Italia Nostra

Data: 8 Ottobre 2019

Castel Gandolfo, è guerra sul cemento: scontro tra Amministrazione e cittadini

La stampa e il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo non hanno capito quale è il valore della lottizzazione urbanistica che presto potrebbe sorgere a Castel Gandolfo e denominata ‘Le Mole’. In sintesi è quanto ha sostenuto il vicesindaco della città delle pesche, Cristiano Bavaro, nel corso dell’assemblea pubblica che si è tenuta nell’aula consiliare il 26 settembre e interamente dedicata al Piano cementizio che l’Amministrazione Monachesi ha intenzione di realizzare nella frazione delle Mole, a ridosso della via Appia nuova, a due passi dal confine con Albano. Accanto a Bavaro, in questa sorta di crociata contro il Ministero, c’era il resto della truppa: la sindaca, Milvia Monachesi; il tecnico che ha disegnato il Piano edilizio che ha subito di recente un brusco stop dal Ministero, Francesco Simeoni; la dirigente dell’Ufficio tecnico comunale ed il suo vice, Silvia Giannuzzi e Riccardo Pieragostini; e infine i presidenti delle cooperative edilizie tra cui principalmente quello de ‘Il Grillo’, Armando Scarpelloni,  a cui è stata assegnata la fetta più grossa della torta.

120 APPARTAMENTI
La lottizzazione ‘Le Mole’ dovrebbe sorgere su un piccolo-grande polmone verde ampio 4,5 ettari, ovvero quanto 9 campi da calcio di serie A, situato proprio davanti al parco archeologico ibernesi. Area in parte di proprietà pubblica, in parte privata. Si tratterebbe di 8 palazzi, ovvero 120 appartamenti, 80 destinati ad essere venduti al prezzo calmierato delle cooperative edili e 40 al normale valore di mercato, oltre ad una area commerciale-artiginale destinata ad ospitare vari servizi ancora non ben definiti.

12 ANNI DI GESTAZIONE MA ANCORA PROBLEMI
Il Piano edilizio ‘Le Mole’ è stato approvato dalla prima Giunta regionale Zingaretti il 20 ottobre 2016, dopo una gestazione decisamente turbolenta durata 12 anni durante i quali le amministrazioni comunali precedenti non erano riuscite ad avviare le ruspe. Il via libera, alla fine, è arrivato anche grazie a Michele Civita, ex assessore regionale all’Urbanistica, arrestato pochi mesi fa per presunta corruzione nell’affaire legato al nuovo stadio della Roma. Ma quando il cemento stava per prendere il posto del verde, degli ulivi secolari, delle viti e dei frutteti, a giugno scorso sono arrivati i due pareri negativi della Soprintendenza paesaggistica che hanno bloccato la lottizzazione.

BAVARO: “NO A VILLE CON PISCINA”
«La cosa che vorrei fosse chiara, anche nei confronti della carta stampata – ha aperto le danze stizzito il vicesindaco Bavaro davanti all’aula consiliare strapiena di cittadini e politici – è che quando si usano determinati termini, quando si parla di urbanistica, la differenza la si fa anche con le parole. Se si definisce un Piano di zona 167 come un Piano di lottizzazione, si sta dicendo una cosa sbagliata. Se si definisce un Piano di zona 167 come un Piano intensivo, come ha fatto la Soprintendenza paesaggistica, si dice una cosa sbagliata (…) quello che evidentemente non è chiaro (a stampa e Ministero, ndr) – ha  spiegato Bavaro – è che non stiamo cercando di costruire ville con piscine faraoniche, ma stiamo cercando di (…) dare casa ai nostri cittadini. Dopo 36 anni in cui non è stato possibile farlo. In un’area, tra l’altro, che è già fortemente compromessa».

«LE MOLE NON SONO L’AMAZZONIA»
«Noi – ha continuato il vicesindaco – stiamo aspettando in trepida, casta  e virginale attesa la decisione del Tar del Lazio, attesa entro giugno 2020 (…) è chiaro che questa cosa (i pareri negativi del Ministero che hanno bloccato la lottizzazione, ndr) è stata un forte stop. Ci troviamo adesso con la spada di Damocle di avere un provvedimento davanti al Giudice Amministrativo (…) ma sentirsi dire che un fazzoletto di terra di 4 ettari rappresenta il polmone verde dell’Amazzonia, sinceramente – ha sbottato Bavaro – mi fa riflettere».

