Italia Nostra

Data: 13 Gennaio 2023

Napoli: c’è un futuro per l’Albergo dei Poveri

Lunga e complessa è la storia dell’Albergo dei Poveri a Napoli. Una costruzione enorme che occupa oltre 57 mila metri quadrati, superfici praticabili per circa 220 mila metri quadrati, un volume di oltre 2 milioni di metri cubi: praticamente una città. Nato per decisione del re Carlo III che lo fece costruire per ospitare i bisognosi della città e insegnare loro un mestiere, il nome corretto dell’edificio è “Albergo de’ Poveri”.
La denominazione corrente di “palazzo Fuga” richiama il nome del suo progettista, l’architetto Ferdinando Fuga, ed è preferita da quanti a quel nome originario ritengono più appropriata una denominazione meno imbarazzante di quella storica in quanto rispettosa dell’origine del monumento. Ma per i napoletani l’Albergo dei Poveri è anche detto “‘o serràglio“ , ovvero il reclusorio, o riformatorio.
L’edificio è da anni in uno stato di abbandono peggiorato dai crolli provocati dal terremoto del 1980 e da allora in pressoché totale disuso, con cantieri solo parziali, anche interrotti nel tempo.
Per l’Albergo dei Poveri sono state prospettate nel tempo le più diverse ipotesi di riutilizzo, ma di questi giorni è la notizia per la quale il Ministro Gennaro Sangiuliano intende allocarvi una sede distaccata della Biblioteca Nazionale.
Il rinnovato interesse della politica e dei media per l’enorme monumento napoletano non può non riportare alla mente il grande sforzo compiuto da Italia Nostra Napoli nel salvaguardarlo da usi impropri e destinazioni poco consone.
Nel 2020 in piena emergenza covid Italia Nostra chiedeva infatti di riaprire all’accoglienza una parte dell’Albergo dei Poveri.
(Qui l’appello che la sezione di Napoli lanciò per il recupero parziale della destinazione originaria.)

“Quand’ero assessore all’urbanistica della città – spiega Luigi De Falco, Presidente di Italia Nostra Napoli – tra giugno 2011 e maggio 2013, ero riuscito a concretizzare l’interesse di Cassa Depositi e Prestiti per il recupero della struttura per spazi museali e per la formazione e per le attività didattiche universitarie delle facoltà di Agraria e Biologia che giusto accanto all’edificio gestiscono lo storico (e ricchissimo) Orto Botanico. Si consideri che la parte centrale dell’Albergo dei Poveri al 2012 era completamente restaurata e pure arredata, già pronta per una scuola pubblica di formazione che mai più vi si è insediata (e in dieci anni anche quel lavoro è andato perso).
Con l’incendio di Città della Scienza, a marzo del 2013, l’interesse di Cassa Depositi e Prestiti per l’Albergo dei Poveri venne meno. Essa preferì spostare la propria attenzione –con il braccio operativo di Invitalia- sul recupero delle aree ex Italsider a Bagnoli, pur’esse tuttora in alto mare.
Quando il Ministro Franceschini lanciò l’assurda idea di trasferirvi per intero la Biblioteca Nazionale, Italia Nostra si oppose in modo assai fermo. Le ragioni? La Biblioteca Nazionale di Napoli fu insediata nel Palazzo Reale nel 1922, grazie a Benedetto Croce, raccogliendo in quella sede la preesistente Biblioteca Nazionale, quella del Museo di San Martino, la Brancacciana, la Provinciale, la San Giacomo, e furono nell’occasione anche recuperati e custoditi a Palazzo Reale i preziosi manoscritti che due secoli prima erano stati trasferiti a Vienna da Carlo VI d’Asburgo. Gran parte del Palazzo fu adattata a quello scopo e progettata ogni minuta parte, compresi gli arredi, per quella specifica destinazione.
Quale il vantaggio di un trasferimento? Si prospetta la trasformazione del Palazzo Reale nell’ennesimo contenitore di mostre? Per sbigliettare e fare cassa?
L’Albergo de’ Poveri è un edificio colossale. Esso può conservare almeno traccia della destinazione originaria (accoglienza dei poveri, formazione professionale) come nella volontà del Re Carlo III che per questo lo ideò, tuttavia potrebbe benissimo anche accogliere una nuova biblioteca, moderna, sull’esempio della Mitterand a Parigi, giustamente evocata dal Ministro, ma senza escludere che gli enormi spazi sono sufficienti pure per accogliere le straordinarie collezioni di reperti archeologici che il Museo Archeologico Nazionale conserva nei suoi piani cantinati, non avendo ulteriori disponibilità nelle sale. In tal modo si implementerebbe un’offerta culturale negata di enorme interesse.
Anche Alda Croce – negli anni ‘80 nel direttivo della sezione presieduta da Antonio Iannello – scrisse sulla destinazione ottimale dell’Albergo de’ Poveri, ricordando che esso si trova ai margini del centro storico, in un quartiere popolare, San Lorenzo-San Carlo all’Arena, non privo di condizioni sociali difficili, privo di servizi e di verde. E nel palazzo esistono quasi due ettari di aree libere, non costruite, grandi cortili e spazi verdi, che pure possono dare ampio sfogo al quartiere”.

Per saperne di più:

Corriere del Mezzogiorno 25 giugno 2000

 

Per l’immagine in evidenza: Di Armando Mancini – Flickr: Napoli – Albergo dei poveri, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16410439

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