Italia Nostra

Data: 1 Aprile 2014

Italia Nostra del Vulture Alto Bradano: Lavello e l’eolico

Il viaggiatore preistorico che veniva dalla marina puntava allo sperone che domina la piana e che ha alle sue spalle l’imponente massiccio del vulcano borbottante, incuriosito e stimolato dai racconti dei suoi avi che gli descrivevano splendidi paesaggi aperti a 360 gradi, luoghi facilmente difendibili sui quali potersi arroccare all’occorrenza, immense foreste ed acqua sorgiva in abbondanza.

Con il passare dei millenni, solo il vulcano era cambiato, aveva perduto il suo pennacchio fumante ed era diventato un cono verde, talvolta  ancora macchiato da piccole fumarole che non nascevano dalle sue viscere, ma da mucchi di rami e “ruvtal”, sterpaglie varie, ricoperti di terra ai quali era stato dato fuoco per ricavarne carbone e carbonella.

E i contorni di qualche casa padronale e di piccole capanne accucciate tutt’intorno, era quello che appariva a qualche scampato dalla grande battaglia di Canne in cerca di rifugio sicuro, qualche secolo più avanti.  Lasciata la piana ed Inoltratosi nelle valli, avrebbe anche trovato refrigerio e cibo nei pressi delle tante “pescare” della zona, piccole, deliziose costruzioni in mattoni e pietre squadrate, per la raccolta e l’accumulo dell’acqua sorgiva.

Già nel medioevo invece, e per tanti secoli dopo, il viaggiatore diurno avrebbe visto il “pescarello” arroccato sullo sperone e si sarebbe rincuorato alla vista dei suoi tetti di coppi; qualche secolo dopo, singole piccole strutture fortificate, cominciavano ad apparire, alcune delle quali ancora oggi segnano la visuale. Quando,nelle sere afose d’estate, avesse viaggiato di notte, le lampade ad olio tremolanti in lontananza gli avrebbero indicato la direzione dei luoghi in cui avrebbe potuto riposare e rifocillarsi, e le “Katekatascie” gli avrebbero tenuto luminosa e festosa compagnia.

Bastava seguire quella che oggi, come ieri, è  chiamata “la strada maestra”, grande rettilineo che solca un altopiano,ieri foresta, oggi sterminato oliveto, sempre in posizione dominante per contenere il rischio di agguati, dalla quale potevi vedere alla tua destra i carri che percorrevano in basso la strada “delle carrozze”, e di lì a poco eri a Lavello.

La valle delle carrozze, costellata di belle case-fattoria a due piani,quella valle che dalla piana pugliese si incunea fino alla “fontanella” e poi si inerpica improvvisamente per sbucare sulla “stramural”  è la porta della Lucania; quella porta, quella vista, il vecchio centro di Lavello, il fabbricato a sinistra in alto,con tanto di colombaia-torre di avvistamento ottimamente conservata, e poi man mano che sali,il monte Vulture dietro le case, le colline del Foggiano a destra, accolgono oggi ogni tipo di viaggiatore che arriva dal mare e percorre la statale 93 per andare ai laghi di Monticchio e per penetrare nella terra della luce, dei mille colori, del vino e dei mille sapori.

La porta della Basilicata ha da sempre incuriosito ed affascinato chiunque le si avvicinasse, con l’allettante promessa di bellezze e pace spirituale, cultura dell’accoglienza e incantevoli paesaggi,connubio perfetto dell’uomo con la natura,allora come adesso.

La piana pugliese con i suoi campi di grano, le colline lavellesi  rivestite da verdi  tappeti di olivi secolari, i tanti antichissimi casolari fortificati, i boschi di querce rifugio di lupi, cinghiali, istrici, ricci, tassi e tartarughe, i valloni territorio di caccia di Falchi grillai, poiane e nibbi reali, sono un grande Bene, una vista di pregio storicizzata nei secoli e tutelata dalla Costituzione italiana e da leggi specifiche,un delizioso paesaggio il cui valore è considerato, ormai unanimemente, assolutamente preminente rispetto ad interessi di altra natura.

Paesaggio che ieri come oggi si offre alla vista dei rapaci che dal Vulture si irradiano in tutte le direzioni,una delle quali si incunea nella  rigogliosa “valle cupa” lasciando sulla sinistra i campanili di Lavello e sulla destra la pregevole e centenaria “Fontana Nuova”, abbeveratoio e lavatoio fino al secolo scorso, oggi monumento da tutelare.

Questi sono i loro territori di caccia preferiti,quello che va verso la contrada Pannone fino alla Strada Maestra e quello che dall’ambito urbano, lasciata la Fontana Nuova, va fino all’agro venosino, attraversando i Valloni della Riseca, della Foresta e del torrente Lampeggiano per giungere all’omonimo lago artificiale.

Da queste parti, lungo la strada maestra e a ridosso dei valloni, cancellate di trappole mortali potrebbero attendere a breve questi spettacolari esseri viventi,così  come sciagurata sorte potrebbe abbattersi  sugli agricoltori,sui passanti e  sugli abitanti della zona, che verrebbero sovrastati da torri alte 150 metri, con la testa minacciosamente roteante, grazioso cadeau di passate e presenti amministrazioni che non hanno voluto opporsi a questo  immane scempio e non hanno saputo difendere la dignità del loro popolo e della terra dei nostri avi. Torri i cui “benefici” andrebbero a pochissimi ed i cui danni, a partire dall’enorme svalutazione economica dei terreni della zona interessata, fino allo scempio dello stupendo  paesaggio storicizzato, graverebbero sulla comunità lavellese e su tutti gli attuali fruitori provenienti da fuori regione.

I  moderni visitatori della nostra amata terra troverebbero ad accoglierli non già la storica ridente porta d’ingresso della Lucania, ma minacciose e respingenti sentinelle a guardia della strada statale 93,del vecchio quartiere medioevale, del cimitero, delle  tantissime aree archeologiche circostanti. Guardie mercenarie perfettamente visibili da ogni dove con la loro spropositata altissima armatura,dipinta di bianco per “mitigare l’impatto” (?…), come si può vedere dal  fotomontaggio (vedi sotto) con il quale ho posizionato approssimativamente le pale del’impianto della  Winderg, approvato dal Comitato Tecnico Regionale Ambiente, su relazione del collaboratore esterno ingegner Pietro Mazziotta.

La sezione di Italia Nostra del Vulture Alto Bradano chiede di avere l’opportunità di spiegare a ciascun componente della Giunta regionale,prima che venga presa una qualsiasi decisione da parte loro, che le Osservazioni sinora inviate, che sono state già tenute parzialmente in conto per ridurre il numero delle pale, contengono anche altre stringenti e ben documentate argomentazioni, talmente rilevanti da  dover indurre oggettivamente alla bocciatura totale dei progetti eolici in quelle zone.

Vitantonio Iacoviello

Presidente Sezione Vulture Alto Bradano di Italia Nostra

(art. pubblicato il 28 marzo dal Quotidiano della Basilicata)


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