La questione“centro storico”è certamente complessa, difficile. Una questione che richiede risposte complesse, autentiche, non improvvisate, nonepisodiche. Una questione che contiene dentro di sé diverse altre questioni, diversi altri temi: le dinamiche sociali, l’identità culturale e sociale, la pianificazione urbana e territoriale, il problema della casa, la conoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico, il tema del restauro, la manutenzione degli edifici, la viabilità, il verde, i parcheggi, il decoro urbano. L’ecologia. E poi: l’efficienza e l’efficacia organizzativa, operativa delle istituzioni, il reperimento e la gestione delle risorse economico-finanziarie, la qualità dei servizi, le infrastrutture a rete, l’artigianato, il lavoro.
Lo scorso 7 luglio 2015, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato un disegno di legge che riguarda i centri storici dell’Isola. Di questa legge noi di Italia Nostra abbiamo scritto: “Un attacco speculativo senza precedenti. L’Assemblea Regionale Siciliana, con la legge 13/2015, sferra un pesante attacco al nostro patrimonio architettonico e paesaggistico. La legge appare conforme alla logica rozza e sbrigativa dello SbloccaItalia. In ossequio ai dettami contemporanei del “fare”, proponendosi di rilanciare l’asfittico comparto edilizio e invogliando i cittadini a effettuare interventi di ristrutturazione negli antichi fabbricati, essa intenderebbe superare le note “difficoltà di elaborazione e approvazione dei piani particolareggiati”, consentendo interventi diretti e immediati sulle singole unità edilizie, bypassando dunque i tradizionali, imprescindibili strumenti urbanistici e pianificatori. Per raggiungere tali obiettivi, la legge regionale si fa portatrice di una preoccupante e sconcertante serie di “semplificazioni”, ricorrendo a regole generiche e sommarie, uguali per tutti i comuni dell’isola – da Siracusa a Ragusa Ibla, da Catania a Palermo, da Trapani a Caltanissetta. E’ evidente che in tal modo si considera secondario, assolutamente marginale, l’obiettivo basilare della tutela e della conservazione del patrimonio storico e artistico, indicato chiaramente dall’art. 9 della Costituzione, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e persino dalla legge urbanistica regionale del 27 dicembre 1978, n. 71 (vedi Titolo V, art. 55).
Sabato 16 aprile 2016, a Catania, ha avuto luogo un incontro pubblico organizzato dalla Sezione catanese di Italia Nostra, presieduta dalla prof.ssa Tania Paternò La Via. Un incontro da titolo: “Catania. Evoluzione culturale e valorizzazione economica del centro storico. Prospettive e limiti della Legge regionale n.13 del 10 luglio 2015″ – meglio conosciuta come “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici”.
Questi i relatori intervenuti all’incontro: il dr. Salvo Di Salvo – assessore all’Urbanistica e al Decoro urbano del Comune di Catania, l’arch. Salvatore Basile – componente della Direzione Urbanistica e Decoro urbano del Comune di Catania, l’arch. Fulvia Caffo – soprintendente dei Beni Culturali e Ambientali della provincia di Catania, l’arch. Giuseppe Scannella – presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Catania, l’ing. Santi Cascone – presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Catania, l’ing. Maurizio Erbicella – componente dell’Osservatorio regionale per la qualità del Paesaggio, la dr.ssa Anna Mignosa – ricercatrice del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania. L’incontro è stato moderato dal presidente del Consiglio Regionale di Italia Nostra Sicilia prof. Leandro Janni.
Catania, dunque, è la prima città in Sicilia che, dando seguito ai controversi dettami della legge 13/2015, ha predisposto – attraverso il suo Ufficio tecnico – e resi pubblici i dati relativi alla classificazione “tipologica” del proprio patrimonio storico-urbanistico-edilizio, “gli interventi ammessi e le modalità di attuazione”. Un lavoro ingente, impegnativo. Puntiglioso, persino. Un lavoro realizzato insieme alla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali. Ma, oltre a questo, nell’ambito dell’incontro pubblico, l’attuale Amministrazione comunale ha evidenziato la Variante “centro storico” al Piano Regolatore Generale e il nuovo Regolamento edilizio. “E’ chiaro – come è stato detto sabato scorso – che con tale azione (la classificazione “tipologica” del proprio patrimonio storico-urbanistico-edilizio), l’amministrazione Bianco ha inteso superare, ignorare i limiti di fondo della legge 13/2015”. Una legge che tutti gli intervenuti all’incontro di Catania hanno definito “rozza e incolta”. Una legge che ignora il concetto fondamentale di “centro storico come bene culturale unitario, come monumento da conservare integralmente” (Antonio Cederna). Nel corso del dibattito si è altresì evidenziato che sono stati dimenticati i precedenti e qualificati studi, le precedenti analisi e i piani per il centro storico di Catania. Ad esempio i piani e gli studi di Pierluigi Cervellati, Giuseppe Dato, Giuseppe Pagnano e di tanti altri tecnici e studiosi.
Di certo permane, inesorabilmente, un clima di profonda incertezza per chi deve operare nei centri storici. Di certo una salvaguardia dei valori storici e monumentali della città non esclude una concezione dinamica, evolutiva della stessa. E di certo nei centri storici non possono essere esclusi interventi di architettura contemporanea, rispettosi comunque della morfologia dei luoghi, degli allineamenti, della volumetrie esistenti. Dallo studio-catalogazione effettuato dall’Ufficio tecnico comunale e dalla Soprintendenza, a Catania, emergerebbe che l’80% del patrimonio storico-urbanistico-edilizio è stato classificato in modo tale che sarebbero ammessi soltanto interventi di manutenzione e restauro. Insomma, la legge regionale 13/2015, malgrado le intenzioni, produrrebbe risultati effimeri, inconsistenti. Assai deludenti.
E comunque se è vero che siamo costretti ad agire, operare in un contesto giuridico confuso e ipertrofico, le leggi che regolano l’attività urbanistica ci sono. E sicuramente le buone pratiche urbanistiche vengono incoraggiate e sostenute dalle buone amministrazioni. Da quelle amministrazioni che posseggono un’idea di città chiara, condivisa, rispettosa dei valori e delle identità ma anche capace di immaginare il nuovo con coraggio e determinazione. Un’idea di città in cui identità e bellezza da un lato, risorse economico-finaziarie e investimenti dall’altro, possano trovare quelle sintesi virtuose, capaci di costruire, realizzare luoghi significativi. Luoghi felici.
Leandro Janni – Presidente del Consiglio Regionale di Italia Nostra Sicilia
Tania Paternò La Via – Presidente della Sezione Italia Nostra Catania