Italia Nostra

Data: 13 Luglio 2016

Ex convento di Sant’Agostino e Palazzo Vescovile (già Donnini) a Tuscania: segnalazione per la Lista Rossa

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Indirizzo/Località: centro storico – Tuscania (Viterbo)

Tipologia generale: ex edificio di culto

Tipologia specifica: santuario

Configurazione strutturale: edifici di epoche medievale e rinascimentale situate nel centro storico di Tuscania. Formato da Chiesa ad aula unica e da una serie di ambienti organizzati attorno ad un caratteristico chiostro

Epoca di costruzione: complesso di origine medievale che ha conosciuto una serie di interventi interessanti nella seconda metà del Quattrocento e sullo scorcio del Seicento

Uso storico: fu convento agostiniano, quindi seminario diocesano, poi scuola, poi ricetto di rifugiati durante le Guerre Mondiali. Al suo interno venne ospitata la prima biblioteca pubblica della città.

Uso attuale: stato di abbandono

Condizione giuridica: di proprietà della Diocesi di Viterbo

Segnalazione: del 12 giugno 2016 – Sezione di Viterbo –  viterbo@italianostra.it

Motivazione della scelta: l’ex Convento di S. Agostino sorge al centro della città, sulle mura urbane medievali, caratterizzando la veduta da ovest (ovvero dall’ingresso principale) della città storica. È un complesso di origine medievale che ha conosciuto una serie di interventi interessanti nella seconda metà del Quattrocento e sullo scorcio del Seicento; risulta formato da una chiesa ad aula unica e da una serie di ambienti organizzati attorno ad un caratteristico chiostro. Fu convento agostiniano, quindi seminario diocesano, poi scuola, poi ricetto di rifugiati durante le Guerre Mondiali. Al suo interno venne ospitata la prima biblioteca pubblica della città.

L’ex Palazzo Vescovile sorge al centro della città storica, in posizione dominante, da dove dialoga direttamente con il più importante gioiello artistico di Tuscania (e non solo) la chiesa di S. Pietro. Il suo complesso, formato dal palazzo vero e proprio, le scuderie e circondato da giardini, ne fece la dimora privata più significativa della città che, dal 1651 – per volere testamentario dell’ultimo proprietario – venne destinata alla residenza dei vescovi pro tempore. L’immagine che di Tuscania si ha dal Colle di S. Pietro è vincolata all’aspetto di questo edificio e, viceversa, da questo edificio si ha un’immagine unica del complesso ecclesiastico extraurbano. Al di là del valore storico, c’è quello paesaggistico che lo rende un elemento preziosissimo della città.

I monumenti restaurati dopo il sisma sopravvivono in uno stato manutentivo assai precario; opere d’arte e beni storico-artistici continuano a scomparire per furti, abbandoni o deperimento; le infrastrutture sono parzialmente inutilizzate inutilizzabili e comunque non più adeguate se non a costi insostenibili per l’economia locale.

Si tratta di due complessi architettonici che, per loro natura, costituiscono un rilevante patrimonio culturale (contemporaneamente storico, artistico e paesaggistico) e che contengono – in nuce – le potenzialità per rispondere ad istanze culturali della comunità di Tuscania. Se Tuscania possiede – da un lato – questi due complessi significativi in stato di abbandono ed il cui riutilizzo futuro dovrebbe essere vagliato attentamente al fine di mantenerne l’importante ruolo urbano e salvaguardarne i caratteri storici ed artistici loro propri, dall’altro, sempre a Tuscania, esiste l’esigenza di trovare una sede congrua ad una serie importanti di attività culturali che, in questi due luoghi, avrebbero la loro dimora ideale.

Un primo gruppo di funzioni riguarda il consistente patrimonio bibliografico ed archivistico della città. L’attuale Biblioteca Comunale ha un’intensa attività culturale e svolge una serie di attività di altissimo valore sociale ed educativo, ma non dispone di locali idonei. Attualmente infatti ha sede nell’ex Chiesa di S. Croce, location bellissima ma inadeguata: gli ambienti destinati a sala di lettura non sono accessibili ai disabili, così come la sala conferenze; l’Archivio Storico Comunale, che ha sede nello stesso complesso, non è ospitato in ambienti atti alla conservazione delle preziose testimonianze del passato tuscanese (pergamene e documenti cartacei dal XII sec. ad oggi) né, anche questo, risulta accessibile ai disabili. Lo spazio a disposizione delle numerose attività che vengono svolte, spesso solamente per l’alta sensibilità del bibliotecario e l’impegno di associazioni culturali, non hanno spazi sufficienti per poter essere espletate appieno senza interferire una con l’altra.

