Giuseppe Antoci è stato presidente del Parco dei Nebrodi dal 2013 al 13 febbraio 2018. Nel 2015 ha introdotto nel Parco un protocollo per l’assegnazione degli affitti dei terreni, che prevede la presentazione del certificato antimafia anche per quelli di valore a base d’asta inferiori a 150.000 euro. Questo “Protocollo di legalità” il cosiddetto “Protocollo Antoci”, firmato il 18 marzo 2015 presso la Prefettura di Messina dalla Regione Siciliana e dai 24 Sindaci del Parco, nel settembre 2016 è stato esteso a tutta la Sicilia e sottoscritto da tutti i Prefetti dell’Isola. Successivamente, il 18 maggio 2016, Antoci è stato vittima di un attentato mafioso, dal quale è uscito illeso grazie all’auto blindata e all’intervento della scorta. Il “Protocollo” è stato recepito dal nuovo Codice Antimafia, votato in Parlamento il 27 settembre 2017, e adesso è applicato in tutta Italia. Egli ha ricevuto molteplici Premi, riconoscimenti ed Onorificenze nazionali ed internazionali. Il 12 novembre 2016 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di sua iniziativa, ha concesso a Giuseppe Antoci l’Onorificenza di “Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana”, consegnata al Quirinale il 2 febbraio 2017 con la seguente motivazione: “Per la sua coraggiosa determinazione nella difesa della legalità e nel contrasto ai fenomeni mafiosi”.
«Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere» – ci dice il Vangelo di Luca. I frutti – importanti, indiscutibili – dell’azione di Giuseppe Antoci, quale ex presidente del Parco dei Nebrodi, sono evidenti. Reali, riconosciuti. Ricordo però che, nel febbraio del 2018, fu sollevato dal suo incarico prima della scadenza del mandato, ad ottobre, dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, appena eletto. Ricordo, anche, che il Pd siciliano lo aveva escluso da eventuali candidature alle elezioni regionali.
Lo scorso 17 dicembre 2021, il Tribunale di Patti ha condannato per diffamazione aggravata Giuseppe Fonti Scaffidi, Francesco Latteri e Salvatore Fonti Scaffidi, quest’ultimo commissario del Corpo Forestale Regionale e comandante del Distaccamento di Caronia in provincia di Messina. I tre avevano scritto commenti sui social nei quali si parlava di Giuseppe Antoci, all’epoca presidente del Parco dei Nebrodi, esprimendo considerazioni ambigue sul suo operato e dubbiose in ordine all’agguato subito il 18 maggio 2016. E’ proprio per queste affermazioni, unite ad altre finalizzate a ventilare, nell’operato di Giuseppe Antoci, azioni e intenzioni legate al professionismo dell’antimafia ed al carrierismo politico, che la Procura di Patti, coordinata dal procuratore Angelo Cavallo, aveva emesso decreto di citazione a giudizio per diffamazione aggravata nei confronti di tre persone.
«Apprendo con soddisfazione – ha dichiarato Antoci – la decisione del Tribunale di Patti che dà la giusta punizione a chi ha tentato di delegittimare diffamandomi. Un segnale anche a tutti coloro che hanno utilizzato false notizie per infangare anche attraverso condivisioni volontarie e scientifiche sui social. Anche per loro cominciano ad arrivare i primi guai giudiziari».
Anche noi di Italia Nostra esprimiamo soddisfazione per la condanna dei detrattori di Giuseppe Antoci e ci auguriamo che egli possa ricoprire altri incarichi importanti in ambito politico e amministrativo. Qui, in Sicilia.
Prof. Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia
Per la foto in evidenza: Di Qwan – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=99798146