Italia Nostra

Data: 12 Marzo 2015

Dossier del Forum Italiano per i Movimenti per l’Acqua al Ministero dell’Ambiente

Acqua in pericolo per le trivelle ENI in Piemonte, tra uso di sonde radioattive, fanghi di perforazione e rischio blow-out. Dossier del Forum Italiano per i Movimenti per l’Acqua al Ministero dell’Ambiente: fermare il nuovo progetto promosso dal famigerato decreto Sblocca Italia. La Regione Piemonte si opponga, il petrolio è l’economia del passato. Il Forum invita i cittadini ad inviare le osservazioni al Ministero attraverso il proprio sito

È possibile spedire sonde radioattive nel terreno in profondità a poche centinaia di metri di pozzi dell’acqua potabile che riforniscono decine di migliaia di persone pur di estrarre petrolio? È normale scavare pozzi a rischio esplosione a soli 900 metri dai un centro abitato, il tutto in piena zona di ricarica delle falde idropotabili e a poche centinaia di metri dell’unica zona di reperimento di risorsa di acqua potabile dell’intera provincia di Novara? Sono le domande che il Forum Italiano dei Movimenti dell’Acqua ha posto al Ministero dell’Ambiente in un dettagliato dossier inviato nell’ambito del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale in corso in questi giorni per lo scavo di un pozzo a Carpignano Sesia in provincia di Novara su proposta di ENI. Si tratta di una procedura trasferita a Roma presso il Ministero dell’Ambiente  con l’approvazione del famigerato Decreto “Sblocca/Sporca Italia”; in precedenza era la regione Piemonte ad esaminare le pratiche. L’intera documentazione è disponibile sul sito del Ministero al link http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Info/1514. Guarda caso un primo progetto presentato alla Regione fu ritirato dall’azienda dopo le veementi proteste della popolazione. Il Governo Renzi sta ora cercando di imporre dall’alto progetti pericolosi per i cittadini allontanando dai territori i luoghi delle decisioni.

L’ENI nello Studio di Impatto Ambientale dichiara di voler usare diverse tipologie di sonde radioattive con Trizio, Cesio e Cobalto da usare all’interno del pozzo per lo studio del giacimento. Secondo la società, ovviamente, tutto avverrebbe in sicurezza. Peccato che ENI si guardi bene dal ricordare che negli Stati Uniti tra il 1983 e il 2001 le aziende petrolifere (tra queste i giganti del settore) hanno “perso” e abbandonato nei pozzi ben 104 sonde radioattive; 15 nella sola Norvegia; 8 in Gran Bretagna. Recentemente è stata diffusa una notizia, non smentita, della perdita di una sonda in profondità in Basilicata. Ciò senza considerare le perdite di sonde e gli incidenti durante il trasporto, con conseguenze quasi esilaranti – se non fosse un tema di tale gravità – come l’indagine dell’FBI su tecnici della Halliburton che nel 2012 persero una sonda durante il trasporto, poi ritrovata un mese dopo lungo un’autostrada. Sono sonde con emissioni rilevanti (nel 2002 in un pozzo statunitense 31 lavoratori furono irradiati), tanto che si susseguono studi scientifici che evidenziano l’aumento di rischi per la popolazione per la perdita di queste sorgenti radioattive.

Il Forum ricorda che:

a) il Piano di tutela delle acque della Regione Piemonte classifica l’area su cui insisterebbe il cantiere e il pozzo quale “Zona di ricarica delle falde destinate al consumo umano”;

b) appena a sud dell’area di cantiere, a poche centinaia di metri, è stata individuata una “Zona di riserva caratterizzata dalla presenza di risorse idriche sotterranee non ancora destinate al consumo umano ma potenzialmente destinabili a tale uso”;

c) appena a sud dell’area di cantiere (e a valle idrogeologico di questo, ad una distanza di poco meno di 1 km!) insistono diversi pozzi per l’estrazione di acqua destinata al consumo umano che alimentano anche l’acquedotto di Novara.

Il Forum rileva ulteriori pericoli per l’ambiente e la salute dei cittadini derivanti dal rischio di blow-out, l’esplosione della testa di pozzo per la risalita di fluidi in pressione che potrebbe coinvolgere aree distanti anche 5-10 km (lo stesso tipo di incidente avvenuto a Trecate nel 1994). L’ENI sostiene di impiegare tecnologie adeguate per controllare questo tipo di incidenti, come l’installazione del “Blow-out preventer – BOP”. Peccato che il peggior incidente della storia degli idrocarburi, il blow-out incontrollato del pozzo della piattaforma Deephorizon nel Golfo del Messico, sia stato aggravato proprio dal malfunzionamento del BOP, come dimostrato dalla commissione di indagine del Governo degli Stati Uniti! Ovviamente ENI sorvola su questi aspetti.

Il Forum ha rilevato numerose altre criticità del progetto e ritiene che sia un’iniziativa da rigettare in toto per i gravissimi rischi che comporta per il territorio. Tra l’altro il petrolio rappresenta il passato; già oggi il 40% dell’elettricità italiana proviene da fonti rinnovabili. Per queste ragioni il Forum auspica che la Regione Piemonte appoggi incondizionatamente la lotta del comitato locale DNT, della Provincia di Novara e delle decine di comuni che si stanno opponendo al progetto. Inoltre segnaliamo che qualsiasi cittadino può presentare liberamente, via PEC o via FAX, le osservazioni contrarie al progetto per la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale entro il 14 marzo, utilizzando anche i fac-simile delle osservazioni presenti sul sito del Forum nazionale al link:

L’intero dossier con tutti i riferimenti bibliografici scientifici sui rischi è disponibile sul sito www.acquabenecomune.org

 

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