La città di Senigallia, per la complessità delle sue vicende urbanistiche, caratterizzate da ripetute fasi di decadenza, ricostruzioni e ampliamenti dall’età antica al ‘700 e oltre, presenta un interesse notevole per la ricerca archeologica, configurandosi comelaboratorio potenziale per lo studio della evoluzione urbanistica di una città del medio Adriatico dall’età antica a quella moderna. Ai tanti interrogativi posti dalla decadenza tardoromana e altomedievale, si aggiungono qui quelli suscitati dalla ancor più radicale decadenza bassomedievale (metà XIII – metà XV secolo), fermata prima dalla parziale ricostruzione malatestiana (Sigismondo Malatesti) e poi da quella roveresca (Giovanni Della Rovere e successori).
Ma di tutte queste trasformazione precedenti il ‘500 nessuna testimonianza architettonica resta visibile nella città attuale, mentre la documentazione archivistica e cronachistica risulta povera e frammentaria. Ancor più modeste fino a tempi recenti le conoscenze dell’età antica per la pochezza delle indagini archeologiche e degli studi di erudizione. Solo nel 1990, in occasione della costruzione del nuovo teatro “La Fenice” all’interno del centro storico, prendeva avvio un’indagine archeologica sistematica e di ampio respiro a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche. In quest’area venivano alla luce i resti di un ampio settore della città romana: un incrocio tra due assi stradali basolati che delimita quattro quadranti della città antica, solo due dei quali occupati da abitazioni private (domus). Gli strati inferiori e superiori hanno rivelato anche tracce di presenze preromane e medievali. L’area è stata musealizzata e allestita con vetrine che espongono i principali materiali rinvenuti… (continua a leggere il documento)