Italia Nostra

Data: 31 Maggio 2018

Ancora eolico in Basilicata, ora tocca a Tolve

Tocca a Tolve stavolta. Tocca a Tolve, in Basilicata. Tocca ancora alla Basilicata, fatta oggetto di aggressioni da parte degli eolici, piombati su questa antica Terra per mera speculazione, adornati però da un accattivante mantello “green”. Ed eccoli, dopo aver fatto approvare un Decreto statale che definisce la loro colonizzazione opera di pubblica utilità e dunque urgente ed indifferibile, eccoli calare senza dire buongiorno, senza chiedere permesso alla popolazione locale, eccoli invadere la nostra Storia, forti della loro “capacità di convincere” le istituzioni locali. Eccoli profanare i nostri Paesaggi, la nostra cultura, i resti gloriosi della potenza e della civiltà dei nostri Avi, la grande vera ricchezza che ci è stata data solo in uso, e che dovremo lasciare intatta ai nostri figli. Eccoli, man mano, invadere i nostri campi, contornare i nostri Monumenti, incorniciare le nostre colline ed i nostri campanili, profanare le nostre aree archeologiche, colonizzarci calpestando la nostra dignità, comprarsi il consenso di qualche proprietario stanco dello scarso guadagno derivante dalla coltivazione della terra ed assetato di facili guadagni.

Ed eccoci, eccoci noi, capponi penzolanti dalla mano di don Abbondio, beccarci fra di noi, addossare la colpa ora alla Regione ora ai Comuni ora allo Stato, mai uniti nello sdegno e mai uniti nell’azione di contrasto a questa invasione. Ed intanto loro avanzano, e sollecitano sempre di più incentivi per le Rinnovabili. E basta questa semplice parolina perché qualunque politico la pronunci raccolga consensi. Ed eccoci, noi, a farci portare in pratica dalla loro parte, a disquisire se è meglio il maxi o il cosiddetto “mini” eolico, dimenticando che maxi o mini che sia, dalla immensa perdita di ricchezza paesaggistica, dal disagio delle popolazioni, dalla svalutazione delle terre circostanti questi impianti, da tutto questo scempio, l’Italia riesce a mala pena a coprire l’1,5% del proprio fabbisogno energetico totale.

Come porre riparo? Dopo anni di pressioni, di suggerimenti, di collaborazione con le istituzioni per migliorare le leggi in materia di inserimento dell’eolico, appare sempre più chiaro che, sì, possiamo e dobbiamo continuare su questa strada, ma che se non interviene il nuovo Parlamento a cambiare radicalmente strategia non ne usciamo. Poche cose, diciamo un paio di cose, ma ferme, radicali ed immediate. La prima: ridurre a zero, con effetto immediato, a valere anche per gli impianti approvati e non ancora realizzati, gli incentivi. La seconda: vincolare al massimo possibile ogni area il cui Paesaggio potrebbe essere stravolto anche da un solo “mini”. E, da subito, contemporaneamente, rivisitare ogni autorizzazione concessa e verificare il rispetto di quanto assicurato, pena la revoca dell’autorizzazione. Se tu progettista hai detto che l’impianto eolico sarebbe stato poco visibile dai paesi vicini, se hai detto che non interesserà e non danneggerà aree di pregio, se, per esempio, hai detto che rispetterà la legge regionale lucana circa le distanze da aree vincolate, se poi questo dovesse verificarsi non vero, ad impianto realizzato, allora tu progettista, che hai giurato su questo, dovresti essere ospitato a lungo nelle patrie galere, senza se e senza ma.

Tornando a Tolve, ma come è possibile che un impianto finisca su un’antica villa romana? Insomma, se la legge regionale del 2010 dice che l’impianto deve tenersi ad un km da queste aree (dal 2015 a tre km), come cavolo è possibile il caso Tolve? E stante sempre la stessa legge regionale, come cavolo è stato possibile realizzare a Lavello un impianto i cui cavidotti attraversano un’area archeologica perfettamente nota a tutti prima dell’autorizzazione? E, chiariamo ancora una volta che è una grossa sciocchezza quella che la legge si riferisce alle pale e non anche ai cavidotti. Questa è una interpretazione di comodo e ridicola. L’impianto eolico è il complesso di traliccio, pale, stazioni, cavidotti. Dunque, possiamo davvero sperare che chi ne ha il potere ponga fine a questo scempio? Possiamo sperare che la villa romana di Tolve venga salvata, così come è stato meritevolmente salvato il castello di Monteserico in Basilicata?

Vitantonio Iacoviello  –  presidente sezione Vulture Alto Bardano di Italia Nostra   

*articolo pubblicato sul Roma e sulla Gazzetta del Mezzogiorno

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