Il Monte dei Paschi è ufficialmente del mercato. L’immobilismo di un conservatorismo partitico non poteva competere con le ferree regole della finanza. La politica degli affari improntata ad un immaginario strettamente locale ha fatto i conti con una realtà globale. I sogni di grandezza di un management politico-finanziario la cui unica qualità era l’ambizione si sono infranti contro il duro realismo del mercato.
La città, il paese si sono giocati con una mano di poker una banca la cui storia risale alla notte dei tempi. A poco servono ora i patti parasociali della Fondazione con fondi d’investimento americani per garantirsi qualche sgabello all’interno della banca… (continua a leggere)