Italia Nostra

Data: 3 Novembre 2022

Andria: il Monumento ai Caduti della Grande Guerra

Il Monumento ai Caduti della città di Andria, inaugurato nel 1930 e fortemente legato alla tradizione andriese,  è costituito da un arco trionfale neoclassico progettato dall’ingegnere Riccardo Ceci.

È opportuno inquadrarne la collocazione nel contesto urbano:il Monumento sorge al centro del giardino “Parco della Rimembranza” – attualmente “Parco IV novembre” – delimitato dalla strada tangente il tracciato ferroviario e da Via Trani, storico tracciato che collega la città con la costa adriatica, e costituisce l’asse viario tra la Piazza Catuma (il Centro Storico) e l’espansione urbana successiva.

Nel “Parco della Rimembranza” furono piantati 800 alberi a memoria degli andriesi caduti nella guerra del 1915-1918. Esso rientra a pieno titolo nel disegno nazionale dei Parchi della Rimembranza che prese avvio nel novembre 1922 su impulso di Dario Lupi, sottosegretario alla Pubblica Istruzione. 

IL CONCORSO DI IDEE DEL 1925

La decisione di realizzare il Monumento ai Caduti prese avvio su sollecitazione dell’Associazione Mutilati e l’Associazione Combattenti. Nel 1925 venne indetto un concorso d idee per la realizzazione del Monumento che, originariamente, doveva sorgere nella piazza antistante il Municipio.

«Il bando di concorso fissava il 1° giugno 1926 come termine per la presentazione dei bozzetti. In una riunione del comitato, tenutasi nel mese di maggio del 1926, furono deliberate alcune norme artistiche riguardanti la realizzazione dell’opera. Queste miravano a scoraggiare la realizzazione di un monumento che riprendesse in stile quanto già realizzato in altre parti d’Italia, come colonne, lapidi, obelischi o statue, peraltro nude, che non rispecchiavano la realtà del contesto.

Queste norme precisavano che: 

a) Il Monumento doveva avere nobiltà di arte e valore espressivo di missione civile: Ara votiva a consacrazione dei nostri Caduti; fonte ispiratrice di devozione civica e nazionale per i nostri figli;

b) Dovendo sorgere, secondo il bando di concorso, nella ampia piazza dominata dalla mole del Palazzo Comunale – che ha una sua definita linea architettonica – il Monumento doveva essere in armonia di arte e di visione con quello stile e con quello sfondo.

Il 9 giugno 1926, nell’ampia sala del Consiglio Comunale, furono esposti i “bozzetti” presentati al concorso; erano oltre venti e tutti avevano un motto od una sigla; ignoti erano i nomi degli artisti.

Molti furono gli andriesi che accorsero ad ammirare le opere seppur in miniatura. Varie furono le opere esposte, ispirate molto dalla fantasia, poco dall’arte e dal cuore. Il Comitato esaminò i bozzetti e per ognuno, dopo attenta valutazione, redasse un verbale evidenziando per ogni opera pregi e difetti, al fine di fissare un punteggio per la classifica finale.

Attenendosi con equa serenità alle condizioni sancite nel bando di concorso e ai concetti informatori di ogni decisione, cui dovevano sottostare, il Comitato all’unanimità sanzionò l’annullamento del concorso, dichiarando che, per mancanza o incompiutezza di tutti i requisiti richiesti, nessun’opera era degna di approvazione e di preferenza.» da UN RITORNO SPERATO di Umberto Balzanelli.

Tuttavia dal Concorso emerse il progetto redatto dall’ing. Riccardo Ceci e da un maestro muratore locale Riccardo Francavilla «un Arco di austera linea rinascimentale… che  non ebbe la palma della vittoria, perché, pena una disarmonia atroce, non poteva essere eretto dinanzi al Palazzo Comunale» U. Balzanelli in op. cit.. 

LA NUOVA LOCALIZZAZIONE E LA REALIZZAZIONE DEL MONUMENTO

Si decise, quindi, di realizzare il Monumento in un’area originariamente di proprietà dei Frati Cappuccini, delimitata dalla via per Trani.  Questa parte marginale di città all’epoca, si era sviluppata con il costruendo Ospedale Civile – in parte ricompreso nel complesso conventuale dei Cappuccini – e la Casa del Littorio. La collocazione del Monumento sarebbe andata a connotare la nuova area di espansione con gli elementi simbolo del Ventennio.

I lavori per la realizzazione durarono due anni e terminarono nel maggio 1930. L’inaugurazione ufficiale avvenne il 23 novembre successivo.

Il Monumento è costituito da un arco di trionfo con un’Ara di pietra. L’arco di trionfo presenta un basamento con scalinate di accesso, articolate in due rampe, per ogni lato. Le arcate laterali sono sorrette da quattro colonne per lato. Tali colonne, in parte di stile ionico e in parte tuscanico, hanno capitelli decorati da teste di soldati con elmetto. Sui due frontoni interni sono incisi i nomi dei Caduti in guerra: della campagna d’Africa 1896, della guerra Italo-Turca 1911-1912, della Grande guerra 1915-1918, della campagna d’Etiopia 1935-1936 e della guerra di Spagna.

Al centro dell’arco, nel prospetto principale è evidente una mensola che fino ai primi anni ’40 del secolo scorso, costituiva la base di appoggio della statua in bronzo raffigurante la vittoria alata. Questa statua era opera dell’artista andriese Vincenzo Ruta. «Significativa era la postura di questa donna che si protraeva in avanti offrendo con la mano destra una corona d’alloro, simbolo di gloria e con la mano sinistra stringeva al petto una palma simbolo di pace. Dono della locale sezione del Fascio di Combattimento, fu installata circa un anno dopo l’inaugurazione del Monumento.» 

La statua venne rimossa ed il suo metallo donato alla Patria in guerra.

Nel 1968, cinquantesimo anniversario della vittoria del 1918, il giardino fu ribattezzato “Parco 4 Novembre”.

IL RICOLLOCAMENTO DELLA STATUA

L’Amministrazione Comunale nel 2011 su sollecitazione di numerosi cittadini, studiosi e storici locali, raccogliendo istanze che andavano avanti da molti anni, ha ritenuto di realizzare una statua della medesima fattura da ricollocare nella posizione originaria.

Dopo un approfondito studio delle fotografie tratte dagli archivi Storici Balzanelli e dagli scritti documentati del prof. Massaro la statua è stata rimodellata dagli scultori della bottega artistica Luc di Nocerino a Napoli e realizzata in bronzo statuario con l’antico sistema della fusione a “cera persa” in collaborazione con la ditta Mercogliano.

 

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