Italia Nostra

Data: 24 Novembre 2014

Bocciata dal Tar Toscana la centrale a biogas nel Parco della Maremma

Tranne rare eccezioni, peraltro presenti e ben visibili anche in Maremma, le speculazioni selvagge a danno dell’ambiente hanno sovente acquisito caratteri più sfuggenti e insidiosi, hanno colpito nei settori apparentemente più rassicuranti, per esempio nel campo delle energie cosiddette verdi. Un tipico esempio sono le centrali a biomasse e a biogas, che a sentirle descrivere dai loro sostenitori sembrerebbero il non plus ultra delle energie pulite e alternative, dei risparmi energetici, dell’eliminazione dei rifiuti, nella lotta all’inquinamento atmosferico, nella difesa della salute umana, e così via favoleggiando. Non credetegli… da quei camini non esce, come vorrebbero farvi credere, aria di alta montagna. E’ impossibile bruciare materiali infiammabili di qualunque genere senza produrre residui volatili in grado di propagarsi nell’aria circostante, nel terreno e nell’acqua e l’efficacia del filtraggio dei fumi è sempre relativa, le polveri sottili riescono sempre, anche in minima parte, a inquinare l’aria circostante. Salvo gravi incidenti, che pure sono sempre possibili, è molto improbabile che l’inquinamento sul breve periodo sia realmente dannoso. Si fissano dei parametri di sicurezza per i diversi veleni presenti nelle polveri sottili immesse nell’ambiente, ma nessuno può calcolare l’effetto prodotto sulla salute umana dall’accumulo nel tempo, giorno per giorno, dei residui prodotti da questi impianti.

C’è poi, nel nostro Paese, un problema di carattere politico-culturale: chi si può più fidare dell’efficacia e dell’affidabilità, che devono essere assolute, dei controlli effettuati dalle nostre istituzioni pubbliche? Hanno dimostrato, in molti, in troppi casi, di essere “permeabili”, di rilasciare nulla osta e concessioni con eccessiva facilità, di essere sorde nei confronti delle proteste della gente. L’affarismo serpeggia e si nasconde fra le scartoffie burocratiche con estrema facilità, di questi tempi bui. Un’altra temibile insidia che si cela in queste centrali brucia-tutto ormai capillarmente diffuse è la loro capacità di smaltire di tutto, e la loro dimensione limitata, che ne rende possibile la gestione da parte di piccoli o medi imprenditori agricoli. E infatti, come si poteva prevedere, questi impianti, che, utilizzati in modo serio e nei luoghi adatti, potrebbero essere utili, qui da noi sono una minaccia per la salute pubblica e non si tratta certo di pregiudizi. Viviamo, come si diceva, in un Paese dove è arduo avere fiducia nelle istituzioni pubbliche. Vi immaginate che fiducia potremmo avere negli speculatori privati? Come potremmo essere garantiti che impianti simili non siano utilizzati per la combustione di materiali pericolosi? E che dire delle mafie e delle camorre, che da tempo hanno messo le mani nel business dei rifiuti?

Ma in questi giorni, occorre dirlo, proprio dalle istituzioni pubbliche, per la precisione dal Tar della Toscana, cioè dal Tribunale Amministrativo Regionale, è arrivata a tutti noi una boccata di aria fresca. Uno stravagante imprenditore, infatti, proprietario di un’azienda agricola all’interno del Parco della Maremma, aveva avuto tempo fa l’idea di organizzare un impianto a biomasse alimentato da “liquami zootecnici e biomasse vegetali” il tutto nel bel mezzo di un meraviglioso territorio protetto. Ma benedetto uomo, verrebbe voglia di dirgli, possiedi un’azienda agricola in un paradiso naturale, oltre che turistico, e non ti viene in mente niente di meglio che produrre, favorito dalla fama e dalla bellezza del luogo dove lavori, qualche impagabile specialità alimentare che Farinetti, il mago di Eataly, ti potrebbe poi vendere in tutto il mondo? Non ti va di affaticarti, immagino. Molto più conveniente bruciare milioni di metri cubi di gas puzzolenti e vendere elettricità a prezzi che solo i contributi pubblici permettono di incassare. E ai turisti che da tutto il mondo vorrebbero venire a visitare quell’ultimo angolo di paradiso, gli facciamo annusare le tue travolgenti puzze? Bravo!

Ma dal Tar della Toscana, per una volta, il linguaggio ufficiale della giustizia amministrativa, solitamente oscuro, si è fatto chiaro come il sole. Ha scritto, infatti il Tar che il progetto della Grande Puzza fra i balsami del Parco doveva essere respinto “considerando che la particolare valenza ambientale dell’area appare destinata a prevalere, nella comparazione di interessi propria della fase cautelare, sulla pretesa del ricorrente, caratterizzata dalle esclusiva valenza patrimoniale”. Parole sante. Questa volta, signori del Tar, vi meritate un sonoro applauso!

Michele Scola, Presidente della Sezione di Grosseto

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