L’Agro Romano – la vasta area a vocazione agricola intorno a Roma – rischia di scomparire definitivamente. Sono oltre 2mila gli ettari di campagna romana – residuale del grande sviluppo urbanistico degli ultimi 50 anni – che corrono grave rischio di cambiare destinazione.
Per Agro Romano si intende, geograficamente, la vasta area rurale – in parte pianeggiante ed in parte collinare – che si estende attorno alla città. Politicamente e storicamente ha sempre rappresentato il territorio di riferimento del governo municipale, come produzione e rifornimento delle derrate alimentari, nonché come luogo delle delizie estive dei ricchi romani, nelle loro tenute e nelle loro ville. L’ager publicus dunque dell’antica Repubblica Romana si estendeva, regolamentato poi dall’imperatore Ottaviano, nei confini dell’autorità municipale di Roma, che vennero fissati ad centesimum lapidem, ovvero “al centesimo miglio” di ciascuna via consolare convergente a Roma. Quest’impianto territoriale lo si può leggere ancora oggi nonostante la pesante nuova urbanizzazione. Il termine Agro Romano fu ripristinato da Flavio Biondo (XV secolo). In età umanistica veniva utilizzato per indicare l’area della Campagna Romana nel distretto municipale di Roma, che ha consentito di definire Roma il più grande comune agricolo d’Europa.
Di fatto i suoli fertili, perché di origine vulcanica e/o alluvionale, e l’abbondanza di risorse idriche fanno di questo territorio l’ambiente ideale per la produzione agricola… (continua a leggere la scheda)