Italia Nostra

Data: 23 Gennaio 2018

Il sito medievale di Motta Sant’Agata (Reggio Calabria): segnalazione per la Lista Rossa

Indirizzo/Località: Via Comunale San Lorenzello – Motta Sant’Agata (Reggio Calabria)

Tipologia generale: area archeologica

Tipologia specifica: sito storico-archeologico di interesse paesaggistico

Configurazione strutturale: borgo medioevale

Epoca di costruzione: sec. XI

Comprende: il complesso, posto in cima alla rupe, difeso da una possente cinta muraria aperta sull’entroterra da una porta a strapiombo sulle pendici del promontorio a cui si accedeva per una ripida e contorta scalinata. Tra le numerose chiese poste all’interno delle mura sono oggi particolarmente evidenti i resti della chiesa protopapale di San Nicola e i resti della chiesa di S. Basilio

Uso attuale: stato di abbandono

Uso storico: forse un kastron bizantino rimodellato più volte nei secoli successivi, anche se la presenza di diverse grotte, ricavate nella roccia all’interno del perimetro della fortificazione, sembrerebbero rimandare a un’occupazione più antica. Il borgo/fortificazione fu raso al suolo durante il terribile terremoto del 5 febbraio del 1783, a seguito del quale i suoi abitanti lo abbandonarono concentrandosi in parte nell’attuale centro di Gallina

Condizione giuridica: il cuore dell’insediamento è oggi in gran parte di proprietà privata

Segnalazione: del 15 dicembre 2017 – segnalazione della sezione di Reggio Calabria di Italia Nostra – reggiocalabria@italianostra.org

 

Motivazione della scelta

Il bene comprende un intero complesso insediativo di origine medievale, il sito di Motta Sant’Agata, ricadente nel comune di Reggio Calabria e ubicato lungo l’argine destro del torrente S. Agata poco a sud della città, a circa 400 m s.l.m.

Il sito, oggi completamente abbandonato, si estende su un’imponente rupe ricca di fascino per la posizione che occupa e per l’eco della gloriosa storia di quella che fu una delle più interessanti municipalità della Calabria.

Si tratta di un borgo fortificato, parte di un peculiare sistema territoriale che prevedeva in origine altre “motte” destinate alla difesa di Reggio e del suo territorio dagli assalti di incursori di ogni genere. Essa deve forse il suo nome alla Santa siciliana alla quale era intitolata una delle chiese andate distrutte. Non si hanno notizie certe sull’epoca dell’impianto originario, forse un kastron bizantino rimodellato più volte nei secoli successivi, anche se la presenza di diverse grotte, ricavate nella roccia all’interno del perimetro della fortificazione, sembrerebbero rimandare a un’occupazione più antica.

Fu rasa al suolo durante il terribile terremoto del 5 febbraio del 1783, ricordato come il “grande flagello” che devastò la provincia di Reggio, a seguito del quale i suoi abitanti abbandonarono il centro concentrandosi in parte nell’attuale centro di Gallina.

Il cuore dell’insediamento, oggi in gran parte di proprietà privata, era rappresentato dal complesso posto in cima alla rupe, difeso da una possente cinta muraria aperta sull’entroterra da una porta a strapiombo sulle pendici del promontorio, la cosiddetta “porta di terra”, cui si accedeva per una ripida e contorta scalinata.

Il pianoro, dalla parte sommitale, degradava verso il mare in una zona detta del “Soccorso” dove nella porzione ovest della cinta muraria si apriva la seconda porta detta “porta di mare”. La porta, della quale è ancora visibile una porzione del contrafforte di ancoraggio, era munita di un ponte levatoio che congiungeva direttamente la “terra-castello” ad un secondo fortilizio posto su un pianoro più basso staccato dalla rupe: il sobborgo di S. Andrea, una sorta di avamposto funzionale a sbarrare l’attacco dei primi assalti. Il possente e articolato sistema di difesa rese Sant’Agata praticamente inespugnabile e le consentì una stabilità tale nei secoli da dar vita ad una ben funzionante confederazione tra i sobborghi di Armo, Cardeto, Cataforio, Mosorrofa e S. Salvatore che misero in atto un avanzato sistema politico che consentirà alla cittadella di diventare fiorente e di resistere, eccetto che per brevi periodi, alle mire annessionistiche della vicina Reggio.

Nel suo interno erano edifici destinati alla casa del governo, al comune, alle carceri, alle caserme. Percorrendo le strette viuzze ancora esistenti, risaltano resti di abitazioni, cisterne, mulini oltre a bellissimi ulivi e carrubi secolari. Tra le numerose chiese sono oggi particolarmente evidenti i resti della chiesa protopapale di San Nicola, parzialmente interessata da un intervento di valorizzazione. Di essa si conservano i possenti muri perimetrali, sui quali sono ancora visibili i diversi interventi ricostruttivi, l’abside, la cripta e le numerose tombe poste sotto il pavimento. Alle sue spalle, nel punto più alto, si ergeva il castello.

Particolarmente importanti sono i resti della chiesa di San Basilio dove sono ancora leggibili frammenti di affreschi sui muri perimetrali e sull’abside. La chiesa a unica navata, orientata ad est con una nicchia terminale e cappella scavata nella muratura sul lato settentrionale, è stata oggetto di un primo intervento di ricerca e sensibilizzazione messa in atto dalla sezione reggina di Italia Nostra.

Il sito è facilmente raggiungibile con mezzi pubblici e privati fino alla piazzetta del moderno centro di San Salvatore. Da qui si imbocca una stradina che, in salita e percorribile solo a piedi, ripercorre un antico sentiero che conduce alla porta d’ingresso del borgo e che poi si snoda all’interno dell’abitato.

Il sito costituisce per tipologia, caratteri costruttivi e documentazione di archivio un’importante testimonianza di età medievale e post-antica legata alla città di Reggio Calabria. Risulta tanto più importante perché essa è parte di un sistema di difesa territoriale quasi del tutto scomparso, conseguenza del susseguirsi dei numerosi terremoti distruttivi che hanno cancellato la storia medievale di questa estrema propaggine della penisola. Il sito, inoltre, presenta dal punto di vista geologico numerose sezioni esposte che nel rappresentare la situazione morfostrutturale e litostratigrafica, mostrano come tutto il contorno della rupe, costituita da roccia tenera, sia interessata da diversi sistemi di fratture che generano precarie condizioni di equilibrio, particolarmente sulle fasce marginali.

La Sezione di Reggio Calabria di Italia Nostra è stata protagonista di un progetto di valorizzazione del sito e della prima campagna di indagini archeologiche e sensibilizzazione, dal titolo: “Motta Sant’Agata: il medioevo dentro la città”, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e in collaborazione con la locale pro-loco San Salvatore.

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