Tra le rilevanze archeologiche del comune di Tortora, in provincia di Cosenza, vi è certamente da annoverare la Grotta di Torre Nave, un sito di grande suggestione ed interesse culturale, anche se poco conosciuto, posto ai piedi della falesia calcarea che prende il nome dalla torre di avvistamento borbonica.
La segnalazione della presenza di un giacimento d’interesse paletnologico nella grotta di Torre Nave fu fatta nel 1967 al Prof. Luigi Cardini che dirigeva allora gli scavi dell’Istituto di Paleontologia Umana presso la Grotta della Madonna di Praia a Mare. In quello stesso anno furono compiute rapide visite che portarono al riconoscimento di un deposito musteriano di notevole spessore. L’interesse presentato dalla successione stratigrafica decise il Cardini ad effettuarvi nel 1968 una breve campagna di scavi il cui resoconto é presente in un lungo articolo dal titolo “Il paleolitico della Grotta di Torre Nave” pubblicato da G.L. Bulgarelli sulla rivista “Quaternaria” n. 16 del 2017.
La grotta di Torre Nave è particolarmente interessante perché, per la prima volta, in Calabria, diversi livelli del medio e alto paleolitico sono stati trovati in un contesto stratigrafico. Dal 1968, malgrado la ricchezza e l’interesse del deposito musteriano, nessun altra campagna di scavi è stata finanziata e portata avanti e la Grotta di Torre Nave è stata completamente abbandonata ed esposta all’incuria e soprattutto al saccheggio di scavi abusivi. Tale situazione spinse Italia Nostra nel febbraio 2016 a richiedere alla Soprintendenza Archeologica della Calabria l’apposizione del vincolo archeologico con decreto del Soprintendente Regionale che ne dichiarasse l’interesse e ne disponesse le tutele necessarie previste del D.Lgs. n. 490/99 e successivamente, il 19 novembre 2017, a sollecitare anche presso il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo la conclusione dell’iter approvativo.
Tale Vincolo Archeologico è stato ora applicato alla grotta di Torre Nave con Decreto n. 46/2019 del MiBAC Segretariato Regionale per la Calabria su di un area complessiva, tra vincolo diretto ed indiretto, di mq 2024. Su di questa si applicano una serie di prescrizioni di tutela.
Italia nostra esprime la propria soddisfazione per il risultato raggiunto ed ora chiede:
– che al più presto sia verificato lo stato del deposito, che lo stesso venga salvaguardato con apposite misure di protezione che ne impediscano la manomissione e la depredazione;
– che venga valutata la possibile ripresa della campagna di scavi per indagare e studiare l’intero deposito che riveste un particolare interesse in quanto, per la prima volta in Calabria diversi livelli del Medio ed Alto Paleolitico sono stati trovati in un contesto stratigrafico;
– che si trovi il modo per valorizzare il sito, rendendo possibile l’accesso per una fruizione pubblica, appropriata alla vulnerabilità del luogo che possa servire anche da richiamo,insieme alle altre evidenze archeologiche di Tortora, per un turismo culturale che prediliga questi luoghi.
Italia Nostra – Sezione Alto Tirreno Cosentino