Italia Nostra

Data: 15 Giugno 2011

La Valdossola e le Zone di protezione Speciale

Proposta provinciale di ridefinizione dei confini. Contributo finanziario da Fondazione Cariplo.

Il quotidiano La Stampa del 28 luglio 2010 riferisce delle iniziative che la Provincia del Verbano Cusio Ossola sta portando avanti al fine di modificare la perimetrazione delle ZPS (Zone di Protezione Speciale) che, a suo giudizio, bloccherebbero lo sviluppo economico della Valdossola, con particolare riferimento allo Scalo Domo 2, Macugnaga, Comprensorio della Cave, aviosuperficie di Masera, centrali e centraline idroelettriche.

Lo studio di fattibilità è stato assegnato all’associazione Oikos e finanziato per euro 60 mila (60%) da Codesta Fondazione, nell’ambito del bando “Tutelare e valorizzare la biodiversità”, e per il rimanente da Provincia e associazione Oikos.

Se per la Provincia si tratta di attività di routine fondata sul solito sillogismo, sviluppo uguale a sfruttamento esasperato delle risorse naturali, il finanziamento della Fondazione si basa probabilmente su una svista, oppure su informazioni fuorvianti.

La perimetrazione delle ZPS è sopraggiunta dopo un lungo periodo di inadempienza nei confronti delle direttive dell’Unione Europea, a suo tempo sanzionata, anche economicamente.

La delimitazione delle zone vincolate è stata fatta sulla base di valutazioni scientifiche e nei limiti strettamente imposti dalla normativa comunitaria. Cambiare tutto questo sarà molto difficile.

Per quanto riguarda invece le motivazioni della proposta provinciale  esaminiamole una per una.

Scalo Domo 2. Concepito e costruito erroneamente come centro di smistamento di convogli ferroviari si è trasformato nel tempo in un interporto per lo scambio ferro/gomma contro ogni logica economica, logistica e ambientale oltre, a nostro avviso, in violazione della normativa regionale e nazionale.

Ora lo si vorrebbe trasformare nell’ennesima zona industriale in un territorio, quello provinciale,  ultrasaturo di simili strutture, già in funzione o ancora allo stato potenziale. Si pensi alle aree smisurate dimesse dall’industria tradizionale.

Macugnaga. Si vogliono forse assecondare progetti come il Walser Express o la illuminazione notturna del Monterosa,  portati avanti dall’attuale amministrazione comunale?

Aviosuperficie. Era il sogno del compianto industriale Giuliano Marini che ne aveva effettivamente bisogno per i suoi spostamenti in aereo. A chi può ora interessare un’aviosuperficie ancora più grande soggetta a sommersioni alluvionali alte due metri?

Si parla o straparla di voli charter verso le località balneari in partenza dall’Ossola. Il tutto sarebbe bloccato da una ZPS.

Cave. In questo caso il problema è più complesso. È forse una delle poche attività assolutamente non dislocabili. Attualmente sono il fulcro dell’economia ossolana. Il loro proliferare e soprattutto il loro potenziamento non sembrano denotare un soffocante regime vincolistico. Tutt’altro. Una ulteriore loro espansione sarebbe un disastro ambientale intollerabile, Esse devono pur convivere con altre realtà promettenti quali il turismo. Molte valli ossolane, tra esplosioni, mezzi in movimento, squarci sempre più vistosi nelle pendici montane, sembrano teatri di guerra. Come possono queste ingombranti presenze conciliarsi con la nascente industria turistica, per non parlare del paesaggio e dell’ambiente? Il punto di equilibrio è stato abbondantemente superato. Ora è giunto il momento di provvedere alla mitigazione del loro impatto ambientale che ha una sola risposta: quello di non accrescerne ulteriormente le attuali dimensioni.

Centrali e centraline idroelettriche. In questo settore, forse ancora più che per le cave, si è raggiunto il parossismo, propiziato da incentivi milionari quanto immorali.

Si pensi che già nel 2004 il Consiglio Regionale del Piemonte aveva decretato lo stop ad ogni ulteriore concessione nel bacino del Fiume Toce, già sfruttato oltre ogni ragionevole limite. Ebbene, in seguito ad una calata a Torino degli autoproduttori il Consiglio di rimangiò clamorosamente il provvedimento.

Il rilascio delle concessioni continuò incessantemente sino a coprire, recentemente, il plafond di 35 MW. Ora che il limite è stato raggiunto si vuole continuare!

Per concludere, rivolgiamo a Codesta Onorevole Fondazione una preghiera di rivedere, se ancora possibile, la partecipazione al progetto provinciale e unirsi a quanti auspicano un uso equilibrato e non distruttivo del territorio a vantaggio nostro e delle generazioni future.

Il Presidente

Dr. Italo Orsi

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