Italia Nostra

Data: 22 Settembre 2022

Sicilia: 120 edifici a rischio idrogeologico

In Sicilia, il dissesto idrogeologico coinvolge persone, edifici, beni culturali e attività imprenditoriali. Nell’Isola ci sono circa 320mila residenti che vivono in aree a rischio frane: un dato che si distribuisce per quasi duemila chilometri quadrati di territorio (7% del totale della superficie regionale).Lo rivela il rapporto 2021 “Dissesto idrogeologico in Italia”, presentato nei giorni scorsi dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che fornisce il quadro di riferimento nazionale in ordine alla pericolosità associata a frane, alluvioni e all’erosione costiera dell’intero territorio italiano. 

La graduatoria provinciale isolana, valutando una stima della popolazione potenzialmente presente nelle aree a rischio, vede in cima Palermo, con poco più di 36mila persone coinvolte, e quindi Messina, con circa 17mila; ma anche la provincia di Caltanissetta risulta tra le più vulnerabili. Numeri che posizionano l’Isola tra le regioni più fragili a livello nazionale, considerando che, proprio per le aree a livello di pericolosità più elevata, il numero di isolani è valutato tra i più alti d’Italia.  Ma non ci sono solo persone e territorio nel mirino dell’emergenza idrogeologica. A rischio frane e alluvioni, infatti, si registrano anche case, attività produttive e beni culturali. In Sicilia, secondo i dati dell’ISPRA, ci sono 102mila edifici, pari a circa il 5,9% del totale, e 22.472 imprese che risultano nelle aree a rischio. Tra questi ci sono anche circa un migliaio di beni culturali, un patrimonio rilevantissimo che attende risposte. Da considerare, inoltre, anche la presenza di circa 120mila edifici che si trovano in aree a rischio idrogeologico.  Ma anche l’erosione costiera rappresenta un altro gravissimo problema idrogeologico, ormai da anni al centro di un costante monitoraggio di enti ambientali preposti al controllo e di associazioni ambientaliste. Calabria, Sicilia, Sardegna e Puglia sono le regioni con il maggior numero di chilometri di costa in arretramento. Il loro sviluppo costiero è pari a più di due terzi della costa nazionale e, nonostante la complessa articolazione geomorfologica delle coste basse e i lunghi settori di costa alta, il 61% dei litorali italiani in erosione appartengono ad esse. In Sicilia, in particolare, il dato relativo alla costa in erosione è pari a 139 chilometri, si tratta del secondo dato più elevato d’Italia, dopo la Calabria (161 km), e prima di Sardegna (116 km) e Puglia (95 km).  

Vedremo cosa faranno il prossimo Parlamento e il prossimo Governo – regionale e nazionale – per tutelare, per mettere in sicurezza il nostro territorio. Da anni attendiamo l’approvazione di una Legge sul consumo di suolo e auspichiamo una corretta pianificazione del territorio, a partire dal rispetto dei Piani paesaggistici. Così come attendiamo l’istituzione della Carta del rischio del patrimonio culturale e del paesaggio siciliani.   

 Il PNRR, infine, doveva essere l’occasione per rimediare a problemi, a mancanze storiche quali appunto la messa in sicurezza degli argini, dei terreni fragili, degli edifici pubblici, dell’antisismica, degli acquedotti, del trattamento rifiuti, dell’energia. Tutti argomenti appena sfiorati o meglio dire ignorati dai progetti del PNRR presentati. Al contrario, risulta che moltissimi progetti attuali siano soltanto “operazioni di riciclaggio” di progetti precedentemente scartati. Insomma, mera elencazione di realizzazioni prive di capacità di rilancio dell’economia, funzionali soltanto ai meccanismi consolidati di spesa pubblica improduttiva e parassitaria.

Emerge inoltre che gli enti locali, per procedere alla ripulitura di argini e alvei da vegetazione e detriti, debbano sistematicamente attivare le procedure burocratiche previste dalla legge, il che concorre a lungaggini e inadempienze. Ma per tali opere di manutenzione periodica non dovrebbero essere necessarie specifiche autorizzazioni, quanto invece direttive operative sempre valide, che abilitino all’azione in qualsiasi momento, in ordine alle necessità.  

 

Prof. Leandro Janni, presidente regionale Italia Nostra Sicilia  

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