«CONTRO DI NOI MANCA SOLO PAPA FRANCESCO»
Bavaro si sente circondato da nemici: «Dire sempre di no, mettere vincoli su vincoli – ha sostenuto con fare nervoso – calare dall’alto situazioni che poi i comuni non possono gestire, significa incoraggiare l’abusivismo (…) Castel Gandolfo è un comune virtuosissimo, eppure si è scatenata una redda, anche da un punto di vista mediatico, di veri speculatori  (…) ci manca solo papa Francesco che impugna questo Piano edilizio, dopo di che è stato impugnato da tutto il mondo».

ITALIA NOSTRA: “LOTTIZZAZIONE NON RISPONDE A FINALITÀ LOCALI”
Il primo a rispondere per le rime a Bavaro è stato Enrico Del Vescovo, presidente di Italia Nostra sezione Castelli Romani: «Ho molte perplessità su questo progetto – ha tuonato – questa lottizzazione risponde a finalità non locali, ma di mero investimento speculativo di carattere economico. Che non ha a che fare con lo sviluppo demografico del luogo. I comuni dei Castelli stanno crescono troppo, ma non per rispondere ad esigenze locali, ma per assorbire cittadini provenienti da Roma. Punto. Basta fare il raffronto dei cittadini nati e morti a Castel Gandolfo negli ultimi decenni. Poi ci sono le osservazioni dei cittadini abitanti del posto, i quali sono sono assolutamente contrari a questo progetto. Vale la pena ricordare che c’è anche un ricorso al Tar del Lazio ancora pendente proprio contro questo progetto. Spero – ha concluso del Vescovo – che Castel Gandolfo di dimostra davvero all’altezza del ‘borgo dei borghi’ (concorso della trasmissione televisiva di rai 3, Kilimangiaro, ndr)».

GASPERINI: «CHE SENSO HA QUESTA RIUNIONE?»
Anche il consigliere di minoranza, Paolo Gasperini, ha sottolineato una «gestione fortemente carente di un Piano urbanistico avviato nel 2014. Solo oggi – ha sostenuto davanti ai presenti – ci si rende conto di problemi che lo hanno bloccato? Sarebbe stato opportuno agire per tempo per evitare anticipazioni di soldi da parte delle imprese e anticipazioni di soldi da parte dei cittadini. Tutto questo rischia di diventare un problema, un grosso problema. Questa amministrazione governa il paese da 8 anni: che non ha senso fare una riunione a giochi fatti quando ormai il problema si è evidenziato ed è di difficile soluzione?».

LATIUM VETUS: “CITTADINI DIFENDANO IL TERRITORIO”
«Spero – ha affermato invece  Giacomo Castro, presidente dell’associazione Latium Vetus che da maggio scorso è delegata dalla Soprintendenza paesaggistica alla supervisione dell’area dei Castelli Romani – che emerga una cittadinanza che voglia difendere il territorio e il paesaggio. Spero che la cittadinanza si costituisca in giudizio accanto al Ministero e contro il ricorso presentati dalla cooperativa edilizia Il Grillo e appoggiato dal comune. Ritengo, in ogni caso, che questa vicenda sia vergognosa: è brutto  vedere una pubblica amministrazione seduta vicino ai costruttori privati».

LA REGIONE CI METTE I SOLDI PUBBLICI
A chiudere l’accesa discussione, la domanda che una cittadina ha rivolto a sindaca e vicesindaco: «Per costruire la lottizzazione  si danno soldi pubblici ai privati e si levano risorse al resto della comunità?»:  «Non si levano, non si levano”, si è affrettata a rispondere la sindaca. «La 167 – ha  spiegato il vicesindaco Bavaro – è a costo zero per l’Amministrazione». «Ci sono gli atti, signora – ha aggiunto il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale, Riccardo Pieragostini – può sempre prendere visione degli atti». «Da parte della Regione – ha rincarato la dose Del Vescovo di Italia Nostra – non c’è un finanziamento pubblico, siete sicuri?». «Il finanziamento pubblico – ha risposto a quel punto Bavaro – lo hanno preso le cooperative edilizie, non noi». Quindi, a ben vedere, ci sono in ballo anche soldi pubblici in questa lottizzazione su area vincolata.

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