Italia Nostra

Data: 14 Febbraio 2011

Assemblea Sociale 2011

Relazione del Presidente prof. Daniele Benati

Dopo la rievocazione dei primi cinquant’anni di vita della sezione di Bologna di Italia Nostra proposta dal consigliere Anna Maria Matteucci, spetta al presidente formulare un bilancio dell’attività intrapresa nel corso dell’ultimo anno. E dico subito che, in un bilancio proposto davanti all’assemblea dei soci, ritengo necessario esporre con chiarezza quanto siamo riusciti, ma anche quanto non siamo riusciti a fare. Il 9 febbraio dello scorso anno ci eravamo lasciati con un impegno preciso, al quale abbiamo lavorato con accanimento, senza poter tuttavia registrare i risultati che ci eravamo ripromessi.

Non possiamo nasconderci che la nostra associazione è spesso percepita come contraria per partito preso a qualunque proposta di modernizzazione e di rinnovamento. In realtà le premesse che la animano fanno riferimento a valori ampiamente condivisi, e di fatto sanciti in modo limpido dall’art. 9 della nostra Costituzione, secondo il quale “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Si tratta di valori che la Costituzione stabilisce come prioritari e che come tali dovrebbero essere intesi, nel momento in cui quanto è pervenuto fino a noi viene indicato come un patrimonio la cui integrità deve essere salvaguardata per le generazioni future. La quotidianità mostra però che di fatto questi valori vengono sistematicamente disattesi di fronte a urgenze di altro tipo, di opportunità economica o politica: ed è appunto a difesa di questi principi che Italia Nostra è stata fondata, col compito precipuo di intervenire laddove essi non ottengono da parte delle istituzioni la necessaria attenzione. Sono questi sono i principi nei quali ci riconosciamo, anche al prezzo di sembrare passatisti agli occhi dei più, e che hanno animato le nostre battaglie.

Per quanto ci riguarda, non da quest’anno solamente abbiamo dovuto mettere al centro del nostro operato, impegnando la parte maggiore delle nostre forze, il progetto di attraversamento della città da parte del tram su gomma a guida ottica, il cosiddetto Civis, un progetto che – occorre ribadirlo – non ci vede contrari in linea di principio: la modernizzazione del trasporto pubblico è un tema su cui si gioca di fatto il futuro economico della nostra città. Siamo tuttavia profondamente contrari al suo passaggio nelle strade a più alta concentrazione monumentale, e dunque più fragili, della città storica. Una posizione che il Codice dei Beni culturali ha ampiamente riconosciuto, nel momento in cui ha indicato come beni da sottoporre a tutela non solo gli edifici, ma anche le strade delle città storiche.

La posizione assunta dall’assemblea dei soci dello scorso anno è stata quella di perseguire questo obiettivo e di manifestare la contrarietà nei confronti del passaggio del Civis in Strada Maggiore e in via San Vitale, suggerendo di adottare altri percorsi che consentirebbero ugualmente di raggiungere dalla periferia il centro storico, senza metterne a repentaglio i monumenti più rappresentativi, come le due Torri, attualmente ridotte a uno spartitraffico, o il portico dei Servi. A nostro parere, la scelta di un percorso alternativo per il Civis avrebbe avuto anzi il merito di decongestionare il centro, ponendo le basi per ripensarne un uso più corretto, in vista di un’auspicabile pedonalizzazione che, sottraendolo al traffico, lo restituisca non solo a un più corretto apprezzamento, ma anche a nuove forme di socializzazione. Non si tratterebbe cioè di museificare il centro storico, ma di restituirlo a funzioni più corrette e socialmente più appaganti.

In una conferenza stampa, tenuta il 9 marzo alla presenza del vice commissario Michele Formiglio e dei giornalisti delle principali testate, abbiamo dunque presentato la nostra posizione, suscitando l’interesse dello stesso commissario di governo Anna Maria Cancellieri, che in un incontro avvenuto il 18 marzo ha concordato con le nostre preoccupazioni ma si è detta impossibilitata ad intervenire. Abbiamo scoperto così che un commissario di governo può amministrare una città come e forse anche meglio di un sindaco, ma non prendere decisioni politiche. La parte giocata dalle stesse Soprintendenze, che non sono organi elettivi, ci appare gravemente rinunciataria, e non abbiamo mancato di farlo notare, chiedendo una maggiore fermezza.

I fronti aperti nella conferenza stampa erano peraltro molteplici, e andavano dal richiamo al decoro cittadino, compromesso dalla discutibile iniziativa promossa dal Comune e appoggiata anche dall’Alma Mater di far dipingere a giovani writers le saracinesche dei negozi, alla deplorazione della progettata vendita, portata a segno nei mesi scorsi, del convento di San Procolo in via d’Azeglio, già occupato dalla Maternità: un edificio che un comma aggiunto al Codice dei Beni culturali su sollecitazione proprio di Italia Nostra consentiva di individuare come portatore di un forte valore “identitario” per la città, e dunque sottoposto a tutela e inalienabile.

Nel frattempo lo scoprimento della Garisenda, con le nuove cinghiature adottate per impedirne il collassamento, indicavano la gravità delle sollecitazioni a cui il passaggio del traffico pesante sottopone quotidianamente il nostro maggiore monumento cittadino. Di fronte a una situazione di tale evidente pericolo la nostra azione non ha potuto che farsi più incisiva, individuando nei permessi concessi dalle Soprintendenze al passaggio del Civis nelle strade storiche di Bologna una negligenza rispetto ai propri compiti istituzionali, volti alla tutela e alla conservazione del patrimonio artistico cittadino. L’11 giugno abbiamo pertanto depositato alla Procura della Repubblica un esposto, redatto con l’assistenza dell’avv. Giulio Volpe, con cui abbiamo chiesto di ravvisare i responsabili di quella che ci sembra una grave omissione nei confronti del Codice dei Beni culturali e di perseguirli penalmente.

