Facciamo nostra la segnalazione di Luca Cristini sulle ultime vicissitudini che riguardano la già martoriata abbazia di Sant’Eustachio in Dòmora a San Severino: una parte dei ruderi dell’abbazia pervenute sino a noi sarebbero state abbattute nelle settimane scorse, subito dopo cioè, ironia della sorte, lo stanziamento da parte della regione Marche di fondi per la valorizzazione dell’antica via Romano – Lauretana, percorso a cui era legata la sua esistenza. Quindi, non solo non si sta provvedendo al recupero di un’antica e pregevole testimonianza della vita nei nostri territori ma, al contrario, si stanno verificando dei fatti che ne accelerano ulteriormente la scomparsa.
Elementi lapidei delle rovine dell’abbazia che fino a ieri segnavano la geometria e le dimensioni complessive dell’antico edificio son state ritrovate a terra: erano riuscite a superare indenni gli effetti devastanti del terremoto del 2016 ma, evidentemente, non gli ultimi eventi. Non ci sono nelle vicinanze cartelli relativi a lavori in corso, per cui non sembra che questa situazione sia il frutto di un cantiere autorizzato da nessun ente. Ci chiediamo quindi: cosa è successo?
Quella di sant’Eustachio è una costruzione la cui realizzazione risale al sec. XI. Il monastero, che si distinse per la sua intensa attività anche di alloggio dei viandanti che si muovevano verso Loreto, ricevette numerose donazioni che lo arricchirono di molte proprietà terriere e beni. Dai documenti si registra comunque un progressivo declino già nel corso del secolo successivo, con un totale abbandono del monastero a fine del Trecento: oggi questa storia è ancora leggibile anche se solo attraverso dei ruderi e per questo motivo riteniamo sia giusto attuare tutte le iniziative necessarie per la loro conservazione, per tramandarli alle future generazioni.
Il comune di San Severino Marche è proprietario dell’immobile da qualche anno, da quando i proprietari decisero di concederlo in comodato d’uso gratuito, una concessione di 99 anni col patto di restaurarlo e renderlo di nuovo fruibile. Il primo passo per l’adempimento di quell’impegno, oggi, è l’accertamento delle responsabilità di quanto successo, per poi passare finalmente alla pianificazione di una strategia per il restauro dell’abbazia, prima che il degrado e l’abbandono abbiano il sopravvento definitivo.
Innumerevoli sono le iniziative finalizzate alla costruzione di una rete che tenga insieme tutto il patrimonio culturale dei nostri territori, per valorizzarlo e renderlo fruibile ad un numero sempre maggiore di persone. Pensiamo alla recente istituzione della Marca Maceratese o al tracciamento degli stessi cammini romano – lauretani. Abbandonare l’abbazia di Sant’Eustachio al suo destino significherebbe, però, indebolire quelle strategie perché mostreremmo noi stessi scarso interesse verso un patrimonio che, almeno a parole, vorremmo condividere. È veramente l’ora di passare ai fatti.
Chi sta demolendo l’abbazia di Sant’Eustachio in Dòmora a San Severino Marche?