica dell’ambito e alla presenza di scarpate di notevoli dimensioni nell’immediato intorno, né viene menzionata la procedura di trasposizione delle scarpate morfologiche nello strumento urbanistico.

Dagli atti emerge che la proposta non è conforme agli strumenti di pianificazione sovraordinata, non è sostenuta da una adeguata Valutazione Ambientale Strategica rispetto all’impatto generale sul territorio comunale (consumi idrici, emissioni in atmosfera, impatto paesaggistico, aspetti geomorfologici ecc.) e rispetto all’impatto sul SIC (flora e fauna). Gli attesi ritorni economici non sono proporzionati al processo di valorizzazione fondiaria indotto e la promessa occupazionale non presenta sufficienti garanzie di certezza.

Italia Nostra respinge la logica dell’espansione urbana come traino di un’economia di carta e di mattone, dissipatrice insostenibile sotto il profilo ambientale, sociale e anche economico: la città è un bene comune e non una merce.

La deriva petrolifera, usi impropri del territorio, sono una minaccia incombente per le bellezze della costa dei trabocchi; l’aggressione agli spazi contigui al reliquato ferroviario è pressante e continuativa, ne testimonia l’incessante attività di denuncia della Sezione di Lanciano e del Consiglio delle Sezioni abruzzesi.

In conclusione l’Associazione  chiede che la variante puntuale non sia approvata:

–          per i sostanziali motivi di illegittimità rilevati (area percorsa da incendio e non conformità alla pianificazione sovraordinata vigente);

–          perché determina un negativo impatto paesaggistico ed ambientale, in particolare in rapporto all’adiacente Sito di Importanza Europea “Fosso delle farfalle”;

–          perché favorisce un intervento con rilevante consumo di suolo agricolo di pregio (risorsa irriproducibile) che accentua la  dispersione insediativa e l’infrastrutturazione diffusa del territorio in coerenza con un modello insediativo energivoro, inquinante ed insostenibile.

Il Presidente del Consiglio regionale di Italia Nostra

Giancarlo Pelagatti

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