Italia Nostra

Data: 7 Agosto 2011

Così muore il Parco della Sila

Grido d’allarme delle Associazioni Ambientaliste per la vergognosa esiguità dei fondi destinati alla sorveglianza da parte del Corpo Forestale dello Stato.

Per una regione come la Calabria che, nonostante gli scempi perpetrati con criminale determinazione, vanta ancora un patrimonio invidiabile di biodiversità, la tutela delle aree naturali protette dovrebbe rappresentare una priorità assoluta, sia per il valore intrinseco dei beni naturali da conservare per le generazioni future, che per gli innegabili benefici economici che solo una saggia ed oculata gestione dell’ambiente può garantire.

Tale imperativo civile e morale rischia però di naufragare miseramente se alle dichiarazioni di principio e alla retorica delle bellezze paesaggistiche da valorizzare non si sostituiscono impegni e azioni precise che abbiano come fine la concreta conservazione dei nostri boschi, delle nostre montagne e della fauna che in essi ancora sopravvive.

La vergognosa riduzione dei finanziamenti assegnati alle strutture territoriali del Corpo Forestale dello Stato (CTA) che operano nel territorio del Parco della Sila (appena 40.000 euro !) non lascia presagire niente di buono per il futuro dell’area protetta che si estende per oltre 70.000 ettari tra le province di Cosenza , di Catanzaro e di Crotone.

La denuncia del sindacato delle Guardie Forestali non può lasciare indifferente chi ha a cuore le sorti di uno dei parchi più grandi d’Italia e che custodisce aspetti naturalistici di valore assoluto come le famose pinete di Pino laricio o la stessa popolazione di lupi; un territorio che, proprio nel momento in cui necessiterebbe di un potenziamento delle attività di sorveglianza e di controllo, viene di fatto indebolito di fronte alle gravi minacce che incombono sulla sua stessa integrità.

Assegnare la misera somma di 40.000 euro per la gestione di tutte le strutture del CFS sparse su un territorio così vasto (ben 11 Comandi Stazione e due Coordinamenti) comprese le spese per telefono, luce , riscaldamento, rifiuti, ecc.,per l’acquisto di carburante o per la manutenzione di decine di automezzi, così come per pagare le missioni o gli straordinari per interventi sul territorio, significa di fatto decretare la fine del Parco della Sila in quanto area naturale protetta , condannandolo all’aggressione sempre più spavalda di chi non vede l’ora di depredare le sue risorse.

La legge quadro 394/91 affida (art.21) al Corpo Forestale dello Stato la sorveglianza sui territori delle aree naturali protette, ma la Determina dell’Ente Parco n. 91 dello scorso 6 Aprile mortifica ogni serio proposito di attuare quella efficace opera di controllo, prevenzione e repressione di cui un Parco Nazionale ha bisogno per essere definito tale, piuttosto che un’area in cui chi commette un illecito ambientale (dal bracconaggio agli incendi e ai tagli abusivi) vede ridursi praticamente a zero la probabilità di essere individuato e punito.

Pur comprendendo la delicata situazione economica che vivono le aree protette: aumentano le spese e diminuiscono i trasferimenti dello Stato, chiediamo all’Ente Parco di impegnarsi a coprire le spese necessarie a garantire i servizi di controllo e di tutela del Corpo Forestale, che, a nostro avviso, devono essere considerati prioritari rispetto all’attività di promozione culturale che l’Ente Parco sta portando avanti.

Infine, è proprio il caso di ricordare quanto sostengono gli Inglesi a proposito della protezione della Natura: “Conservation without money is conversation”. E le sole parole o le belle intenzioni non hanno mai salvato né i boschi, né i loro antichi abitanti.

Le associazioni ambientaliste: ALTURA (Stefano Allavena), WWF (Giuseppe Paolillo), ITALIA NOSTRA (Teresa Liguori), ENPA (Giuseppina Corrado), ARCI (Filippo Sestito), LIPU RENDE (Roberto Santopaolo), LEGAMBIENTE Crotone (Antonio Tata), LEGAMBIENTE Petilia (Luigi Concio), M A N (Deborah Ricciardi), G A K (Vincenzo Fabiani), CNP (Oreste Rutigliano)

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