La città di Palermo si adagia su una grande pianura, tra il mare del golfo omonimo e le colline che la circondano, come un grande anfiteatro.
Nel X secolo gli Arabi danno inizio all’inteso uso agricolo della campagna palermitana e già nel Cinquecento essa è chiamata “Conca d’Oro” per la fertilità del suo suolo e la sua ricca produzione agricola.
A metà Ottocento l’aspetto della piana cambia profondamente: viti ed olivi lasciano il posto ai più redditizi agrumi che ben presto sono apprezzati ed esportati in tutto il mondo. Negli anni Cinquanta del Novecento, ha inizio il rapido declino dell’economia degli agrumeti. Nello stesso periodo la città abbandona il suo centro storico, devastato dalla guerra e, divenuta sede del Parlamento Regionale, inizia la sua crescita rapidissima e disordinata per dare alloggio ai moltissimi siciliani che, provenienti da tutta l’isola, trovano un impiego nella nuova burocrazia regionale o nel settore edile. Il Piano Regolatore Generale del 1962, di Lima e Ciancimino, rompe irrimediabilmente il millenario equilibrio tra Palermo e la sua campagna; nelle aree destinate a verde agricolo è consentito edificare fino a 2.500 metri cubi per ettaro. L’edilizia è in gran parte nelle mani di Cosa Nostra. (Leggi tutto il documento)