Italia Nostra

Data: 3 Novembre 2016

Nel ricordo del Professor Antonio Pesce

La Sezione piange l’improvvisa scomparsa del Prof. Antonio Pesce, pittore e incisore, aperto al sentimento del bello, grande conoscitore della storia dell’arte. Un galantuomo. Socio di Italia Nostra sin dagli anni Sessanta, Vice Presidente della Sezione (non per nostra decisione; infatti, lo avremmo voluto Presidente, carica che ha sempre respinto energicamente a favore dei “più giovani”).

antonio-dipalmaNei primi anni Cinquanta, dopo il Liceo Artistico, si formò presso l’Accademia di belle arti di Napoli, una delle più antiche e prestigiose d’Italia, fondata da Carlo di Borbone nel 1752, dove entrò in contatto con i Maestri Emilio Notte, Renato Barisani, Manlio Giarrizzo e Antonio Venditti e incontrò i suoi Maestri di incisione: Lino Bianchi Barriviera e Arnoldo Ciarrocchi e dove fu compagno di corso e amico di Lucio Del Pezzo.
Risale alla metà degli anni Settanta il suo interessamento, sia in pittura che nell’opera incisa, per le devastazioni dell’ambiente, ponendo grande attenzione al dibattito ambientalista che in quegli anni iniziava ad affermarsi nel Paese.
Nella seconda metà degli anni Ottanta, la Sezione inizia a muovere i primi passi proprio nello studio del Maestro, un villino nel centro abitato di Mercato S. Severino, condotto in locazione, che ormai non esiste più da tanti anni.
In tutti questi anni il Maestro ha di fatto guidato con me la Sezione di Italia Nostra locale e non mi ha mai fatto mancare il suo prezioso contributo di conoscenze, la sua vicinanza, la sua esperienza, la sua umanità; mi ha trasmesso, con grande generosità, l’amore profondo per la bellezza, per l’arte, per i valori della difesa dei beni culturali e ambientali.
Di una sola cosa si rammaricava: che in tanti anni ancora non ero riuscito a dargli del tu. Infatti, gli parlavo con il voi, nonostante i toni di grandissima confidenzialità che spesso assumevano le nostre conversazioni.
Tra le tante iniziative concretizzate in questi lunghi anni con la Sezione, una su tutte rappresenta il paradigma della presenza di Italia Nostra in questa parte del territorio della Campania, si tratta della proposta di istituzione del Parco regionale del castello dei Sanseverino (siamo negli ultimi mesi del 1990).
È grandissima la commozione nel ricordare le nostre quotidiane conversazioni, nel suo studio, su quel che sarebbe stato meglio inserire nelle linee guida per il futuro parco. Dopo settimane di estenuanti riflessioni e considerazioni, decidemmo, finalmente, di richiamare l’attenzione sul fatto che non si tratta solo di un progetto archeologico, e che anzi l’archeologia sarebbe stata in qualche modo lo strumento di una straordinaria idea urbanistica: porre la storia e la cultura al centro dell’immagine urbana, ad esse armonizzando le altre funzioni. L’archeologia, la natura e il paesaggio avrebbero così costituito l’asse portante dell’immagine di Mercato S. Severino per la sua sostanziale riqualificazione urbanistica.
È ancora molto vivo il ricordo della soddisfazione e della gioia che vivemmo nel 1991 e nel 2004: nel 1991, allorché il Consiglio Comunale deliberò di formulare voti alla Regione per l’istituzione del Parco, recependo il progetto predisposto dalla Sezione; nel 2004, allorchè la Regione decise finalmente di istituire il Parco naturale archeologico regionale del castello dei Sanseverino.
Negli ultimi tempi, col Professore spesso ci attardavamo nell’amara constatazione che, purtroppo, dodici anni non sono bastati per attuare quella straordinaria idea che sviluppammo nel suo studio e che ponemmo a fondamento della proposta di parco: il parco del castello dei Sanseverino come strumento per  porre la storia, la cultura, la natura, come criteri guida per la riqualificazione urbanistica e ambientale de territorio.

Insieme ad Angioletta (l’amata moglie, scomparsa troppo prematuramente) mi hanno lasciato una immensa eredità di affetti che mi auguro di saper raccontare ai figli Luigi e Marcello.
Vorrei chiudere questo breve scritto nel ricordo del Prof. Antonio Pesce, con le parole con le quali lo scrittore Jean Giono apre la storia semplice e toccante de L’uomo che piantava gli alberi:

“Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d’errore, di fronte a una personalità indimenticabile.”

Ho avuto la fortuna di frequentare assiduamente per lunghi anni Antonio Pesce e posso affermare, senza rischio d’errore, che ho avuto il privilegio di trovarmi di fronte a una personalità indimenticabile.

Ti ringrazio Antonio.
Mercato S. Severino, lunedì 24 ottobre 2016.
Antonio Di Palma

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