È apparsa recentemente sulla stampa locale (Il Secolo XIX – Levante del 6 marzo 14) la notizia, corredata da un’intervista all’Assessore regionale allo Sport, sulla fattibilità, data per imminente, di installazione di “cannoni” per la neve artificiale da spararsi sulle piste di S.Stefano d’Aveto. Questo per garantire la fruizione sciistica indipendentemente dalle condizioni meteorologiche e per allungare la stagione. L’assessore dichiara che “dobbiamo essere rispettosi dell’ambiente perchè siamo all’interno di due siti di interesse comunitario”. Meno male. Peccato che il progetto preveda un indispensabile allargamento delle piste, e, soprattutto e più grave, che i cannoni sparaneve debbano necessariamente avere un bacino d’acqua cui attingere. E dove pensa l’assessore di realizzare il bacino? Nella torbiera del Prato della Cipolla, tra l’altro interdetta al pubblico per tutto l’anno. Questa interdizione risulta a chi scrive del tutto teorica: e comunque se c’è ci sarà una ragione. Ragione che sta nel grandissimo pregio naturalistico della torbiera. Il prato della Cipolla fa parte di una serie di zone umide in cui si sta compiendo un’evoluzione ambientale (geologica, botanica e zoologica) importantissima e irripetibile, bisognosa della massima tutela, anche per la presenza di specie rare. E cosa accetta di fare la Regione ? scavarci la riserva d’acqua per i cannoni sparaneve, aggiungendo l’alibi della riserva anti-incendi, peraltro poco probabili nella faggeta. Non possiamo pensare che una simile proposta che ignora valori naturalistici unici e li sottomette a un rendimento economico tutto da verificare, per la modica spesa di 1milione di euro, possa essere presa in seria considerazione. Sperando in una maggiore consapevolezza e responsabilità decisionale da parte degli organi decisionali preposti, restiamo in attesa di chiarimenti in merito. Con i migliori saluti,
Anna Maria Castellano
Presidente della Sezione del Tigullio