È “certamente sussistente, quantomeno per la prosecuzione dei lavori in epoca successiva all’annullamento del provvedimento di revoca delle revoche, la consumazione a livello indiziario del reato di abuso edilizio nella realizzazione di infrastrutture militari costituenti il sistema radar Usa Muos in Sicilia”. Proprio mentre sono in corso le operazioni di verificazione finalizzate alla misurazione del campo elettromagnetico, secondo il principio del caso limite, la Corte di Cassazione scrive queste parole nelle motivazioni depositate ieri, giovedì 10 marzo 2016. Parole che confermano il sequestro del Muos di Niscemi che, rileva il verdetto, “è stato disposto con finalità di salvaguardia dell’ambiente e della salute degli abitanti”. Ad avviso della Cassazione, non ha meritato accoglimento la tesi dell’Avvocatura dello Stato che, per conto del Ministero della Difesa, chiedeva l’annullamento della conferma del sequestro del Muos. Secondo l’Avvocatura dello Stato, “il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana ha sostanzialmente sancito le piena regolarità urbanistica dell’opera e la validità dell’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Caltanissetta e del nulla-osta dell’Azienda Regionale Foreste, residuando solo accertamenti su eventuali pericoli per la salute umana”. Nella sua memoria difensiva, l’Avvocatura dello Stato ha insistito nell’affermare che i rischi per la salute degli abitanti sono “del tutto estranei alle esigenze cautelari perseguite con il decreto di sequestro che esulano dalla contestazione provvisoria”. La Corte di Cassazione ha replicato che la sentenza amministrativa “non solo non ha affermato la illegittimità dei provvedimenti di revoca delle revoche, ma ha disposto ulteriori accertamenti sui pericoli per la salute dell’uomo nell’insediamento in questione”. “Pericoli che – prosegue la sentenza n. 9950 della Terza sezione penale relativa all’udienza svoltasi lo scorso 21 gennaio – non sono certamente estranei ai valori tutelati dalle norme in materia paesaggistica e ambientale”. “Va ricordato al riguardo – concludono i giudici” – che l’ambiente non costituisce solo un valore estetico da salvaguardare nella sua staticità, ma luogo nel quale l’uomo esprime la propria personalità individuale e sociale senza pregiudizio per la salute, elevata a diritto fondamentale dell’individuo ed interesse della collettività”. Con questa decisione la Suprema Corte ha confermato l’ordinanza con la quale il Tribunale della libertà di Catania, lo scorso 27 aprile 2015, aveva confermato il sequestro del Muos di Niscemi.
Dunque, un dirigente della Regione Siciliana e sei imprenditori saranno processati, il prossimo 20 maggio 2016, davanti al Tribunale monocratico di Caltagirone, per abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale per la costruzione a Niscemi del Muos, il sistema di telecomunicazione militare Usa. Lo ha disposto il procuratore Giuseppe Verzera che ha firmato un decreto di citazione diretta a giudizio. Gli imputati sono l’ex dirigente dell’assessorato regionale Territorio e ambiente Giovanni Arnone, il presidente della Gemmo Spa Mauro Gemmo, e Adriana Parisi, responsabile della Lageco, società che hanno costituito l’Ati Team Muos Niscemi vincitrice della gara del 26 aprile 2007. Inoltre sono imputati il direttore dei lavori Giuseppe Leonardi e i titolari di tre imprese che hanno lavorato in subappalto: Concetta Valenti della Calcestruzzi Piazza Srl, Carmelo Puglisi, della Pb Costruzioni e Maria Rita Condorelli, della Cr Impianti srl. Secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera, avrebbero realizzato l’impianto “senza la prescritta autorizzazione, assunta legittimamente o in difformità da essa”. E avrebbero “eseguito e facevano eseguire i lavori per la realizzazione del Muos, insistenti su beni paesagistici, all’interno della riserva orientata denominata Sughereta di Niscemi, in zona A, di inedificabilità assoluta, sito di interesse comunitario”.
Oggi, così come facemmo qualche mese fa, non possiamo che esprimere soddisfazione per la decisione della Corte di Cassazione. Pertanto, intendiamo ribadire il nostro impegno per il rispetto della Costituzione (art. 9 e art. 32) e delle leggi vigenti, per il rispetto della salute dei cittadini e dell’ambiente. Rispetto, anche, verso l’intera popolazione siciliana, che da anni subisce un’inaccettabile azione di forza e prevaricazione, nel silenzio cinico e irresponsabile del mondo politico e istituzionale regionale e nazionale.
Leandro Janni – Presidente del Consiglio regionale di Italia Nostra Sicilia