La chiesa di Sant’Eurosia o della Valle di Ginestreto fu la prima sede della parrocchia di San Fabiano ed è intitolata alla martire boema, invocata dai contadini contro i fulmini e la grandine, solo dal 1924, quando fu costruita la nuova chiesa parrocchiale a Villa Ceccolini che vi ha trasferito il titolo.
E’ citata nei registri delle decime fin dal XIII secolo e conserva una facciata tardoquattrocentesca a capanna con portale e monofora centinata. Si tratta di una struttura molto semplice derivante da moduli romanici che per fortuna si è conservata quasi intatta; purtroppo il tetto è invece crollato da molti anni favorendo l’infiltrazione di piante infestanti e mettendo a rischio la sopravvivenza dell’edificio.
Di particolare interesse è il ritrovamento di ossa umane di grandi dimensioni nel corso di scavi nell’area adiacente la chiesa secondo la testimonianza dell’erudito Francesco Fabbri (secolo XVII) che indicano anche una rilevanza archeologica del contesto in cui è inserito il monumento.
Italia Nostra si è più volte interessata di Sant’Eurosia, su richiesta di suor Tina Falcioni, presentando negli anni ’90 anche un progetto per il ripristino della copertura che non è stato finanziato e cercando fondi poi destinati alla parrocchiale di San Pietro a Ginestreto.
La vendita della chiesa della Valle decisa dal nuovo parroco mi preoccupa, ma non mi sorprende, dato lo stato in cui versa. La nuova normativa di tutela è comunque fondamentale per la salvaguardia e il destino del monumento.
Infatti il Codice per i Beni Culturali prevede in caso di vendita di un edificio costruito da più di settant’anni che la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dichiari se l’immobile è bene di interesse culturale o meno.
La chiesa di Sant’Eurosia è già stata dichiarata bene di interesse culturale nel dicembre 2010, quindi anche in caso di alienazione resta sottoposta alle disposizioni di tutela sia relative alla destinazione d’uso che ad eventuali interventi edilizi. Qualunque progetto sull’edificio dovrà essere approvato dalla Soprintendenza competente.
Italia Nostra non è a priori contraria alla vendita, purché sia rispettata l’integrità del monumento e vengano seguite le procedure di legge nazionali volte alla tutela del patrimonio culturale, in particolare l’articolo 20 del Codice: “I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”.
Federica Tesini
Presidente Italia Nostra Sezione di Pesaro e Fano
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