Italia Nostra

Data: 2 Gennaio 2017

Rifiuti pericolosi tombati nella discarica di Ugento

Che la Puglia fosse una delle regioni italiane con la più alta percentuale di discariche abusive lo si sapeva già da qualche decennio, così come si sapeva che quella di Lecce è la provincia pugliese con il maggior numero di discariche.

Da tempo si è parlato che diverse quantità di rifiuti speciali e pericolosi venivano clandestinamente smaltiti nel Salento in discariche abusive e autorizzate, magari con il tacito assenso o complicità dei diversi operatori del lucroso settore dello smaltimento dei rifiuti. Infatti, in tutto questo mare magnum di attività nel settore dei rifiuti, ci sono stati soggetti che hanno fortemente lucrato che non sono state solo le aziende ma anche tanti e variegati soggetti, spesso “vicini” alle amministrazioni locali e alla politica, che hanno trovato in questo settore l’opportunità di “soddisfare” esigenze personali o di gruppo.

Di tutto ciò chi ne sta pagando da anni le conseguenze sono i cittadini e il territorio salentino, sia con i gravissimi effetti di carattere sanitario determinati da un diffuso inquinamento del territorio (suolo, acqua, aria), sia con il depauperamento di quelle valenze ambientali e paesaggistiche che sono le risorse primarie su cui si dovrebbero basarsi le principali economie del nostro territorio, cioè l’agricoltura e il turismo. A questi danni così rilevanti e – per molti aspetti – irreversibili, non poteva ché mancare “evidentemente” poi anche la beffa; infatti vi è il serio rischio che i rilevanti costi per le bonifiche si dovrà far carico la collettività in quanto i responsabili dei reati non sarebbero più perseguibili anche perché la normativa in materia di disastro ambientale è entrata in vigore solo lo scorso anno.

Entrando nel merito delle vicende dei 600 bidoni di policlorobifenile (Pcb) smaltiti illecitamente nella discarica “Burgesi”, sembrerebbe che tale sostanza non abbia ancora determinato l’inquinamento della falda: ciò non significa assolutamente che possiamo rimanere tranquilli: questo sia perchè la discarica era improntata a ricevere solo rifiuti solidi urbani, ma anche perché è stato rilevato che il percolato della discarica risulta già contaminato da sostanze pericolose. Pertanto è necessario che siano messe da subito in atto tutta una serie di azioni per mettere in sicurezza l’impianto per evitare che tali inquinanti possano fuoriuscire dalla guaina di protezione, rimuovendo i fusti interrati che (a distanza di 15 anni dal sotterramento) potrebbero aver già subito rilevanti processi di deterioramento e predisponendo sistemi di monitoraggio continuo del percolato in quanto non possiamo escludere che altri rifiuti pericolosi possano  essere stati smaltiti in quel sito.

Evidentemente di fronte a questi gravi avvenimenti le iniziative della magistratura e quelle che ha dichiarato di intraprendere il Presidente Emiliano, se pur appropriate, potrebbero risultare insufficienti se non si regista contemporaneamente una decisa mobilitazione delle associazioni e dei cittadini (a partire da quelli ugentini e dei comuni limitrofi) che, pur subendone per primi gli effetti di questa vicenda, devono trovare quella determinazione per far sentire il proprio disappunto nei confronti di quanti si sono resi complici – in vario modo e nel tempo –  di tali misfatti.

Infatti il problema è anche di questo. Della vicenda dello smaltimento di questi rifiuti pericolosi nella discarica di Ugento (e non solo) se ne parla da tempo e lo stesso Peppino Basile (Consigliere provinciale e comunale) ne parlava pubblicamente mesi prima della sua uccisione (giugno 2008) e non si è mai registrata quella sistematica azione sociale, politica e amministrativa per approfondire il problema e – magari –  mettere allo scoperto fatti e responsabilità che per anni si sono annidate forse anche nelle pubbliche amministrazioni. Ricordo ancora il 20 ottobre del 2015 quando nella sala del Consiglio comunale erano quasi del tutto assenti i cittadini e gli amministratori di Ugento durante il convegno promosso da Italia Nostra sul tema “Bonificare il territorio per uno sviluppo sostenibile” organizzato nell’ambito della 17° edizione di “Identità salentina”. Quella scarsa partecipazione, come tante altre che abbiamo registrato nel corso di alcuni decenni di impegno di Italia Nostra sul territorio ugentino, ci hanno dato la misura di quanto “pesante” sia stato il “clima” politico e sociale degli ultimi 20/30 anni in questa importante cittadina del Salento.

Data la gravità del problema a mio parere risulterebbe doveroso l’interessamento della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, così come stesso risulta necessario l’interessamento della Regione Puglia perché, a partire dal caso Ugento, avvii una rigorosa ricognizione delle diverse situazioni presenti sull’intero territorio della provincia di Lecce e della Puglia. Un ruolo particolarmente centrale potrebbero svolgerlo sia la Prefettura di Lecce (anche come Organismo di coordinamento tra le forse dell’Ordine) e soprattutto gli Enti locali che, in virtù dell’art. 309 del D.Lgs.152/2006,  potrebbero avanzare subito l’istanza al Ministero dell’Ambiente perché venga attivato l’intervento statale per la messa in sicurezza del sito, intervento che prevede la possibilità allo Stato di rivalersi poi sui responsabili di quanto verificatosi.

La vicenda di Ugento ci offre il fianco per riaffermare la necessità di dare una reale e definitiva svolta alle tante emergenze ambientali che da diversi anni  attanagliano il Salento. Per questo è necessaria una presa di coscienza diffusa e una mobilitazione dell’intera collettività salentina: dal mondo della Scuola e dell’Università, a quello del volontariato e delle associazioni, dai partiti (attivi solo nelle competizioni elettorali) alle organizzazioni sindacali e di categoria. In quest’ambito fondamentale risulta il ruolo della Chiesa che non deve assolutamente trascurare l’importanza del messaggio di Francesco che, con l’Enciclica “Laudato Si”, ha fornito tutte argomentazioni etiche, economiche ed ecologiche per ristabilire un corretto rapporto con nostra madre Terra, interesse che i rappresentanti delle istituzioni devono mettere necessariamente al primo posto delle loro azioni.

 

Marcello Seclì

Presidente Italia Nostra –  Sezione Sud Salento

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