Non potremmo mai disprezzare, veramente, i luoghi dove siamo nati, cresciuti. Dove abbiamo abitato e dove ancora, in qualche modo, abitiamo. Al massimo, a volte, proviamo un sentimento di rabbia e di vergogna. Ma poi, in un modo o nell’altro, prevale un inevitabile senso di appartenenza, di responsabilità. Malgrado tutto. Certo è che dentro di noi ancora vivono molte speranze, molti sogni e progetti. Nonostante le ferite, i disconoscimenti. Nonostante le perdite, umane e materiali.
In questi giorni d’autunno, alcuni luoghi emblematici legati alla produttiva Caltanissetta ottocentesca e novecentesca sono stati oggetto delle nostre attenzioni, delle nostre preoccupazioni. Delle nostre indagini. Certo è che le non azioni, le dimenticanze se non le omissioni, insomma il persistente, improprio atteggiamento delle Istituzioni preposte alla tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e paesaggistico ci sono sembrati veramente sconcertanti. Alcuni esempi? Le ex miniere di zolfo che cingono la città, l’ex mulino-pastificio Salvati, l’ex Fiat trattori di viale della Regione. Lo stato in cui oggi versano questi peculiari elementi della storia recente della città, rilevanti testimonianze di archeologia industriale, è sotto gli occhi di tutti: le ex miniere di zolfo sono, di fatto, in disfacimento; l’ex mulino-pastificio rischia di essere cancellato, o quantomeno stravolto; quella che invece fu la sede nissena della Fiat trattori – un edificio storico, consistente e pregevole, in una zona importante della città, ma ad altissimo indice di antropizzazione – è, ormai, inesorabilmente scomparso. E’ stato infatti demolito per far posto al consueto, alto edificio in cemento armato. Metri cubi su metro quadro, con pubblica piazza – però. Una piazza che ha già un nome e cognome: “Piazza città libera”.
Diciamolo: un contesto desolante, scoraggiante. Surreale. Una ottusa, ostinata “coazione a ripetere” gli errori e i danni del passato. Questa è Caltanissetta, ridente metropoli del “Centro”, ricca comunque di storici, di studiosi locali, di biblioteche e musei. Questa è Caltanissetta, prodiga di clamorose, inestricabili dimenticanze. Una città che decade (in questo non isolata), in una esiziale tessitura tra Stato di polizia e Commedia dell’arte.
Leandro Janni – Consigliere nazionale di Italia Nostra
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Leggi l’articolo da “La Sicilia” (del 30.10.2011)