Correva l’anno 2009 quando sul Bollettino di settembre comparve l’articolo “Oltraggio a Scifo” a firma di Teresa Liguori, all’epoca consigliere nazionale di Italia Nostra. Il testo era dedicato alla caletta in località Punta Scifo, in territorio comunale di Crotone, appena a sud di Capo Colonna. Un luogo di raro fascino, ricadente nell’Area marina protetta ‘Capo Rizzuto’, impreziosito da una cornice di scogli a mare e da lembi di macchia mediterranea che si spingono fin sulla spiaggia dalla sabbia fine e color ocra. Alle spalle, in posizione dominante, l’antica Torre regia marittima.
L’oltraggio denunciato consisteva in un anonimo manufatto edilizio in rovina che deturpava l’armonia del paesaggio e nell’incivile abbandono di rifiuti nel corso della stagione balneare. Soci di Italia Nostra e altri cittadini di buona volontà si erano prodigati per restituire la spiaggia al suo aspetto migliore. Ben altro oltraggio quello perpetrato oggi alla valenza ambientale, archeologica e paesaggistica di Punta Scifo dai lavori di realizzazione di un complesso ricettivo agrituristico che prevede 79 bungalows, piscina e servizi su una superficie di oltre 7 ettari e a pochi passi dal mare. Un insediamento, giunto ad un notevole livello di avanzamento, che ha comportato ampi sbancamenti e la posa in opera di manufatti in cemento armato e reso possibile grazie ad una serie di autorizzazioni ‘disinvolte’. Vi si aggiunge un procedimento di verifica di assoggettabilità a valutazione d’impatto ambientale (V.I.A) che non risulta svolto e concluso positivamente. L’evidente alterazione dello stato dei luoghi e le ombre a carico delle amministrazioni pubbliche coinvolte (Ministero dell’Ambiente, Ministero per i Beni e le Attività culturali e Turismo, Regione Calabria, Comune di Crotone) hanno allertato associazioni e cittadini attivatisi attraverso articoli sulla stampa, servizi radiotelevisivi, interrogazioni alle autorità competenti ed esposti alla Procura della Repubblica di Crotone.
Tra questi ultimi, anche quello depositato dalla Sezione crotonese di Italia Nostra congiuntamente al Gruppo archeologico krotoniate. L’azione associativa non si è fatta attendere nei suoi effetti, stimolando la Procura a disporre il sequestro d’urgenza del costruendo complesso ricettivo agrituristico. Nel frattempo, la necessità di smuovere le coscienze e di stimolare lo spirito civico a difesa dei beni naturalistici, paesaggistici e culturali portava alla nascita del Comitato “Scifo e Promontorio Lacinio: dalla parte della bellezza”. Giovedì 16 febbraio, praticamente a ridosso del sequestro, il Comitato esordiva nella sua prima conferenza stampa, presentando il suo programma e le associazioni aderenti. Oltre a Italia Nostra ne fanno parte Arci, Gruppo archeologico krotoniate, Movimento per la difesa dei diritti dei cittadini, Sette soli e Verità democrazia e partecipazione. Tutte associazioni che avvertono il pericolo di un processo di aggressione a danno di aree marine protette, Sic e aree archeologiche che, come ha illustrato Anna Cerminara, coordinatrice del neo Comuitato, si è fatto più prepotente anche grazie all’assenza di controllo da parte delle istituzioni e, a volte, per la complicità di funzionari e organi deputati alla salvaguardia del territorio che non assolvono integralmente al loro dovere istituzionale. Il Promontorio Lacinio (antica denominazione del promontorio di Capo Colonna, col suo Parco archeologico) è un altro esempio di bellezza offuscata da abusi e degrado verso i quali le autorità competenti appaiono colpevolmente distratte. Italia Nostra continua a fare la sua parte. Il caso Scifo, in particolare, verrà portato all’attenzione della Giornata nazionale dei beni culturali del 14 maggio prossimo. La posta in gioco è veramente alta. Quest’angolo di Calabria jonica non può essere sacrificato sull’altare di un turismo ludico-balneare che intacca irresponsabilmente un prezioso capitale ereditato da storia e natura.
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