Non è solo Pompei a crollare, crollano anche pezzi del patrimonio culturale dell’Umbria. Due giorni fa, il 22 novembre, è crollato un pezzo della Chiesa di S.Giacomo di Spoleto con la distruzione della copertura della navata principale e di quella di destra per una superficie di circa 180 metri quadri e di un pilastro centrale e due archi. A quanto si legge, il ciclo pittorico dello Spagna non avrebbe subito danni. Il 18 gennaio del 2006 sono invece crollati trenta metri delle mura ciclopiche di Amelia. Nel 2007 è crollato un pezzo di muro seicentesco in Via Ripa di Meana a Perugia e, anche dopo i lavori di sistemazione, la ferita è ben visibile. A rischio la storica ciminiera della Perugina a Fontivegge, tanto che il 22 novembre i Vigili del fuoco hanno transennato la zona. Il 19 luglio di quest’anno sono caduti due pezzi di travertino dell’Arco Etrusco a Perugia, il simbolo, insieme alla Fontana Maggiore, della storia e della cultura di questa città.
Dopo l’iniziale transennamento della zona e le prime verifiche, tutto è tornato come prima ed il crollo di frammenti di pietre è stato attribuito al riacutizzarsi di una “ferita” del terremoto del 1997 e agli agenti atmosferici. Ci sarebbe bisogno di una manutenzione annuale o al massimo biennale, hanno riferito dalla Soprintendenza archeologica, ma gli ultimi importanti interventi risalgono al 1999 e riguardarono solo la superficie esterna.
L’incuria e l’abbandono del monumento simbolo della città è percepibile anche con un’occhiata superficiale, tanto si sono annerite le pietre per il traffico di Piazza Grimana e per lo smog, mentre sono cresciute in molti punti le erbacce.
Nel frattempo si apprende dai giornali che per natale sarà inaugurata una nuova e moderna illuminazione che però, per quanto moderna, difficilmente potrà nascondere l’incuria e l’assenza di manutenzione, che anzi risulteranno più evidenti, così come l’insostenibile traffico di Piazza Grimana.
Perugia si è candidata, insieme ad Assisi, a capitale europea della cultura per il 2019, sarebbe però opportuno trovare i soldi ed il tempo per salvare il nostro patrimonio culturale, prima di spenderli in candidature dall’esito molto incerto. Salvo che non si pensi di diventare capitali europee della cultura lasciando nell’abbandono il nostro patrimonio culturale ed esibendo il centro storico di Eurochocolate e della tante sagre di prodotti tipici che lo affollano nella bella stagione, oppure esibendo il Minimetrò o il dannoso progetto del Mercato coperto e quello indefinibile della Galleria di Via Mazzini!