Detto fatto. La settimana scorsa veniamo a sapere del progetto del Comune di voler rimuovere l’ottocentesca fontana posta nella parte finale dei Giardini Pubblici (procedendo verso il centro città) per collocarla in altro sito, e dopo pochi giorni, con insolita e straordinaria efficienza, la fontana non c’è già più. Al riguardo occorre precisare che i “Giardini pubblici” di Corso Vittorio Emanuele furono realizzati sotto l’egida di Giulio Gabrielli durante i primi decenni della seconda metà dell’Ottocento. Del Gabrielli abbiamo anche uno schizzo abbastanza preciso di un emiciclo caratterizzato da un balaustra superiore in travertino, un paramento murario centrale con tre nicchie, che presumibilmente dovevano accogliere tre piccole fontane, e due ali laterali degradanti.
L’emiciclo esiste tuttora, anche se in disuso, e di fronte ad esso, con perfetta integrazione dei due elementi, fu successivamente collocata la fontana in questione, per altro necessaria in un pubblico giardino. La fontana probabilmente proveniva dall’adiacente complesso degli antichi e splendidi Giardini pensili che furono di Candido Augusto Vecchi e quindi acquisiti dalla famiglia Luciani, e che andarono gradualmente distrutti con la cementificazione di tutta la restante parte di Corso Vittorio Emanuele per la costruzione di una serie di palazzoni “fuori scala” negli anni 50/60 che arriva sino al complesso absidale del Duomo. Un obbrobrio.
Ciò premesso, poiché riteniamo che sia i Giardini pubblici che la fontana stessa rientrino nell’ambito di tutela del “Codice del Paesaggio”, chiediamo se la sua rimozione e relativo spostamento abbiano ricevuto l’apposita autorizzazione da parte di codesta Soprintendenza. La nostra richiesta ha carattere di urgenza anche perché la fontana, già smontata, sarà “ripulita”, il che significa che se tale operazione verrà effettuata con la “sabbiatura” ciò non potrà non incidere sul travertino della fontana stessa ricca di elementi ornamentali e decorativi.
Circa il luogo di destinazione (ampio marciapiede di Via Marucci poco distante dall’Istituto ITG Umberto I degli anni 30) secondo il nostro parere si tratta di un sito del tutto incongruo rispetto alle caratteristiche del manufatto, ma su questo torneremo.
Guido Biondi
Consigliere Sezione di Ascoli Piceno di Italia Nostra
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