Le vicende successive sono state ampiamente riportate dalla stampa: in accordo con le posizioni da noi espresse si sono pronunciati non solo studiosi e intellettuali, ma anche forze politiche portatrici di istanze diverse, concordi nel ravvisare la situazione di grave pericolo che il passaggio del Civis viene a costituire per il centro storico. La stessa ipotesi di pedonalizzare la zona delle due Torri, caduta nel vuoto allorché l’avevamo presentata a marzo, ha cominciato ad essere ripresa da varie parti come unica soluzione possibile. Le gravi leggerezze con cui il progetto del Civis è stato adottato e portato avanti dalle varie amministrazioni che si sono succedute alla guida di Bologna sono in questi giorni emerse in tutta la loro gravità. Si attende viceversa che il Procuratore Gustapane si esprima anche sulle ragioni avanzate dalla nostra sezione circa la mancata tutela delle strade storiche.

Ciò che tuttavia stenta a profilarsi è una piena consapevolezza da parte delle forze politiche della posta in gioco. L’inerzia con cui i lavori del Civis marciano a ritmo serrato verso il centro non può che sgomentarci. Abbiamo già assistito, non senza manifestare la nostra contrarietà, alla nuova orrenda asfaltatura che trasforma via San Vitale in una nera e gommosa pista da autodromo, falsando i rapporti cromatici con gli edifici che vi si affacciano, e alla rimozione di parte dei basoli in granito nelle vie Rizzoli e Ugo Bassi, sostituite da chiazze di asfalto, e ci accingiamo a vedere i lavori proseguire in Strada Maggiore, annunciati per la prossima estate. Disorienta altresì l’opacità delle risposte ottenute, salvo poche e strumentali eccezioni, dalle forze politiche di fronte a un’opera pubblica di cui nessuno sa indicare i reali vantaggi, ma che pure viene presentata come ineluttabile, in relazione a una decisione già presa e di cui nessuno si accolla la responsabilità.

Se dunque l’appoggio ottenuto alla nostra iniziativa ci incoraggia a proseguire nella nostra battaglia, siamo altresì delusi e frustrati dal risultato. Ciò ci porta inevitabilmente a interrogarci sulle nostre ragioni di essere: la nostra non è una semplice associazione culturale, mirata all’impiego del tempo libero; ha compiti precisi e deve perseguire obiettivi precisi. Occorre dunque individuare strategie e forme di protesta ancora più incisive per manifestare le nostre preoccupazioni su come si sta trasformando la nostra città. Con l’appoggio del Direttivo Nazionale stiamo preparando un convegno sul tema della città storica, al quale intendiamo dare grande risalto.

D’altro canto, e lo ribadisco, non è che non accettiamo nessun cambiamento, ma siamo per il confronto e la discussione: un confronto e una discussione che in questo momento mancano e che non hanno un luogo in cui essere espressi. La nostra è una delle associazioni da più tempo presenti sul territorio, ma deve probabilmente aprirsi di più alle altre, istituire il terreno per un’azione comune. Questa è una strada che abbiamo cercato d’intraprendere quest’anno, ma che certo va ulteriormente perseguita. Abbiamo il dovere morale di essere più visibili, riprenderci le iniziative, diventare più collaborativi e pretendere dal futuro sindaco una nostra rappresentanza, di essere uditori all’interno del consiglio comunale, per manifestare la nostra presenza come altre sezioni già fanno.

C’è poi il problema degli iscritti, in lenta ma progressiva diminuzione. Sentiamo la necessità di aggregare forze giovani ai quali trasmettere i nostri ideali e le nostre preoccupazioni: in questa direzione potremo muoverci attraverso un contatto più mirato con le scuole, di cui da quest’anno si è fatto carico Maurizio Vicinelli con Elisabetta Sambo. Ma occorre anche che ciascuno di noi s’impegni su questo terreno, facendo conoscere la nostra associazione e cooptando nuovi soci.

Anche l’attività culturale che la nostra sezione ha promosso quest’anno ha mirato a farci meglio conoscere: oltre alle gite e ai sopralluoghi indirizzati ai soci, la serie di incontri organizzati nella scorsa primavera dalla nostra infaticabile Germana Aprato su temi relativi al restauro e ospitati dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici in palazzo Marescalchi ha avuto una discreta risposta di pubblico, al punto che anche quest’anno intendiamo ripetere l’iniziativa, ricercando questa volta la collaborazione con gli agostiniani di San Giacomo e con il Dipartimento delle Arti Visive della nostra Università. Sarà anche questo un modo per farci meglio conoscere, al di là dei comunicati stampa di cui continuiamo a inondare le redazioni delle testate cittadine.

Così come vanno ricordati il costante lavoro d’informazione che Maurizio Vicinelli compie attraverso il blog da lui curato, in cui trovano spazio anche altri temi, come quello delle energie alternative, dibattuti dalla nostra associazione a livello nazionale, e la sistemazione dell’archivio al quale hanno atteso anche quest’anno Davide Stanzani e Luca Moggi.

Infine un ringraziamento d’obbligo agli altri Consiglieri che mi hanno coadiuvato, a Paolo Pupillo e soprattutto a Giovanna Faccioli, che assolve in modo impareggiabile al compito di segretario, incaricandosi di sollecitare e, quando le sembra che dorma, richiamare ai suoi doveri il Presidente.

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