Italia Nostra

Data: 17 Giugno 2019

Trasferimento a Urbino delle collezioni d’arte Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro

Intervengo sul trasferimento delle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro  al palazzo Ducale di Urbino su sollecitazione di alcuni soci di Italia Nostra.

Mi sembra che le considerazioni già fatte contengano tutte una parte di verità e penso che la futura sede espositiva sia di grande prestigio e più che “attrezzata” per una perfetta conservazione delle opere, ma allo stesso tempo mi chiedo come sia stato possibile non essere riusciti a trovare un’adeguata sistemazione a Pesaro.

E’ chiaro come il sole che la Fondazione dopo il fallimento di Banca Marche non avrebbe più potuto  provvedere a lungo termine ad una dignitosa gestione di palazzo Montani Antaldi e che l’occasione di finanziamenti statali per il Museo dedicato a Rossini garantiti da una situazione politica nazionale allora favorevole è apparsa ed è irrinunciabile.

Ma io continuo a pensare che volere è potere e che le collezioni pesaresi della Fondazione CRP non sono state abbastanza “volute” da chi doveva impegnarsi per trattenerle nella città dove erano state raccolte e custodite con competenza e passione.

Ho l’assoluta certezza che si potevano collocare diversamente, ad esempio nelle sale dei due appartamenti del palazzo Ducale di Pesaro che ha ospitato i nostri musei civici fino al 1936, quando furono sfrattati dall’allora Prefetto; o meglio ancora avrebbero potuto trovare una decorosa e conveniente sistemazione in palazzo Toschi Mosca, attuale sede della Pinacoteca civica e del Museo delle maioliche.

Ma qui si apre il capitolo di come sono stati gestiti  i Musei Civici pesaresi negli ultimi vent’anni con l’esternalizzazione ad una società che ne ha affidato l’allestimento ad uno studio di architettura evidentemente incapace di valorizzare un patrimonio di eccezionale valore artistico e storico.

La collezione di maioliche Mazza che è tra le più importanti del mondo, forse la più importante per numero e qualità di esemplari  di istoriato rinascimentale, è esposta  solo in parte in alcune vetrine e deve dividere lo spazio della stessa sala con oggetti di artigianato, specchi, mensole, cornici, avori, etc. che avevano sede in palazzo Mazzolari Mosca acquistato per il “Museo d’Arte e di Industria” dalla marchesa Vittoria Mosca.

La collezione Hercolani Rossini è sparsa qua e là per le poche sale riservate alle opere d’arte, mentre restano vuoti interi locali, compresi quelli di tutta l’ala ricostruita, destinati a mostre temporanee che sono state quasi sempre di scarso interesse e basso profilo artistico.

Penso che le tele di Simone Cantarini, Gian Giacomo Pandolfi, Federico Zuccari, Giovanni Francesco Guerrieri, Giannandrea Lazzarini, Lapis, Mancini, De Marchis, ma anche Anselmo Bucci, Ciro Pavisa, Alessandro Gallucci, Mariotti, Wildi, Piattella, Caffè, Valentini, e di tanti altri artisti, avrebbero potuto occupare quelle sale vuote e che sarebbero state una grande occasione per una serie di mostre a tema di altissimo spessore, ma spero che possano essere sapientemente valorizzate almeno in futuro, al ritorno dall’esilio urbinate e che possano trovare “custodi” più competenti e capaci.

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