A Tuscania esiste poi un altro importante e prezioso archivio annesso alla ex cattedrale: si tratta del complesso degli Archivi Ecclesiastici di Tuscania anche questi con testimonianze dall’età medievale ad oggi.

Gli archivi tendono a crescere nel tempo; pertanto nell’ex Convento e/o nell’ex Palazzo Vescovile potranno essere collocati e conservati i vari archivi correnti attuali del Comune, delle parrocchie, degli enti pubblici (Ente asilo, ad esempio). Esiste ancora il fondo della prima biblioteca pubblica di Tuscania, che era quella a disposizione del Seminario Diocesano e che oggi è in deposito, parte al CEDIDO di Viterbo e parte presso il complesso di S. Maria della Quercia sempre a Viterbo, un fondo librario che va dal 1500 al 1800 di circa cinquemila pezzi. Sarebbe ideale riunire questo patrimonio archivistico e bibliografico e tutte le funzioni che ruotano attorno nell’ex Convento di S. Agostino. Differentemente alle sedi attuali, tutto il piano terra del convento e la chiesa, sarebbero accessibili ai disabili e hanno spazio sufficiente per tutte le attività che vengono svolte attorno a questo patrimonio. Al secondo piano potrebbero ospitarsi i vari archivi cittadini, ognuno con i suoi ambienti ben individuati. Si unirebbe così il recupero del complesso alle economie di scala nella conservazione e gestione dei fondi archivistici e librari, facilitandone conservazione e consultazione e creando gli spazi idonei per le attività didattiche che oggi faticano ad essere svolte nelle sedi attuali.

Un secondo gruppo di funzioni, sempre legato all’attività culturale, vede coinvolto il cospicuo patrimonio storico artistico della città oggi più che mai in grave pericolo di dispersione. Senza entrare in merito ad una serie di atti che stanno spogliando la città dei suoi beni (oltre che furti e distruzioni), poniamo l’accento su alcuni aspetti. Il bellissimo Museo Nazionale Archeologico di Tuscania, progettato negli anni Settanta per ospitare il materiale antico e medievale proveniente dagli scavi, si trova – per la ricchezza dei ritrovamenti – a non disporre di spazi sufficienti per ospitare i reperti delle due epoche, per cui la sezione medievale è ancora nei depositi. Molto altro materiale poi, si trova in depositi esterni, quindi assai maggiori sarebbero le sue potenzialità se avesse altri spazi dove esporre. A seguire c’è tutta una serie di opere d’arte che, in conseguenza ai restauri novecenteschi di diverse chiese e – ancor di più – in seguito ai restauri post-sisma, hanno perduto la loro sede originaria e non hanno spazi idonei alla loro conservazione.

A questi si affianca tutta una serie di arredi liturgici (anche preziosi), paramenti, etc. che oggi restano depositati in sagrestie e magazzini, spesso non idonei alla loro conservazione, ma che per il loro valore storico, artistico ed etnoantropologico, meriterebbero di essere conservati, esposti e fruiti dagli studiosi. Infine, manca a Tuscania, uno spazio atto alle esposizioni temporanee o alle attività didattiche legate allo studio dell’arte antica e contemporanea (Tuscania è residenza di molti artisti di fama internazionale, viene richiesta spesso per ospitare i corsi estive di accademie italiane e straniere, etc.). Tutte queste funzioni si potrebbero raccogliere nell’ex Palazzo Vescovile, dove si potrebbe allestire la sezione medievale del Museo Nazionale Archeologico, una sezione ospitante il Museo Civico Diocesano, una serie di spazi da destinare alle esposizioni temporanee ed, infine, nelle ex scuderie del palazzo, laboratori artistici.

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