Italia Nostra

Data: 16 Maggio 2022

Camminare ci salva e ci restituisce un orizzonte di felicità

 

Se è vero che «lavorare stanca», come malinconicamente scriveva Pavese, è altrettanto vero che camminare salva. In che senso? Nel senso che la pratica del camminare ci aiuta a ritrovare il mondo attraverso il corpo. E poi camminare sospende gli affanni giornalieri, favorisce il desiderio di incontri e di avventura e l’anelito alla scoperta di qualcosa di nuovo. Ci restituisce lo stupore della natura, della bellezza. Camminare, insomma, interrompe un’esistenza troppo abitudinaria e popolata di routine, se non di noia. Un segno di cambiamento nelle nostre vite troppo sedentarie, una sorta di personale rivoluzione in cammino.

I nostri nonni, i nostri padri percorrevano in media sette chilometri al giorno a piedi. Oggi, noi percorriamo appena trecento miserevoli metri. Però, trascorriamo tante (troppe!) ore sprofondati in poltrona o sul divano, oppure seduti davanti a un tavolo, inghiottiti dagli schermi elettroluminescenti di uno smartphone o di un computer. Viviamo, abitiamo un corpo sempre più passivo e, magari, concepiamo un’idea di sforzo fisico come mero passatempo, o peggio dovere, da ottemperare su un tapis roulant con auricolari e sguardo perso nel vuoto: tragica dimostrazione di incapacità di entrare in contatto con la nostra interiorità.

Il camminare è dunque l’antitesi all’immobilismo e persino lotta, sano contrasto al dominio della tecnica, che tutto pervade. Riappropriamoci del nostro corpo rigettando il formalismo e le convenzioni nel vestiario, rilanciando la disponibilità al dialogo con gli altri. Alla conversazione. Ma anche, ridando senso e valore al silenzio. Per troppo tempo abbiamo dato valore, tempo e spazio all’iperconnessione, rinunciando alla comunicazione. Comminare, insomma, ci salva e ci restituisce persino un orizzonte di felicità.

Ricordo, infine, le bellissime parole di Thich Nhat Hanh: «Dobbiamo camminare in modo da stampare solo la pace e la serenità sulla Terra. Cammina come se stessi baciando la Terra con i piedi».

Prof. Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia

 

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