Il concorso di progettazione “La Grande Piazza” ha costituito un’occasione importante per la città di Caltanissetta. Importante, prioritariamente, dal punto di vista culturale. Il concorso, infatti, è stata una preziosa opportunità di riflessione, studio e intervento, avente per oggetto quegli spazi di relazione, altamente simbolici e rappresentativi, attorno a cui si sviluppa l’intero centro storico, la città tutta: Piazza Garibaldi, Corso Umberto I, Salita Matteotti, gli spazi antistanti il Palazzo dei Principi Moncada. Insomma: una sorta di riappropriazione del centro, del cuore della città, dopo lunghi anni di dequalificante dispersione centrifuga. Un’occasione straordinaria per riflettere sulla qualità e sulla bellezza, sul conservare e l’innovare.
Il Comune di Caltanissetta (nell’ambito del programma A.qua.S – Architetture di qualità in Sicilia, promosso dalla Regione Siciliana – Assessorato regionale dei Beni culturali, ambientali e delle Pubblica istruzione e dal Darc Sicilia – Dipartimento regionale per l’architettura e l’arte contemporanea), non senza ambiguità e contraddizioni, è riuscito nell’intento di organizzare e proporre un concorso di progettazione urbanistica e architettonica interessante, di buon livello. Un concorso di progettazione in cui anche i cittadini hanno potuto esprimersi, avanzare idee, proposte. Le diverse ipotesi progettuali, le soluzioni elaborate dai tecnici hanno indiscutibilmente nutrito, alimentato l’immaginario collettivo. Il confronto con altre realtà, altre esperienze, ha inoltre rappresentato una positiva, “terapeutica” occasione di apertura e di dialogo, di crescita.
Il 13 marzo 2009, la Commissione giudicatrice del concorso ha ritenuto il progetto di architettura conosciuto con il motto “Walking on the ribbon” il migliore. Il 12 ottobre 2011, invece, è stata espletata la gara d’appalto dei lavori relativa al primo stralcio esecutivo, che prevede la ripavimentazione di Corso Umberto I, per il tratto che va da Piazza Garibaldi a Via Auristuto.
Ambiguo e contraddittorio, certamente, il ruolo esercitato dalla Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Caltanissetta che, in modo improprio, ha preso parte con un suo dirigente ai lavori della Commissione giudicatrice. Soprintendenza che, ad oggi, non ha speso una parola a favore della tutela e della salvaguardia, assoluta, dei simboli storico-artistici quali la Fontana del Tritone e il monumento a Umberto I. Un atteggiamento inspiegabile, ingiustificato, sconcertante. Un atteggiamento che nega, di fatto, il ruolo, i compiti istituzionali della Soprintendenza. Non lineare, anche, l’atteggiamento del Comune di Caltanissetta che, solo parzialmente ha ascoltato le indicazioni culturali e progettuali provenienti dai questionari a suo tempo compilati dai cittadini.
Alla luce di quanto emerso dal lungo iter di concorso, appare utile, necessaria una riflessione relativa al processo sociale, culturale e politico che implica, dovrebbe implicare, un’operazione quale “La Grande Piazza. Una riflessione sul modo di pensare e realizzare “la nuova città”, oggi.
C’è tanta strada da percorrere, ancora, affinché si inverta definitivamente la tendenza che, dagli anni Cinquanta ad oggi, ha fatto e continua a fare di Caltanissetta un “bene” disponibile per facili arricchimenti privati e si riaffermi una coscienza del bene comune. I fatti di questi giorni, d’altronde, ce lo confermano: la parziale demolizione dell’ex Mulino-pastificio Salvati, la cancellazione della ex Fiat trattori di Viale della Regione, l’abbandono, il disfacimento delle ex miniere di zolfo che cingono la città. Fatti gravi, dolorosi.
Malgrado tutto, noi rimaniamo convinti che questo cambiamento è possibile, in quanto fortemente sperato, voluto da un numero sempre crescente di cittadini che si organizzano in gruppi, comitati, associazioni. Insomma, Caltanissetta quale bene “in comune”. Un insieme di spazi, edifici e risorse condivise, a vantaggio di tutti. Un sistema urbano che risponda ai bisogni abitativi primari e alle diverse esigenze sociali, economiche, culturali ed estetiche di chi lo abita. Una “civitas” che genera qualità della vita, felicità di appartenenza ad una specifica comunità. Caltanissetta oggi non è ancora questa.
La qualità di una città è certamente la qualità degli spazi domestici (le case, gli edifici condominiali), ma anche la qualità di strade, di marciapiedi, di piazze, di giardini, di palazzi pubblici, di alberi, di aiuole, di statue, dell’acqua che arriva ai rubinetti, dell’aria che si respira, di tutto ciò che costituisce il fondamento dello stare insieme. Vivere in una collettività non può prescindere da attenzione e cura nei confronti di ciò che è patrimonio, valore condiviso. Occorre pertanto che tutti se ne prendano carico, cittadini e amministratori, con la stessa attenzione con cui ci si dedica alle proprietà personali. Cioè, tenendo pulito e in buon ordine, mantenendo, ristrutturando, modificando (laddove è necessario modificare), adeguando, gestendo bene le risorse economiche a disposizione, rendendo produttivo ciò che ci appartiene, ciò che lasceremo ad altri.
Per realizzare questo cambiamento, occorre sviluppare e applicare modelli nuovi. Una città quale bene comune richiede una “visione nuova”, quella che gran parte del pensiero contemporaneo (ecologico, sistemico, organicistico, olistico) auspica, promuove. Viviamo in una tale stretta interdipendenza tra persone, cose, spazi, risorse, ambienti, che risulta inconcepibile qualsiasi idea di separazione tra tutti i sistemi a cui apparteniamo, non ultimo la città. Il nostro benessere personale, la nostra sopravvivenza è fortemente legata al benessere del territorio in cui abitiamo. In definitiva, la città nel suo complesso, non è “altro” da noi. Per questo sono necessarie responsabilità e azione, partecipazione collettiva, regole da rispettare e da far rispettare, competenza, progettualità.
Affinché avvenga un’efficace, autentica trasformazione urbanistica e architettonica di Caltanissetta è necessario questo cambiamento, certamente etico ma dalle fortissime implicazioni sul nuovo disegno della città. Termini quali unitarietà, organicità, relazione, parte-tutto, diversità, comunità, partecipazione, responsabilità, sono gli stessi su cui si fondano le più interessanti ricerche internazionali sullo spazio urbano contemporaneo del nuovo organicismo, dell’urbanistica integrale, dell’architettura sostenibile, solo per citarne alcune. Questo fa sì che Caltanissetta, se decide di cambiare, come qualche sua parte sta già facendo, possa essere un campo fertile per applicare modelli innovativi di trasformazione, sperimentando quindi nuovi modi di abitare. Tutto questo, non solo può fare di Caltanissetta una città più bella e vivibile ma, può persino renderla modello positivo per altre città, altre comunità.
Leandro Janni
sezione di Caltanissetta
Consigliere nazionale di Italia Nostra