Italia Nostra

Data: 23 Aprile 2018

Trieste, replica alle posizioni degli ARCHISTAR

Bisogna ricordare a tutti che gli strumenti urbanistici vigenti individuano la destinazione d’uso delle aree (zonizzazione funzionale) e le Unità Minime di Intervento per i singoli magazzini. Non si deve fare confusione, citando Amburgo, tra l’Hafencity e la Speicherstadt due aree edificate a più di cento anni l’una dall’altra e con destinazioni del tutto diverse, nelle quali  si è riusciti ad armonizzare il vecchio e il nuovo. 

Non è più il momento dei dibattiti, delle accuse ai politici, di indicare percorsi. Quali studiosi del Porto Vecchio da trent’anni, siamo pronti a procedere, anche con un team di professionisti in grado di intervenire e soprattutto dotati dei requisiti indispensabili. Assurdo perdere tempo con discorsi e idee di persone che non tengono conto di quello che è stato già fatto con successo o che lo ignorano, per ricominciare da capo con il desiderio di affermazione di sé e delle proprie opere. Bisogna conoscere bene l’architettura e il luogo con cui si ha a che fare, che non ha certo vocazione immobiliare o di vetrina per archistar.  Dopo la conoscenza approfondita del sito e l’esperienza acquisita, altra condizione fondamentale è il rapporto con l’amministrazione comunale e con tutti gli enti che ci consentiranno la collaborazione. Questo vuol dire lavorare insieme, confrontarci sulle scelte e collaborare nella ricerca delle soluzioni possibili. Si deve andare avanti. Si continua da oggi e non da “ieri”.

In tanti anni di lavoro e impegno sul Distretto storico portuale di Trieste, Italia Nostra e il Comitato scientifico internazionale (nel quale sono presenti anche rappresentanti di associazioni internazionali di tutela dell’archeologia industriale) hanno seguito un percorso che ha avuto come obiettivo primario salvare il patrimonio architettonico, divulgare a livello mondiale questo sito straordinario e innescare il processo di riqualificazione. Ci sono state diverse occasioni  di incontro e di confronto in varie città porto europee (come ad Amburgo, Brema, Lubecca, Danzica).

Non si può sopportare l’interferenza costante e improvvisata in un percorso serio già definito e consolidato.

Abbiamo detto più volte che il Porto Vecchio non è un waterfront qualunque ma un “Distretto storico portuale” e che l’esperienza degli ultimi trenta/quarant’anni porta ad escludere l’investitore unico. Il riferimento ai Lagerhauser dei porti del nord è fondamentale e quindi Amburgo con la sua Speicherstadt è sicuramente stato per noi, tutti esperti e studiosi, un punto di riferimento già dagli anni ‘90. Intanto bisogna distinguere il nuovo quartiere Hafencity dalla Speicherstadt. Bisogna distinguere tra la necessità primaria di conservazione, rivalorizzazione e riqualificazione del patrimonio storico con nuove destinazioni e i nuovi interventi che devono coniugarsi armonicamente e senza creare dissonanze o gravi contaminazioni. Non facciamo qui i nomi di tutti gli studiosi, dei manager (soprattutto amburghesi) che sono venuti a Trieste già dal 2005 e con i quali siamo ancora in contatto.

Si sono svolti convegni internazionali, si sono pubblicati volumi, tra questi “Trieste e Amburgo: mito e realtà delle città porto” (2005) ed è proprio con alcuni professori dell’Hafencity University di Amburgo, delle Università di Danzica, di Lisbona, di Brno, del Lussemburgo e molte altre, che abbiamo sviluppato un percorso che finora è risultato idoneo per i primi interventi già realizzati. “Perdere questo patrimonio sarebbe una tragedia” – scrive in una pubblicazione dedicata al porto vecchio il prof. Dirk Schubert, professore emerito dell’Hafencity di Amburgo – “Conservare e riutilizzare  l’area del Porto Vecchio è un compito importante per la città di Trieste per il grande significato e testimonianza che ha a livello internazionale. Trieste ha il complesso di Porto Vecchio in uno stile omogeneo, le dimensioni e il valore simbolizzano le tradizioni mercantili  globali. I magazzini che non sono più utilizzabili possono invece formare un nuovo nucleo urbano.  Ci sono abbastanza esempi in Europa e nel mondo che mostrano come la storia e la conservazione attraverso la riabilitazione e rivalorizzazione possono coniugarsi e aprire nuovi scenari. Non musealizzazione,  ma conservazione e rivitalizzazione che conservi l’autenticità del luogo”.

Il masterplan di Italia Nostra, al quale hanno dato un contributo notevole imprenditori, ditte costruttrici, architetti anche italiani, ha un suo valore non solo perché nel 2014 ha ottenuto il parere positivo dal Ministero ma perché crea, insieme agli strumenti urbanistici vigenti e al lavoro dell’attuale amministrazione comunale di tecnici altamente qualificati, occasione di crescita del processo di riqualificazione del Porto vecchio. Ed è stato proprio uno dei manager della Speicherstadt a suggerirci nel 2013 un percorso possibile.

Dopo l’emendamento del sen. Russo e la sdemanializzazione dell’area, si sta adeguando il masterplan con quegli studiosi che sono pronti e gli hanno già dedicato tempo e studi, compresi gli studenti che hanno presentato con i loro docenti idee innovative, ma senza prevaricare il significato e la vocazione dell’area.

 

ITALIA NOSTRA – TRIESTE

Antonella Caroli – presidente

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