Italia Nostra

Data: 30 Maggio 2012

Acqualagna, costruzione di un gigantesco resort nella riserva naturale del Furlo

Il  29 marzo 2012 il Consiglio Comunale di Acqualagna ha adottato il Piano di Recupero di iniziativa privata ai sensi della Legge 457/78 in zona A2 Furlo che prevede la costruzione di una struttura turistico ricettiva lunga 35 metri, larga m.10 e alta m. 7,5 in località Furlo sul piazzale adiacente alla via Flaminia sul lato che prospetta verso la celebre gola scavata dal fiume Candigliano.

Si tratterebbe di una specie di ecomostro, un gigantesco edificio che schermerebbe quasi completamente la visione del paesaggio che da più di due millenni – ma è opinione degli storici che la via consolare Flaminia insista sul preesistente tracciato preistorico – viene percepito da chi proviene da Roma e procede verso la costa adriatica. E benché l’abitato del Furlo sia stato escluso dai confini della “Riserva Naturale Statale Gola del Furlo”, istituita con Decreto del Ministero dell’Ambiente il 6 febbraio 2001, la via Flaminia e l’adiacente piazzale interessato al Piano di recupero in oggetto si trovano al centro della Riserva.

Ovviamente tutta l’area, compreso il nucleo abitato, è soggetta a vincolo paesaggistico ai sensi dell’articolo 142 del “Codice dei beni culturali e del paesaggio” e ricade anche nell’ambito delle aree e beni archeologici di rilevanza regionale, individuate e tutelate dal PPAR come “Zone archeologiche e strade consolari”, art. 41; è tra l’altro individuata tra le strade panoramiche alla tavola 7 del PPAR e tra le aree ad alta percettività visuale.

La strada consolare Flaminia costituisce un’emergenza di eccezionale valore ambientale che il PTC annovera tra le

“ invarianti territoriali”. Più precisamente la strada consolare Flaminia è compresa nell’elenco delle aree e beni archeologici vincolati ai sensi  della Legge 1089/39 individuata per il tratto “Abbazia di San Vincenzo al Furlo-Smirra-Acqualagna-Cagli”, che comprende il segmento in oggetto, alla tavola D10 del PTC e, insieme ad altri elementi che “per le loro caratteristiche di rarità ed eccezionalità strutturano in modo determinante la matrice ambientale provinciale, abbisognano di un appropriato grado di salvaguardia che le preservino da eventuali trasformazioni antropiche che possano alterarne le peculiarità o determinare situazioni di rischio” (4B- Aree e beni archeologici di rilevanza provinciale).

Dal verbale di adozione del Consiglio Comunale si riscontra inoltre una controversia sulla proprietà di parte dell’area del piazzale sul quale verrebbe costruito il resort, in quanto per un errore dei rilevatori nella mappa d’impianto  in vigore dal 1927 non è stata cartografata la scarpata di notevoli dimensioni di pertinenza pubblica che oggi è inglobata nel piazzale e il Comitato Furlo ne rivendica la restituzione al Comune.

Tra l’altro si segnala che la struttura ricettiva andrebbe a collocarsi esattamente sul limite dell’area esondabile perimetrata e identificata dal P.A.I. come area a rischio elevato R3 e appare evidente  che ogni intervento di consolidamento e sostruzione del terrapieno andrebbe inevitabilmente a superare tale limite.

Infine si evidenzia che l’iniziativa in favore di un privato potrebbe compromettere l’integrità di un bene di interesse collettivo e che il presupposto migliore per garantire lo sviluppo turistico di qualità per il territorio di Acqualagna, e non solo, è sicuramente la salvaguardia dei valori e delle eccellenze del Furlo, mentre iniziative e interventi turistico-ricettivi potrebbero essere localizzati in aree meno sensibili.

Pertanto l’associazione Italia Nostra invita ad esaminare e valutare con estrema attenzione il progetto che a nostro avviso risulta incompatibile con l’eccezionalità storica, paesaggistica e ambientale di questi luoghi.

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