Italia Nostra

Data: 7 Aprile 2014

Vulture Alto Bradano sull’inchiesta di Caporale su eolico e fotovoltaico

Si pubblica l’articolo dal Quotidiano di Basilicata del 6.4.2014 a firma di Vitantonio Iacoviello, Presidente della  Sezione Vulture Alto Bradano di Italia Nostra, riguardo l’inchiesta di Antonello Caporale “L’alfabeto dei lavoratori italiani. ‘C’ come contadini. Tra i ribelli della Valle del Bradano” (da Il Fatto Quotidiano del 5.4.2014)

Sulle pagine dei giornali lucani, Quotidiano della Basilicata in testa, ormai il tema dell’ambiente trova sempre ampio spazio. Ma le questioni, trattate tutto sommato in un salotto, nel salotto rimangono,animano dibattiti, talvolta producono anche accese discussioni all’interno della comunità lucana, ma restano pur sempre al suo interno. Antonello Caporale, prima a Repubblica ed attualmente al Fatto Quotidiano, è fra quelli che danno voce a chi non riesce a farla arrivare lontano, la propria voce. Il suo libro Controvento, presentato dalle nostre parti a Potenza, poi a Lavello ed a Forenza,e in tantissime altre parti d’Italia e sempre con grande successo, raccoglie tante voci di quelli che hanno subito la prepotenza degli eolici e stigmatizza soprattutto il fatto che il vento ed altre risorse naturali vengano sfruttate a vantaggio di tutti meno che a beneficio delle nostre genti. Ovviamente, come tanti altri, sottolinea e condanna anche lo scempio paesaggistico provocato dalle pale eoliche.

Sul Fatto Quotidiano di ieri, il giornalista tratta ancora di eolico, nella vicina Sicignano, raccontando l’angosciante storia di Rosa e Gerardo “Schiavi del vento, la famiglia prigioniera delle pale eoliche” che dice “Quando chiediamo di controllare il rumore loro spengono e dicono: tutto a posto” . Ma soprattutto Caporale sul numero di ieri presta la sua autorevole voce alla Basilicata, alla Lucania, come il giornale chiama anche la nostra terra, facendo da megafono nazionale ai “ribelli degli impianti solari” che “usano la zappa”. Quella zappa, quegli attrezzi per lavorare la terra che Canio Nozza e tanti altri agricoltori e contadini non vogliono abbandonare in cambio della sterminata distesa di specchi concavi proposti dalla spagnola Teknosolar, così raccontano a Caporale in una bella e calda giornata di primavera.

Quel giovedì 18 marzo, prima nella piana “incriminata” in territorio di Banzi e poi su, in alto, nell’adiacente Palazzo San Gervasio, sono tutti a raccontare la loro versione, ma soprattutto la loro profonda avversione a quell’impianto che promette posti di lavoro (pochi, praticamente paragonabili a quelli attuali in agricoltura ed indotto) e nessun pericolo. Il pericolo invece è raccontato a Caporale, da un punto dal quale si vede la piana e si comprende bene l’enorme impatto che avrebbe l’impianto, dall’ingegnere Gerardo Liberatore, che descrive gli enormi sbancamenti necessari, le immense quantità di pericoloso olio diatermico e di acqua necessari al funzionamento dell’impianto.

Ma Caporale, da serio e competente giornalista qual è, ascolta e coglie anche altro nelle parole della gente, coglie la delusione e la rabbia di Savino Lioy, produttore di latte, pomodori e legumi, che lamenta come nel corso degli ultimi decenni con lo stesso lavoro, con la stessa fatica sulla terra, si ricavi sempre di meno. Racconta Savino, nell’articolo, ed io mentre leggo lo rivedo com’era quel giorno, a dare a mano del concime prendendolo da una sacca conica portata a tracolla, sacca chiamata “sumnatour” perché con lo stesso attrezzo si seminava il grano “ a spaglio”, racconta dunque che “Negli anni 80 il latte di mucca si mungeva a mano e ce lo pagavano 180 lire al litro”. “Oggi”, prosegue Savino, “ abbiamo le macchine con cui mungere e la possibilità di conservarlo e ci offrono 50 centesimo al litro, somma con la quale compero un chilo di mangime che una pecora consuma al giorno”.

Sinceramente, temevo che Lioy stesse per cedere alle lusinghe, agli “specchietti”, quando invece lo sento concludere come Caporale riporta nell’articolo: “Ecco qua che uno poi s’incazza. Ma io m’incazzo per avere di più dal mio lavoro e dalla mia terra che, al contrario degli specchi, dà sempre da mangiare”.

Vitantonio Iacoviello

Italia Nostra Sezione Vulture Alto Bradano

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