Italia Nostra

Data: 6 Novembre 2018

Chiesa di Sant’Antonio e convento di San Francesco a Capraia (Arcipelago Toscano – Livorno): segnalazione per la Lista Rossa

Indirizzo/ Località: centro storico – Capraia Isola (Livorno)

Tipologia generale: edificio di culto

Tipologia specifica: ex complesso conventuale con chiesa

Configurazione strutturale: complesso della seconda metà del Seicento formato da una chiesa e un convento su due lati che con la chiesa racchiudono un chiostro interno. La chiesa consiste in una aula unica con sei cappelle laterali

Epoca di costruzione: seconda metà del Seicento, senza modifiche sostanziali nella chiesa, ma una pesante aggiunta nella parte sud del convento nel corso dei secoli

Comprende: complesso del convento di San Francesco con adiacente chiesa monastica dedicata a Sant’Antonio da Padova

Uso storico: la chiesa fu costruita, insieme al convento, dai Capraiesi per ospitare i Frati Minori Osservanti

Uso attuale: stato di abbandono. La chiesa è in corso di restauro a cura dell’Associazione non profit Amici della Chiesa di Sant’Antonio

Condizione giuridica: la chiesa è di proprietà del Comune di Capraia Isola. Il convento fa parte dei beni demaniali, ma è in corso una trattativa del Demanio con il Comune di Capraia per la sua acquisizione.

Segnalazione: del 21 settembre 2018 – Amici della Chiesa di S. Antonio morescoroberto@hotmail.com

Motivazione della scelta: II complesso della chiesa e del convento di Sant’Antonio e stato abbandonato o malamente utilizzato a partire dal momento in cui l’immobile viene totalmente dismesso a seguito della chiusura della Colonia Penale. Sono ormai trascorsi oltre 30 anni. Il complesso presenta gli interessanti caratteri architettonici propri di una tipico impianto monastico seicentesco appartenente ad un’architettura minore, ma non per questo meno interessante. L’integrità dei principali edifici documenta l’impianto originario.

Fino al 1406 l’isola fa parte della Repubblica di Pisa. Quando la Repubblica di Pisa perde la sua indipendenza, l’isola passa sotto il controllo della famiglia corsa dei De Mari, alleata ai Genovesi.

Nel 1506 Capraia entra a far parte del Banco di S. Giorgio, che realizza il potenziamento delle strutture difensive dell’isola. Nel 1655 alcuni frati Francescani Minori si insediano sull’ Isola, richiedendo la costruzione di una chiesa e di un convento, a servizio della comunità Capraiese.

II complesso viene così costruito in tempi brevissimi tra il 1660 e il 1665. La chiesa viene dedicata a Sant’Antonio da Padova ed il Convento a San Francesco.

L’impianto della Chiesa viene realizzato in un’unica fase, mentre il Convento inizialmente viene costruito realizzando l’ala Nord ed Est, mentre il lato Sud era delimitato da una cinta muraria che con la chiesa definiva l’attuale chiostro.

La lettura stratigrafica dei paramenti murari, l’analisi degli elementi architettonici e la verifica incrociata con le iconografie storiche recuperate negli archivi confermano tale fase costruttiva.

La ricerca storica allegata meglio documenta le alterne vicende che hanno portato alla realizzazione del Convento, evidenziando anche i contrasti con la locale Parrocchia e le diverse fazioni tra la popolazione,

Per tutto il Settecento la Comunità Francescana sviluppa con alterne vicende il proprio ruolo, mantenendo in buona salute l’immobile, che viene utilizzato a pieno regime, anche realizzando un’ampia zona di ortaglia, in grado di fornire cibo alla Comunità. Il periodo Napoleonico sopprime l’Ordine religioso e da quel momento il Convento viene abbandonato.

Nel 1862 Io Stato italiano decreta l’acquisizione dell’immobile, che dalle carte storiche risulta ancora costituito dalla Chiesa e da due ali del Convento. Nel 1873 passa in uso alla Colonia Penale Agricola di recente costituita. È di quegli anni la costruzione dell’ala Sud, che probabilmente ingloba la cinta muraria preesistente, al fine di rispondere alle esigenze funzionali del carcere.

Successivamente, forse già nel ‘900, l’ala Sud viene proseguita verso Est realizzando il nuovo corpo di fabbrica, che completa anche oggi il fronte meridionale del Convento.

