Il Lazio vanta uno dei patrimoni paesaggistici e culturali più importanti d’Italia. La Capitale in questo contesto dovrebbe assolvere il ruolo di modello di gestione, amministrazione e valorizzazione dei parchi. Solo a Roma il sistema di tutela del verde e del verde storico, nato nell’ultimo trentennio del Novecento dalla volontà dei comitati cittadini, ha regalato alla Capitale complessi architettonici e parchi di unico valore identitario per la storia della città. Villa Borghese, Villa Ada, Villa Glori, Villa Pamphili, il sistema delle aree protette regionali di Roma Natura. Questi sono solo alcuni esempi di realtà oggi in pericolo.
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Quali i motivi:
1. La soprintendenze: non esercitano più la tutela delle aree soggette a vincolo e normate dal Codice per i Beni Culturali ed il Paesaggio. Le aree verdi tutelate spesso sono oggetto di progettazione di parcheggi interrati scavalcando i vincoli (esemplificativo il caso di Parco Rabin dove per andare incontro a interessi privati collegati al progetto di parcheggio interrato, la Soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio di Roma ha avviato l’iter amministrativo per eliminare il vincolo paesaggistico);
2. Le amministrazioni locali: con la scusa di non disporre di adeguati finanziamenti, affidano ai privati molte aree di verde pubblico per l’organizzazione di eventi, spesso invasivi e per i quali raramente vengono date garanzie finanziarie (fidejussioni) a tutela dei danni arrecati dagli allestimenti e dal pubblico che partecipa alle manifestazioni (si veda il concorso ippico organizzato a Villa Borghese);
3. La manutenzione: il servizio necessario alla conservazione e valorizzazione del verde vincolato è affidato normalmente a convenzioni con privati, dalle quali scaturiscono problemi di abusivismo collegato all’ampliamento delle strutture concesse per lo svolgimento delle attività di giardinaggio, ristoro e accoglienza nei parchi. Spesso contestate dai cittadini, raramente offrono prestazioni d’opera qualificate che mantengono gli spazi affidati (si veda il caso del parco di Villa Massimo).
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Cosa bisognerebbe fare:
1. Far rispettare i vincoli che fino ad oggi hanno garantito la conservazione del verde di Roma e del Lazio
2. Rivedere tutto il sistema delle convenzioni con i privati per i punti verdi concordando, per ogni parco, lo storno di una quota dalle risorse provenienti dalla ristorazione o dalla bigliettazione degli eventi estivi che vengono ospitati e destinare interamente queste risorse alla manutenzione e alla conservazione;
3. Ottenere la ricostituzione della famosa scuola di giardinaggio del Comune di Roma con una dislocazione nei municipi di sedi operative qualificate per la manutenzione delle aree verdi e dei parchi ivi presenti
4. Far partecipare i cittadini alla conservazione del verde che qualifica il loro municipio: per ogni parco predisporre la figura di un ispettore civico ambientale per il controllo sulla manutenzione e tutela di ogni parco contro gli abusi nelle diverse realtà che abbelliscono il territorio.
Il Consigliere Nazionale di Italia Nostra, dott.ssa Ebe Giacometti
Il Presidente Regionale Lazio di Italia Nostra, prof.arch. Cesare Crova