In un contesto ove la carenza di risorse economiche è ormai una normalità, è necessario promuovere un’accorta gestione del verde urbano, fondata non solo su provvedimenti di urgenza, ma su un’attenta programmazione, capace di intervenire consapevolmente su un patrimonio che è vivente ed in continua trasformazione e che fa parte di un complesso sistema urbano. Solo in questo modo potrà essere garantita una continua manutenzione e un continuo rinnovamento del patrimonio botanico esistente, con l’avvertenza, peraltro, che gli alberi come ippocastani, platani, tigli, magnolie e simili, all’età di 60 anni, non sono al termine del loro ciclo vitale, ma stanno appena entrando nell’età matura! Gli ultimi interventi segnalati e apparsi sulla stampa, comportano un rilevante impatto paesaggistico e percettivo, che inciderà per decenni sull’aspetto della città.
Tutte queste operazioni avrebbero meritato una maggiore ponderazione, non solo sulla selezione delle piante da tagliare, ma prima di tutto sul tipo di intervento; in ogni caso, particolare attenzione deve essere rivolta alla tipologia delle essenze da piantumare in luogo di quelle abbattute. Inoltre come e quando verranno sostituite le piante abbattute?
A titolo di esempio, e soprattutto a seguito delle ultime dichiarazioni dell’Amministrazione, apparse sulla stampa locale mercoledì 4 luglio, desideriamo ricordare come nel caso di viale Cadorna non si debba ragionare in termini di quantità di alberi sostituiti in luogo di alberi abbattuti, ma si debba contestualizzare l’intervento partendo dal disegno originario del viale che incorniciava l’accesso ed il varco visivo verso porta Elisa: la monumentalità era data da un doppio filare di alberi posti sui due lati. Oggi, in attesa di finanziamenti dedicati, questa percezione paesaggistica è andata purtroppo perduta in quanto i due lati del viale hanno disegni diversi.
Vale la pena ricordare come la monumentalità dell’accesso viario alla città fosse sottolineata dall’utilizzo di essenze di alto fusto come platani o tigli e non da tipologie inedite come recentemente avvenuto. In un’ottica propositiva si ricorda inoltre come la gestione di un’alberatura storica a doppio filare sia da affrontare come un unico sistema: intervenire in modo non unitario ed uniforme, come già accaduto, è una soluzione aleatoria che produce nel tempo un risultato di bassa qualità estetica, che entra in conflitto con il disegno originario dell’alberata e con la monumentalità della città.
Quanto suggerito non è frutto di un atteggiamento nostalgico o conservativo per tutto ciò che viene dal passato, bensì guarda al presente ed al futuro della programmazione del verde urbano della Città di Lucca, la cui economia è sempre più rivolta al turismo, che presuppone una città bella, attraente per la sua storia, il suo tessuto urbano, le sue piazze, le sue Mura, la sua alta qualità di verde urbano, oggi da difendere e da riordinare.
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