Nel 1986 la Colonia Penale viene abolita e I’immobile passa nella disponibilità prima del Demanio salvo la Chiesa che rimane in proprietà del Comune di Capraia. Le opere degli anni ’90 per la realizzazione della nuova copertura mettono in sicurezza l’immobile, che giunge ai nostri giorni senza altri interventi. Insieme al Castello, alla Chiesa del Porto e alla Torre dello Zenoblto, Sant’Antonio ha la capacità di rappresentare l’identità e la continuità, anche se per fasi alterne, degli abitanti di Capraia.

Un’associazione culturale no-profit formatasi nel 2014 con il nome di “Amici della chiesa di S. Antonio”, costituita da persone che da anni hanno scelto Capraia come propria dimora, hanno preso a cuore il futuro del complesso monastico, volendosi impegnare nel promuove restauro generale e raccogliendo fondi da privati ed enti pubblici

Con questo taglio culturale e sotto l’egida dell’Associazione, un gruppo di professionisti, con un forte approccio interdisciplinare, ha predisposto un progetto generale di restauro e valorizzazione della chiesa, progetto che ha ricevuto l’approvazione della Soprintendenza di Pisa e Livorno e dal Comune di Capraia Isola.

L’Associazione è sostenuta da Italia Nostra- Sezione Arcipelago Toscano  e di Italia Nostra Regionale Toscana che hanno contribuito con un finanziamento al restauro dell’altare maggiore della chiesa.

Il complesso è posizionato sul promontorio che domina il porto, e anche dal punto di vista paesaggistico rappresenta una emergenza di grande valore. Il suo recupero può attivare un processo di riqualificazione di tutto il comparto, che verso il porto presenta una serie di fabbricati di nessun interesse architettonico, né storico, né ambientale, che necessitano invece di un intervento di ristrutturazione urbanistica.

Gli obiettivi che il progetto di recupero si prefigge sono pertanto:

  • il restauro conservativo del bene, con l’intendimento di consolidare e conservare un complesso che altrimenti sarebbe destinato in pochi anni ad un degrado irreversibile;
  • la valorizzazione del bene, come contenitore di nuove funzioni qualificate in grado di dare vita al complesso con una presenza quotidiana di personale;
  • la creazione di un polo di funzioni pubbliche e culturali;
  • l’attivazione di un processo virtuoso di riqualificazione della porzione storica del complesso, in grado di rendere interessante anche dal punto di vista economico;
  • l’intervento di risorse private sulle altre volumetrie prive di interesse storico architettonico del comparto, pur nella consapevolezza della delicatezza paesaggistica del possibile futuro intervento.

La chiesa di Sant’Antonio

Presentava esternamente una facciata caratterizzata dalla caduta o dal deterioramento degli intonaci originari. La porzione inferiore del fronte era caratterizzata da integrazioni di intonaci cementizi, che a causa dell’umidità ascendente dalle fondazioni si erano distaccati, evidenziando la tessitura muraria in conci di pietra, che presentavano i giunti di allettamento con una malta di calce gravemente impoverita. I serramenti erano in totale stato di abbandono, il portone della Chiesa era stato recentemente sostituito, insieme alla realizzazione di una nuova cornice, che però risultava non coerente con le proporzioni della facciata. Le cromie originarie o antiche della facciata erano a fatica percepibili. Le pietre del sagrato, posate ad opus incertum, erano sconnesse ed infestate di radici. II fianco Ovest della chiesa e rimasto invece ricoperto di intonaco, nelle parti basse di tipo cementizio. Anche l’interno è caratterizzato da uno stato di degrado generalizzato. L’umidità di risalita ha danneggiato gravemente gli intonaci fino ad un’altezza di un metro, degradando anche le superfici stuccate degli altari presenti nelle sei cappelle laterali. La presenza di piccioni all’interno della chiesa ha causato inoltre danni alle varie superfici e al pavimento spargendo guano su ogni superficie piana. II pavimento in pietra esagonale bicroma è in più parti danneggiato dall’incuria e dall’umidità. La navata centrale, l’unica, è accompagnata sui lati da tre cappelle per lato. Lo spazio centrale è coperto con una volta a botte con unghie laterali in prossimità delle cappelle. La volta non presenta particolari dissesti, mentre le due cappelle più a Sud necessitano di interventi di consolidamento, insieme con la facciata, che mostra alcune fessure negli angoli tra il fronte e le cappelle. Non vi sono altre manifeste criticità strutturali. La copertura è stata realizzata ex novo con struttura lignea e sottostante cordolo in calcestruzzo armato. II manto di copertura è stato realizzato in coppi di laterizio. Gli apparati decorativi (altari, edicole, balaustre, cornici, lapidi) ed i dipinti presenti nella chiesa sono anch’essi in fase di avanzato degrado. Anche il pianerottolo in legno dell’organo (non più presente), realizzato con raffinata manualità e rappresentante una porzione dello scafo di un naviglio, decorato con disegni policromi, necessita di un profondo restauro. Sulla destra del presbiterio sono presenti alcuni locali collegati con il chiostro; da questi con una scala si sale ad altri locali al primo piano. Tutte le murature di questi locali sono prive di intonaco e a tratti sconnesse. Una porzione di volta al primo piano è crollata, Alla destra del presbiterio sono presenti altri tre locali, con probabile funzione di sacrestia, che attualmente sono chiusi con lucchetti, in quanto ospitano vari reperti ritrovati negli scavi archeologici recentemente conclusi in relazione ai lavori di restauro del Forte San Giorgio.

