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Data: 23 Gennaio 2023

Le mura di Bologna: sullo stato di degrado della cinta muraria interviene Italia Nostra

Intervista su Repubblica.it al presidente della sezione di Bologna di Italia Nostra, prof. Raffaele Milani, in merito allo stato di degrado della cinta muraria della città.

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Si riporta qui di seguito la scheda realizzata dalla sezione per la campagna “Mura, Limes et Urbe”

Le mura di Bologna: Un patrimonio da recuperare e valorizzare

Scheda di Pietro Maria Alemagna, a cura della Sezione di Bologna

La Bononia romana, almeno in epoca imperiale, era probabilmente cinta da una palizzata di legno e forse, da mura in laterizio come è testimoniato da alcuni resti non da tutti riconosciuti. Le prime mura di cui esiste memoria storica certa sono quelle del IV sec dC. Bononia, meta di scorribande, si restringe passando da 20.000 abitanti dell’epoca imperiale a 5/6000 e la parte qualitativamente migliore della città romana si rinchiude in una cerchia di mura formata da grandi blocchi di selenite di cui restano ancora segni importanti. I 2/3 dell’antica Bononia fuori da queste mura vengono abbandonati e diventano un campo di macerie desolate: “La civitas antiqua rupta”. La città resta sostanzialmente questa fino all’arrivo dei Longobardi nel 727, che si insediano a est, nella cosiddetta addizione longobarda addossata alle mura di selenite, con un impianto ad andamento semicircolare. 

È poi con lo sviluppo economico e demografico della città all’inizio del secondo millennio e la nascita del Comune che Bologna cambia volto. L’espansione della città e il proliferare di nuovi borghi esterni alle mura fanno nascere l’esigenza di costruire una nuova cerchia muraria che si tende a datare intorno alla prima metà dell’anno 1000 e che altri datano tra il 1176 e il 1192 (o il 1208 secondo altre fonti), in corrispondenza del conflitto con Federico Barbarossa. La lunghezza di queste mura è di circa km. 3,500 con 18 Serragli o Torresotti. Agli inizi del XIII secolo la città comincia ad organizzarsi in quartieri annettendo i borghi esterni e le mura cosiddette del 1.000 non sono più sufficienti a contenere la nuova città. Inizialmente progettata nel 1226 come palizzata di legno, solo nel 1327 si inizia la realizzazione della nuova cinta terminata nel 1390. Essa viene eseguita con l’antica tecnica della muratura a sacco. Si procede quindi all’abbattimento della cerchia precedente e dei Torresotti quasi tutti distrutti fra il XIII e il XV sec. Oggi ne sono ancora visibili  quattro, oltre a due brevi tratti di mura. 

La terza cinta ha una lunghezza di circa 7,6 km e dispone di 12 Porte (una tredicesima viene murata in epoca bentivogliesca) munite di ponte levatoio. Ad esse, verso l’interno, è addossato un terrapieno che in alcuni punti si estende per oltre 70 metri verso il centro della città. Il 20 agosto 1901 entra in vigore la nuova cinta daziaria, spostata di circa 1 chilometro dal perimetro delle antiche mura su cui era precedentemente attestata. L’allargamento è promosso dalla Giunta moderata del sindaco Dallolio. Con lo spostamento della cinta daziaria termina la funzione delle vecchie Porte medievali e delle antiche mura. Fra il 1902 ed il 1904 si procede quindi al loro abbattimento, del resto previsto dal PRG del 1889, che include anche le 12 Porte ma, grazie anche all’intervento di Alfonso Rubbiani e di Giosuè Carducci, che si pongono a difesa dell’interesse storico e artistico della cerchia, sono salvate quasi tutte ad eccezione di 2.

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa in breve la storia delle mura di Bologna che determinano la forma urbana della città storica. Un esempio è il singolare andamento semicircolare delle strade ad est delle due torri che spezzano l’andamento radiale secondo l’impianto dell’addizione longobarda dell’VIII sec. Un patrimonio importantissimo di cui restano ancora ampie testimonianze. Si pensi ad esempio che della terza cerchia (quella del 1300) su una lunghezza complessiva di circa km. 7,500 ne restano ancora, ben evidenti, circa km. 2,700 oltre alle 10 porte che ancora danno accesso alla città storica. Ma tutti quei tratti di mura sono in un deprecabile stato di abbandono ed appaiono dimenticati da questa città. Oltre al loro stato di degrado, quello che stupisce è l’incuria con cui sono trattati tutti gli spazi che li delimitano. Eppure, si trovano lungo i viali di circonvallazione e quindi veramente sotto gli occhi di tutti. Alberature del tutto incongrue, casuali e per lo più spontanee oltre che a minarne la stabilità e la consistenza ne impediscono la vista. Niente segnala la loro continuità che pure è ben evidente. Molti cittadini non si sono mai neanche accorti della loro presenza.

 

È da molto che Italia Nostra cerca di sensibilizzare l’amministrazione comunale sulla necessità di recuperare e valorizzare queste memorie. Si tratterebbe di avviare un grande programma di restauro dei manufatti e dei luoghi, che portasse anche al recupero del tracciato legato alla presenza delle porte restanti. Di questo programma si parla da tempo ma nessun impegno concreto è stato fino ad ora preso. Si dovrebbe invece provvedere a tale programma iniziando dal consolidamento dei manufatti instabili, con la pulizia da tutta la vegetazione a loro addossata, rendendoli visibili anche con un’adeguata illuminazione notturna. Infine andrebbe approntata una grande operazione di valorizzazione complessiva di quel che resta di tutto il “sistema delle mura” (quella di selenite, quella del ‘1000 e quella del 1300) riportandone almeno il tracciato e i resti sulle mappe della città, a partire da quelle sulle guide o ad uso turistico. Non esiste infatti una sola pianta aggiornata della città che menzioni, con tracciati e presenze, questo patrimonio unico senza la cui conoscenza, come già detto, non si può capire la forma urbana della città storica di Bologna.

Italia Nostra
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