Numerosi motivi inducono Italia Nostra a esprimere il proprio dissenso e contrarietà alla decisione di demolire l’antica casa rurale di via Cimarosa: l’immobile è datato 1872, quindi sottoposto a tutela; l’incendio doloso che ha danneggiato il tetto non ne ha compromesso la struttura portante. Il degrado è dovuto all’incuria, tanto che l’ultimo progetto di sistemazione non è mai stato attuato e c’è il forte sospetto che si voglia spostare la capacità edificatoria altrove.
Il rustico è una delle ultime testimonianze del patrimonio architettonico rurale connesso alla destinazione agricola dei terreni circostanti la villa Miralfiore e il parco storico, ma soprattutto l’edificio è compreso nel territorio del Parco Miralfiore ed è parte integrante del progetto di sistemazione dell’area verde. Qui erano previste aula didattica, sala di proiezione, piccolo museo della civiltà contadina e centro visita, e considerato assolutamente irrinunciabile dai suoi progettisti. Demolire oggi questa struttura interna al parco significa provocare un vulnus a tutto il complesso e a quel lembo di paesaggio agrario che ancora sopravvive stretto tra il centro storico e la nuova urbanizzazione. Mi preme mettere in evidenza che la Soprintendenza competente in occasione degli incontri con l’Amministrazione comunale precedenti la redazione del progetto formulò precise prescrizioni volte alla “conservazione delle vecchie case coloniche e alla non edificazione nelle aree di rispetto vincolate”.
È infine auspicabile che si attinga a eventuali fondi destinati agli edifici danneggiati dal sisma del 24 agosto per ripristinare l’arco rinascimentale posto all’ingresso del parco con le mete e i simboli rovereschi e per consolidare la casa rurale di via Cimarosa, portando a termine il percorso di recupero e riuso previsti venticinque anni fa.
Federica Tesini, Presidente Italia Nostra – Sezione di Pesaro e Fano