Il convento di San Francesco

Il Convento, adiacente alla chiesa, è costituito da tre corpi di fabbrica di due piani, che con la chiesa definiscono un chiostro, i cui porticati nel tempo sono stati tamponati. Gli edifici sono stati realizzati a partire dalla seconda metà del Seicento, per quanto riguarda le maniche a Nord e a Est. La parte a Sud viene invece realizzata nella seconda metà del ‘800 e successivamente ulteriormente ampliata. Gli edifici sono stati realizzati a due piani; l’impalcato intermedio presenta una serie di volte a botte e a vela, mentre la copertura è stata realizzata ex novo una ventina di anni fa con struttura in legno poggiante su trave di bordo in calcestruzzo. La struttura portante del complesso monastico in epigrafe è di muratura di pietrame mista ad interventi succedutisi in laterizio. I solai voltati sono in muratura di mattoni e/o di pietrame. Tutte le murature in occasione del rifacimento del tetto sono state disintonacate permettendo la lettura materica dei paramenti, ma esponendoli al dilavamento delle acque piovane.

Da una prima analisi, l’edificio manifesta le seguenti carenze strutturali:

  • le murature, sostanzialmente di buona fattezza sono apparentemente in buono stato di – sono localizzate principalmente sulle pareti del fronte Sud, e sui prospetti interni. Su di esse si osservano ampie zone in cui la muratura risulta caotica (elementi lapidei disposti in modo irregolare e/ o con inserti disordinati di elementi di mattoni) e presenta ampie zone con rarefazione dei giunti di malta. Non mancano fessurazioni spesso localizzate negli angoli murari quali l’angolo Sud-Est del cortile interno. Le fratture hanno prevalentemente un andamento verticale;
  • le volte che coprono i locali del convento sono soggette a importanti lesioni, anche se localizzate. Queste sono rilevabili prevalentemente nelle chiavi e nelle lunette, ove presenti, anche se i peduncoli delle lunette e delle volte, fortunatamente, non risultano essere in sofferenza;
  • nel porticato del chiostro, dove i tamponamenti rendono difficilmente leggibile la reale consistenza dei pilastri, sarà opportuno effettuare preventivamente dei sondaggi finalizzati alla messa in ripristino della antica tipologia strutturale;
  • la balconata sul prospetto Sud appare abbia una inadeguata capacità resistente tanto delle lastre di camminamento che delle mensole di appoggio. Per quest’ultime vi sono fondati sospetti che gli elementi resistenti lapidei possano nascondere delle criticità locali soprattutto nelle parti annegati nella muratura. La copertura recentemente realizzata dal punto di vista statico, non presenta alcuna criticità.

I primi passi verso il restauro del complesso

L’associazione Amici della Chiesa di S. Antonio a partire dal 2014 ha dato inizio ad una campagna di raccolta fondi per il restauro della chiesa di S. Antonio.

Il primo restauro, quello della facciata, in forte stato di degrado è terminato nel 2016, ed è stato in gran parte finanziato dalla Fondazione Livorno e dalla Regione Toscana, tramite fondi europei.

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