Italia Nostra

Data: 5 Dicembre 2011

Domus Aurea, il cantiere della discordia. “Un’opera da megalomani e pericolosa”

di Carlo Alberto Bucci – Laura Larcan

da “La Repubblica – Ed. Roma” (del 04.12.2011)

Scontro sul piano di salvataggio della Domus Aurea. Questo mese partono i lavori voluti dal commissario delegato del Ministero per i Beni culturali. Ma la Soprintendenza archeologica ha dato il suo parere negativo al via. Eppure ponteggi, recinzioni e container sono stati già piazzati sul prato di Colle Oppio. All’ombra della complessa operazione di restauro della Casa di Nerone, chiusa da sei anni per i crolli e le rovinose infiltrazioni d’acqua, continua a consumarsi il braccio di ferro tra la Soprintendenza e il commissario delegato per la sicurezza Luciano Marchetti per l’approvazione definitiva del progetto “guida”.
Ai blocchi di partenza sono proprio i lavori di dissodamento dei giardini del Colle Oppio, in corrispondenza della famosa Sala Ottagona, che dovrebbero gettare le basi per il progetto curato dal commissario Marchetti insieme ad Andrea Carandini, la cosiddetta “struttura sperimentale reticolare”, che prevede la rimozione del terrapieno che grava pesantemente sulle strutture antiche sottostanti, svelando nuovi ambienti mai visti, ossia il secondo livello della Domus Aurea, e dotandoli di una nuova copertura stabile. Un progetto tanto innovativo quanto oneroso (che costa tra i 45 e i 50 milioni di euro) alternativo a quello più classico della Soprintendenza (costo 15 milioni) che l’ha subito giudicato “troppo faraonico, inutile e pericoloso per il monumento”. L’ambizione del progetto Marchetti-Carandini deve fare però i conti con i comitati congiunti di settore, archeologici e architettonici, del Ministero per i beni culturali, che non hanno ancora espresso un’approvazione ufficiale. «Noi intanto prepariamo lo scavo – racconta il direttore dei lavori del cantiere del Commissario Vincenzo Angeletti Labini – stiamo predisponendo tutto quello che occorre per avviare nei prossimi giorni la prima fase del progetto, vale a dire il primo intervento di scavo sul Colle Oppio, finalizzato alla realizzazione di una copertura provvisoria. Si tratta di una struttura esterna dotata di materiale isolante che protegga l’area dalle piogge e dagli sbalzi di temperatura». L’area dei giardini del Colle Oppio è stata recintata: «I lavori riguarderanno l’estremità orientale, l’ala est a partire dalla Sala Ottagona, estendendosi per circa sette o otto ambienti», avverte Angeletti, che sottolinea: «Attendiamo a breve il parere dei comitati tecnici congiunti per predisporre la fase esecutiva dei lavori».
Un’approvazione che, però, stenta ad arrivare a fronte di una riunione tecnica che si è svolta già a luglio scorso, quando il direttore generale per le antichità Luigi Malnati aveva stabilito che per portare avanti uno dei due progetti bisognava attendere il parere dei comitati. Il ritardo lascia presupporre un aperto contrasto. «Se i comitati scientifici esprimeranno ora un parere contrario, opteremo per una soluzione di alleggerimento del terrapieno, con un cosiddetto vuoto tecnico, un’intercapedine sottostante i giardini». Soluzione che sembra collimare in extremis col progetto della Soprintendenza, messo a punto per l’ala ovest della Domus Aurea, puntando ad un “massetto tecnologico” impermeabile, e valorizzando le Terme di Traiano in funzione del disegno dei giardini. Forse è la preoccupazione per l’incombere della stagione del maltempo, fatto sta che il commissario si affretta ad aprire un cantiere senza l’approvazione dei comitati tecnici, né della Soprintendenza guidata da Anna Maria Moretti al cui «no» Marchetti ha risposto presentando un «via libera» rilasciato però – sottolineano a palazzo Massimo – ai tempi di Bottini (2005-2010) «ma per un diverso progetto».

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