Italia Nostra

Data: 19 Novembre 2018

Collegio studentesco di San Bevignate: un altro colpo di scena!

Altro colpo di scena sulla vicenda dello studentato di San Bevignate: l’Adisu ha invitato il Consiglio di Stato a non esprimersi sulla Sospensiva Lavori, affermando che non li farà partire bensì aspetterà la sentenza di merito programmata per il prossimo 14 marzo 2019. In questa data finalmente si concluderà una delle pagine peggiori della storia urbanistica della nostra città. Un’opera immaginata sin dal lontano 2003 da alcuni protagonisti di allora (Lorenzetti per la Regione, Locchi per il Comune di Perugia, Bistoni per l’Università e Oliviero per l’Adisu), in un luogo non solo paesaggisticamente e storicamente rilevante, ma anche isolato rispetto alle sedi didattiche universitarie. Un non-luogo per risiedere come studenti universitari. Ma così va il mondo.

La prossima sentenza del Consiglio di Stato dirà dunque se l’opera s’ha da fare oppure no.

Se l’opera s’ha da fare, l’Adisu vorrà procedere con l’avvio dei lavori. E chi potrà fermare questo scempio? La Regione, ad esempio, potrebbe revocare il finanziamento accordato all’Adisu e in tal caso essa sarà la prima a pagare i danni all’impresa; se invece l’Adisu si rifiuta di procedere con i lavori, prendendo atto che è un’opera folle e inutile, essa stessa dovrà pagare i danni all’impresa. Insomma, in entrambi i casi saranno gli umbri a pagare.

Ma se il Consiglio di Stato deciderà che è illegittima, allora l’opera non si dovrà fare e, a questo punto, spetterà di nuovo all’Adisu pagare i danni all’impresa. Tanto più che l’Adisu, nel 2008, si era dimenticata della scadenza della autorizzazione paesaggistica e quindi il suo provvedimento autorizzatorio era scaduto. Come dire che l’allora amministratore Adisu fece gara di appalto da 12milioni di euro con autorizzazione scaduta.

Insomma la sentenza del Consiglio di Stato avrà solo una conseguenza, qualunque cosa dirà: l’Adisu è il soggetto che più di tutti rischia di pagare i danni all’impresa che ha vinto l’appalto.

Ma a questo punto diventa centrale la domanda che la Corte dei Conti potrebbe porre: questi danni patrimoniali, da pagare con denaro pubblico, devono essere restituiti dagli amministratori Adisu? E, più precisamente, dagli amministratori dell’epoca -quelli che volevano l’opera e hanno fatto l’appalto- oppure dagli amministratori ora in carica?

Nel frattempo pesa una certezza: il conto da pagare per quest’opera inutile e folle sta salendo costantemente tra compensi agli avvocati e i danni che l’impresa pretende. Allungare la vita di questa storia è servito solo ad aumentare il danno patrimoniale pubblico. E’ questo che i nostri amministratori vogliono? La politica – e non la giustizia amministrativa – doveva e deve essere capace di fermare questa storia, soprattutto smettendo di giocare con il cerino acceso in mano tra un’istituzione statale (la Soprintendenza, che comunque mai sarà chiamata a pagare i danni), il Comune di Perugia e la Regione (con o senza Adisu). Forse se i colori politici tra Comune e Regione fossero rimasti gli stessi, si sarebbe già trovata una soluzione?

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