Italia Nostra

Data: 13 Ottobre 2015

Il restauro del Ponte palladiano degli Alpini a Bassano del Grappa

Fin dalla sua fondazione Italia Nostra è stata molto attenta alle problematiche dei  restauri  monitorando i progetti  dei lavori di “conservazione” o segnalandone gli eventuali  pericoli, portando avanti così la sua “missione” per la tutela del patrimonio culturale italiano. Vale la pena ricordare che l’Associazione  Italia Nostra nasce per iniziativa di un ristretto gruppo di persone che aveva preso parte attiva anche nella Resistenza, tra loro Giorgio Bassani. La loro finalità era quella di promuovere la democrazia in Italia anche attraverso la tutela del patrimonio artistico e naturale. La più recente messa a punto sul tema è un numero speciale della pubblicazione nazionale organo di stampa e diffusione dell’associazione del giugno 2013 n. 476 (https://www.italianostra.org/wp-content/uploads/4761.pdf)

Da sempre Italia Nostra considera strategica l’educazione e la formazione sui temi del paesaggio, l’ambiente e i beni culturali nella convinzione che solo cosa si conosce si può tutelare e valorizzare.

Conoscenza, patrimonio culturale, paesaggio e ambiente, cittadinanza attiva e responsabile, educazione alla partecipazione, sostenibilità ambientale, equità sociale, sono le parole chiave dei progetti promossi e seguiti da Italia Nostra sia a livello nazionale che locale di Sezione.

Il Codice dei beni culturali e del paesaggio afferma che con il termine restauros’intende: “l’intervento diretto sul bene, attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale e al recupero del bene  medesimo, della protezione e trasmissione dei suoi valori culturali”. Ma princìpi e tecniche dei restauri sono cambiati nel tempo e le scuole di pensiero si sono  evolute  attorno ad uno storico dibattito, a volte con pareri opposti, dal “restauro filologico” (Camillo Boito 1883, prima carta del restauro), al “dov’era e com’era” (Grimani , Sindaco di Venezia per la ricostruzione del campanile di San Marco crollato, 1902). C’è un confine  difficile fra restauro e conservazione specialmente quando i problemi tecnico-strutturali  suggeriscono un aggiornamento, o avvicendamento, delle tecnologie da utilizzare per meglio operare. Non ci sembrano assolutamente passati di moda le tre convinzioni che Marco Vitruvio Pollione ci ha consegnato nel suo De Architectura (15 aC.): firmitas (solidità), utilitas (funzione), venustas (bellezza).

Grandi nomi della scultura nel passato, da Michelangelo a Bernini, si sono cimentati nell’integrazione dei marmi classici, che, ai loro occhi, offrivano una palestra formidabile per comprendere il linguaggio dell’arte classica. Per secoli i marmi usciti frammentari dalle vigne romane sono stati oggetto di questi processi di ricomposizione grazie ai quali ritrovavano quell’integrità formale considerata essenziale per il godimento dell’opera. Non solo la figura doveva recuperare la sua completezza, ma persino l’omogeneità della cromia dei marmi era oggetto della massima attenzione. Ove possibile, infatti, si realizzavano integrazioni con la stessa varietà di marmo del pezzo antico. Oggi le nuove tecniche 3D offrono,  ad esempio per il lavori del Canova, una occasione per cimentarsi in ardite  e “futuristiche” ricostruzioni   in cui il confronto con le copie dell’artista o con la  documentazione storico-archivistica sono la base di un lavoro filologico molto prezioso.

Restituzione della memoria potrebbe essere uno slogan ma vuole invece richiamare  la consapevolezza per il restauro ed il recupero del patrimonio  di un monumento o di un’opera d’arte. La conoscenza e la conservazione sono essi stessi già innovazione sia nell’uso dell’artigianato quanto nell’uso e nell’evoluzione di strumenti e di tecnologie per l’analisi. In questo senso è preciso il richiamo  alla Carta di Venezia del 1964 e al  Decreto Lgs 42/ 2004 , meglio conosciuto come Codice dei Beni Culturali  e paesaggistici.

Nei giorni scorsi è stato possibile conoscere – almeno in parte, in una presentazione pubblica –  il progetto preliminare del restauro del Ponte palladiano degli Alpini. Consideriamo anche che il ponte è giunto fino ai nostri giorni nella versione del 1821, con piccole modifiche, ad opera di Angelo Casarotti. Sono note le proposte di una dichiarazione ufficiale di Monumento Nazionale ma va ricordato che il Ponte è già un bene tutelato dalla legge del 1 giugno 1939 (Legge Bottai).

Italia Nostra sulla base degli elementi oggi a disposizione sottolinea che il Paese non ha bisogno di interventi spettacolari, come già accaduto recentemente per altri importanti restauri, ma che la comunità venga coinvolta nelle linee guida delle decisioni senza invece che queste siano calate dall’alto o declinate dal protagonismo  di qualche archistar. In primis va salvaguardata la sicurezza e la stabilità dell’opera, del suo cantiere e delle maestranze coinvolte sia  in relazione alla complessità prevista nei lavori che per la delicatezza dell’ambiente-fiume nell’alveo della Brenta in  previsione di una stagione difficile dal punto di vista idraulico.Non va dimenticato che dobbiamo  al patto uomo-natura se il paesaggio in cui il Ponte si inserisce  è rimasto un unicum nel tempo  contribuendo non solo  ad essere riconosciuto come una icona intatta del meraviglioso territorio  veneto ma  anche  la base identitaria della  comunità che ci vive.

Italia Nostra invita a considerare che…

  • La progettazione deve essere rispondente alla esigenze della tutela ambientale e dei beni culturali;
  • Restauro, Risanamento, Conservazione sono concetti culturali che  non vanno mai dimenticati;
  • La progettazione del restauro operi  secondo una corretta  metodologia  articolata  su  fasi: Analisi – Progetto –  Verifica  e  anche piani  di  futura  manutenzione dell’opera;
  • Siano  scientifici  e appropriati: ricerca bibliografica, archivistica, rilievi  plani-altimetrici, disegni dal vero, documentazione fotografica, analisi costruttive e dei materiali, precisa ricerca storica sull’epoca di costruzione del  Ponte, sugli autori, sulla complessa  successione dei restauri sino ai giorni  nostri, sulla conoscenza della documentazione e con la consultazione di chi ha già operato negli anni scorsi per i restauri del Ponte;
  • La progettazione del restauro deve offrire soluzioni con funzioni specifiche;
  • Bisogna ottenere il contributo di tutti i settori tecnici per il restauro: analisi e diagnosi del dissesto, interventi di consolidamento;
  • Particolare attenzione sia  destinata al colore finale dei legni di tutto il Ponte;
  • Criteri ispiratori siano  la conservazione della materia storicizzata, l’attenzione alle nuove integrazioni e addizioni, il rispetto  dell’assetto statico-strutturale storicizzato a partire dagli elementi di legno  strutturali (pali di  fondazione, stilate, colonne, ecc.) sino  agli elementi decorativi;

Italia Nostra sottolinea infine la necessità di un continuo, appropriato e pubblico  interscambio  delle informazioni  disponibili  alla popolazione e a tutti i soggetti portatori di interessi, mettendo all’Urban Center una esposizione permanente dei documenti dei progetti di restauro del Ponte.

 

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