Italia Nostra

Data: 1 Dicembre 2022

Osservazioni al progetto di Ciclabile Adriatica dalla foce del fiume Metauro a Torrette di Fano

Pubblichiamo il testo dell’Osservazione di Italia Nostra Pesaro e Fano al progetto di Ciclabile Adriatica dalla foce del  fiume Metauro a Torrette di Fano

PREMESSO

che nelle nostre Città della costa la “Ciclabile Adriatica” era attesa come una grande occasione per collegare tra loro il più possibile i nostri territori. Su questa “infrastruttura” pensata prevalentemente in “sede propria” si stanno consolidando interessi e attese che non tengono conto della particolare conurbazione caratterizzata dalla forte continuità dell’insediamento costiero marchigiano che nelle sue maglie, che contengono perfino ambienti ormai rari ed importanti, non possono più permettere interventi di questo tipo se non modificando, specializzando tracciati viari esistenti, che vanno ripensati e ridefiniti in funzione della mobilità dolce. Non vanno sicuramente proposte “bicistrade”, che fanno il verso con autostrade, che rischiano di avere un analogo rapporto col territorio più tipico del trasferimento che del viaggio con conseguente alto impatto e funzionalità altra rispetto all’esigenza del turismo lento che è quella di attraversare, scoprire territori, ambienti, incontrare persone, conoscere culture lungo il percorso.

Sembra che si fraintenda la “sede propria” con itinerario di trasferimento, la sicurezza con l’estraneità. Chi si sposta su ciclabili per brevi percorsi o su itinerari turistici non potrebbe meglio apprezzare anche percorsi su itinerari urbani o lungo strade secondarie e campestri?

Forse non è la mancanza di questi itinerari ciclabili connessi tra loro dentro e fuori la città, che ha fatto privilegiare questo tracciato per la sua apparente facile e veloce esecutività progettuale? Sembrerebbe di si. Ma poi questo percorso ciclabile che funzionalità deve avere in sostanza? Dalla Relazione allegata non si capisce bene il suo ruolo. Si parla di un idea di tracciato a cui è attribuito un alto valore, certamente non quello di presentare un ambiente naturale e proporne il recupero, ma più semplicemente di una infrastruttura che trae valore da un’affermazione diremmo negativa: “una striscia di sabbia (…) ambiente naturale già molto compromesso dall’urbanizzazione in quanto negli anni 70-80 la spiaggia è tata occupata da costruzioni, strade, parcheggi, attività commerciali fino a pochissimi metri dalla battigia.” Quindi alle manomissioni effettuate in passato, con questo progetto si vuol compromettere la superstite naturalità della spiaggia. Mentre il favorire il recupero della naturalità dell’arenile: le dune, la vegetazione tipica dei luoghi, le aree di nidificazione del Fratino, potevano essere elementi di qualità da offrire ai possibili fruitori con un percorso ciclabile più esterno rispetto all’arenile stesso.

Anche la Regione Marche con una sua direttiva ha messo l’accento su questo litorale, riconoscendo la naturalità potenziale di questi ambienti marini e non la sede di una “infrastruttura ciclabile”

Pare che a nulla siano serviti gli inviti di Associazioni e cittadini a conservare questi ambienti come ricchezza per noi ed i turisti. Questi ambienti vanno vissuti, visitati, non semplicemente attraversati.

Concordiamo quindi sul metodo proposto dall’ Associazione Argonauta: prima l’analisi dei valori ambientali, quali il paesaggio, la flora e la fauna del tratto di litorale interessato, nonché le condizioni del litorale stesso, con il possibile recupero dell’ambiente dunale, poi la compatibilità del progetto con quell’ambiente. Presenze e valori che è fondamentale conoscere e che non possono essere trascurati, anzi vanno valorizzati in una strategia di rinaturalizzazione di questi arenili. Il progetto invece con una limitata e burocratica lettura indica l’arenile quale sede ottimale per il tracciato della ciclabile, e per di più a “basso impatto ambientale”.

TUTTO CIO’ PREMESSO

Considerata e condivisa l’oggettività dell’indagine ambientale prodotta dall’associazione Argonauta e la puntualita’ con la quale viene motivata la proposta di modifica del tracciato a fronte di quello adottato, che diversamente manca di di rigore nelle premesse e di sensibilità per il contesto.

SI CHIEDE:

Che venga rispettata la previsione del PRG nel tratto che va dalla Foce del Fiume Metauro a Torrette riportando il tracciato sul lato a monte della Ferrovia corredandolo di sottopassi di servizio per l’accesso agli arenili o per collegare tratti di ciclabile eventualmente realizzati sul lato mare della Ferrovia , come nell’osservazione proposta dell’Argonauta.

Che venga sempre riconosciuto il rispetto della normativa del PPAR e della norme di cui all’art. 11 delle NTA del PRG vigente del Comune di Fano; in particolare che non venga scissa artatamente l’unitarietà di spiaggia e retrospiaggia come se non fossero lo stesso ambiente pur se soggetti a due diversi momenti di controllo. Nella norma non se ne legge la separatezza che invece il progetto utilizza per individuare un aldilà dove possa essere possibile realizzare le ”palancole” e altre opere di difesa; cosa questa che contrasta con il parere di cui al punto b) della Regione Marche Servizio Tutela, Gestione e Assetto del Territorio – P. F. tutela delle Acque , Difesa del Suolo e della Costa: ” che sia eliminato il ricorso ad opere rigide: palancole, cordoli in C.A. e muretti….”

Che si riconoscano disattese le norme di tutela di cui sopra là dove il progetto, per un tratto di 600,00 ml a Nord e di 2.000,00 ml a Sud di Torrette viene definito a “basso impatto ambientale”. ( Ma come si può affermare di basso impatto ambientale l’occupazione e la manomissione dell’arenile dove nidifica il Fratino e dove sono presenti tratti dunali in ricomposizione?)

Che non possa essere ritenuta opera di basso impatto ambientale questa ciclabile in “sede propria” progettata sull’arenile delle dimensioni in larghezza di ml. 3,00 ed in lunghezza di circa ml 2.600.

Che non si accetti una giustificazione non veritiera, cioè che la pavimentazione sarà “non liscia” per permettere l’uso della pista anche in presenza di sabbia”, ma che tale giustificazione vada vista come il tentavo di difendere una scelta sbagliata che comporterà sicuramente nei mesi autunnali e invernali continui periodi di chiusura e notevoli costi per la rimozione delle sabbie.

SI INVITA PERTANTO

L’Amministrazione Comunale a riflettere sul largo uso di un improprio e abusato linguaggio tecnico da parte dei suoi uffici che nel presentare soluzioni discutibili e di alto impatto sul territorio le definiscono “opere di Ingegneria Naturalistica” e di “basso impatto ambientale” ecc.

AUSPICHIAMO

che l’aspetto scientifico e analitico dell’osservazione dell’Argonauta e le proposta che ne è derivata, unitamente a quelle che potrebbero venire presentate anche da altri soggetti abbiano la possibilità di promuovere un dibattito più ampio in Consiglio Comunale

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