Italia Nostra

Data: 14 Aprile 2011

Radioattività e inquinamento nell’areale costiero di Massa-Carrara

A seguito dell’incidente nucleare di Fukushima in Giappone la stampa del 12 aprile ha informato del fatto che si sono raggiunti livelli di pericolosità simili a quelli di Chernobyl. Intorno alla centrale sono elevatissimi, così pure nel mare antistante l’impianto, dove è stata rilevata una radioattività 7,5 milioni di volte superiore al normale. Nessuno sembra in grado di calcolare per quanto tempo rimarranno tali e quali conseguenze si potranno avranno per l’ambiente marino e le popolazioni.

Il ns. Ministro per la Salute, Fazio, ha assicurato che saranno effettuati severi controlli su tutte le merci d’importazione che dovessero provenire dal Giappone, con particolare riferimento e attenzione per quanto riguarda i generi alimentari.

Tuttavia nulla è stato programmato in ordine al rischio che si può corre nei porti e negli scali in cui si dovessero movimentare merci provenienti dal Giappone, le quali potrebbero anch’esse risultare contaminate  dalle radiazioni.

Anche, dunque, nel Porto di Marina di Carrara potrebbero arrivare navi che trasportano merci del genere e che sono transitate sui mari giapponesi e limitrofi.

Ci chiediamo se le ns. Autorità Portuali hanno predisposto piani cautelativi, di prevenzione e profilassi adatte a scongiurare ogni possibile forma di contaminazione che potrebbe compromettere la salute dei lavoratori portuali in primis oltre ovviamente quella dei cittadini in genere di Carrara.

Ci chiediamo cioè se  è stato attivato un piano di emergenza in area portuale in caso di allerta per accertata radioattività e se gli addetti alla sicurezza nel ns. porto hanno in dotazione strumenti in grado di misurare la presenza di livelli anomali di radioattività… al fine di predisporre,  in tal caso, la messa in atto, in tempi rapidissimi, delle specifiche direttive e disposizioni previste a livello nazionale ed europeo.

Leggi le utlime news e approfondimento a riguardo

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Abbiamo appreso da “Il Tirreno” del 10 aprile scorso, in cronaca di Massa, che è stato stoppato l’intervento di bonifica, già affidato alla Coop “La Victor”, dei sedimenti altamente contaminati che si trovano alla foce del Lavello.

Trascuriamo pure di richiamare i dettagli recenti della questione: il finanziamento regionale concesso, la procedura un tantino anomala assunta per l’affidamento dei lavori, il ritardo di un anno per iniziarli… Registriamo, però, che c’è voluta una determinazione del neo Dirigente provinciale del settore difesa del suolo per far revocare in via di autotutela il citato primo appalto, da parte della stessa amministrazione provinciale che l’aveva deliberato.

Rileviamo, altresì, che l’Assessore alla difesa del suolo e Vicepresidente della Provincia di Massa-Carrara ha inteso minimizzare i motivi dello stop, ha assicurato che “La Victor” possiede le credenziali richieste ma ha solo mancato di presentare il documento di iscrizione all’anagrafe dei gestori specializzati (i soli in grado per legge di fornire la certificazione di avvenuta bonifica indispensabile per la realizzazione del porto turistico in quella zona) e che, comunque, i tempi di esecuzione della bonifica saranno rispettati in quanto:

= sarà indetta subito una nuova procedura di affidamento dei lavori tra i detti gestori ambientali specializzati; = già si è fatta la mappatura dei punti inquinati e basterà soltanto prelevare con una draga la sabbia del fondale contaminata e portarla in discaricaTutto qui! Dov’è il problema? Già, dove sta il problema? Sta proprio tutto qui, per noi.

Non stiamo a rinvangare il fatto che i carotaggi a suo tempo eseguiti in punti precisi, segnatamente alla foce dei nostri fiumi o torrenti, non escludono che i sedimenti contaminati dagli sversamenti delle industrie, nel corso di decenni, siano stati rimescolati dalle correnti, secondo il regime dinamico dell’epoca, e quindi disseminati per tutto il tratto di costa tra il Lavello e il Frigido, compreso nel SIN di Massa-Carrara.

Ci preoccupa il fatto che, se l’intervento al Lavello verrà effettuato davvero in quel modo, (cioè con una draga) potrebbe determinarsi un nuovo e serio rischio di inquinamento per il litorale apuano, causato dallo spandersi di micidiali veleni conservati appunto dai fondali.

A nostro avviso, infatti, non di una draga semmai, ma di una “sorbona” ci sarebbe bisogno, in grado di aspirare la sabbia contaminata e non di rasparla, sollevarla e così facendo diffonderla nell’ambiente marino circostante. Un “prelievo” siffatto, in sostanza, vorrebbe dire rimetterla in circolazione.

Già c’è la fondata ipotesi che, allungando il porto, i problemi erosivi si sposterebbero più a sud e l’aumentata forza erosiva potrebbe essa stessa risollevare i sedimenti contaminati ed espanderli ulteriormente per tutto il nostro areale di costa. Già, tra i 56 SIN nazionali, quello di Massa-Carrara risulta al primo posto per l’aumento dei tumori. Rimettere in circolo detti inquinanti significherebbe riproporre ai concittadini le medesime sostanze che hanno portato a questo tremendo primato…

Ma se proprio non si volesse fare a meno di ricorrere al dragaggio (macchè aspirazione!), per evitare che le sostanze contaminate di quei fondali finiscano non in discarica (Quale? È già stata individuata ?) ma… in mare, sarebbe necessario almeno isolarle prima, con un opportuno sbarramento fisico, cioè con una protezione ancorata nel fondo marino antistante alla foce del Lavello.

Non si tratta di bruscolini e innocue polverine, ma di micidiali veleni stratificati in quei fondali… costituiti da policlorobifenili, idrocarburi poliaromatici, composti organoclorurati, pesticidi e metalli pesanti come arsenico, piombo, mercurio, nichel e rame, con concentrazioni in alcuni casi superiori di ben 400 volte la soglia consentita.

Per concludere, da ottimisti incalliti nonostante tutto, prendiamo atto e plaudiamo anche ai buoni propositi degli amministratori, a tutti i livelli, del nostro territorio riguardo alla rimozione, finalmente, degli inquinanti che l’appestano da troppo tempo e che s’ha da fare…. ai fini di una ripresa economica ed ecocompatibile.

Ma, non da allarmisti impenitenti ma da comuni cittadini quali siamo, con una qualche presunzione di rappresentare – come associazione – le loro sacrosante esigenze costituzionali riguardo alla qualità dell’ambiente in cui si vive, non possiamo esimerci dal considerare che i detti nostri “amministratori”, talvolta, si distinguono per approssimazione e superficialità tecniche nel gestire interventi che, si ribadisce, vanno effettuati da chi dispone di competenze e i giusti mezzi per un lavoro così delicato e di responsabilità.

ITALIA NOSTRA Sezione Apuo-Lunense “Luigi Biso”

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